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GLI ANTEFATTI (fino al 1907)

La Lettura Novembre 1905

I villini a buon mercato

Questo articolo, ripreso da una rivista inglese, rende in modo completo non solo le ragioni che stanno alla base delle iniziative per le città giardino e le loro modalità realizzative, ma anche il clima culturale all'intero del quale queste idee nascono e maturano. Semplici ma efficacissimi dal punto di vista della comunicazione, forse più ancora del testo, i disegni di cui le pagine dell'articolo sono arricchite.

Milanino é nata da lì.

Il Nostro Giornale n. 127 Marzo 1906

Le città giardino.

Presentando i due libri di George Benôit Lévy, segretario della Association des Cité-Jardins di Parigi, sulle città-giardino in Inghilterra ed in America, G. Pacini ne sintetizza lo spirito. Nelle moderne città industriali ci sono molte opportunità per istruirsi, per lavorare, per svagarsi… Però gli ambienti affollati e malsani, privi di luce e aria, sono causa di gravissimi danni soprattutto per le classi operaie. La campagna, al contrario, allontana l’uomo dalla civiltà, però offre aria, luce, spazio in un ambiente sano ed igienico “al cospetto del sublime spettacolo della natura”. La città-giardino è la soluzione moderna a questo dilemma “fabbricando la città in un giardino, facendo sì che ogni casa, ogni officina sia circondata da giardini ed ogni gruppo di case sia isolato nel mezzo di un parco, per modo che, senza uscire dalla città, si possano godere tutti i vantaggi della campagna”. Augurandosi che anche in Italia molti privati e soprattutto industriali (perché è di villaggi operai che c’è più bisogno) seguano gli esempi di Dayton, Leclaire, Aurora, Ludlow e dei villaggi inglesi, descritti nei libri suddetti, l’autore si lascia andare a “pensare a quelle belle, comode casette circondate da piante di fiori, da parchi ombrosi, a quelle officine perdute in mezzo al verde, ariose, pulite, sane e fatte veramente per la rigenerazione di tanti e tanti infelici aspettanti un’aurora di felicità meritata e sempre attesa, perché … riteniamo che dalla fondazione di una città-giardino sorgerebbe tutta una civiltà nuova e migliore e più giusta”.

Più avanti nel giornale, nella sezione CRONACA, si riferisce di una visita di George Benôit Lévy a Milano lo scorso Febbraio. Nel corso di una risuscita conferenza organizzata dalla U.C. e dall’Università Popolare, con l’ausilio di proiezioni di immagini, propugnò “anche da noi l’idea degnissima” delle città-giardino.

Il Nostro Giornale n.127 Marzo 1906

Giorgio Benoit-Lévy a Milano

George Benoit-Lévy, segretario della Associazione Francese delle Città-Giardino, in una applaudita proiezione presso l'UnioceCooperativa promuove il movimento per le Città Giardino

La Lettura Marzo 1906

Il sogno dei Cottages in campagna

Riprodotto da Pearson’s Magazine, l’articolo racconta, con linguaggio poeticamente ingenuo, quanto sia bella e salutare la vita in campagna, purché si tratti di un villaggio e non di fattorie isolate, e non sia troppo distante dalla città, quotidianamente raggiungibile per il lavoro. “L’amore in una capanna. Ecco le poche parole che stanno incise nel cuore di mille e mille lavoratori della città. Ed essi vedono già coll’occhio di fantasia un cottage coperto di rosso posto in mezzo ad un giardino, con un piccolo prato, con stanze soleggiate, tutte piene di fragranza dei fieni di giugno, con bei fiori, con bambini che giocano, con pometi…”

Il Nostro Giornale n. 129 Maggio 1906

Il problema delle abitazioni

Luigi Buffoli spiega e pubblicizza la sua iniziativa tesa a coinvolgere la Banca Popolare di Milano nel settore dell’edilizia popolare. Per il problema del rincaro degli affitti non c’è che una soluzione “buttare sul mercato un numero sufficiente d’abitazioni”. Gli operatori al momento sul mercato (la Cooperativa Case ed Alloggi, la Società Edificatrice di Case per Operai, la Società Edificatrice di Abitazioni Operaie, l’Umanitaria, il comune stesso con le sue case popolari) non potranno mai mettere in campo gli enormi capitali necessari per realizzare un effettivo calmiere degli affitti. L’iniziativa privata, di solito non è interessata a questo tipo di edilizia e, quando lo fosse, le sue proposte non sono condivisibili. Si veda esempio il grande quartiere operaio in costruzione in Via Cenisio da parte della Sig.ra Celesia: si tratta di 7000 locali, con affitti per ora interessanti, ma gli alloggi saranno in gran parte disponibili solo fra anni e l’affitto sarà ancora quello? Inoltre non rispettano gli standard minimi dell’edilizia moderna: prevedono, infatti, una sola latrina comune ogni tre alloggi. La Banca Popolare può impegnare da subito almeno un milione di lire facendosi promotrice di una società anonima di natura cooperativa dedicata alla costruzione di case popolari. Non avrà certo problemi a finanziare anche in futuro questa attività se si pensa che oggi  (dati 1905) realizza utili, a giudizio di Buffoli, “veramente eccessivi”  (14,4% sul capitale versato con azioni che circolano sul mercato al doppio del loro valore nominale) ed incompatibili con la natura cooperativa della Banca, che dovrebbe distribuire ai suoi clienti gli utili oltre il 5%. Per sostenere la sua iniziativa, Buffoli cerca adesioni per convocare un’assemblea straordinaria dei soci della Banca in modo da deliberare le necessarie modifiche statutarie.

Due anni dopo la Banca Popolare di Milano sarà tra i soci fondatori dell’Istituto per le Case Popolari ed Economiche.

Il Nostro Giornale n. 135 Novembre 1906

Il villaggio cooperativo di Woolwich

di George Benôit Lévy.

Costruito dalla Royal Arsenal Society, una cooperativa di oltre 26 mila soci con un fatturato di oltre 13 milioni di lire, il villaggio si trova ad una mezz’ora dal centro di Londra. Nacque nel 1886 su un’area di 22 ettari come fattoria di produzione agricola (verdure, volatili, bestiame) per gli spacci della cooperativa. A causa degli scarsi risultati, l’area fu successivamente frazionata in orti singoli da 400 mq assegnati a singoli soci. L’edificazione di casette economiche iniziò nel 1900, su un terreno acquistato allo scopo; ad oggi “le casette proprie ed eleganti, su strade spaziose e ben aerate” sono ben 593 di dimensioni (e prezzo) variabili dai 4 agli 8 locali, abitate da 26.000 persone di cui circa 10.000 lavorano all’arsenale. Sono cedute in concessione ad un prezzo relativamente basso (dalle 5.000 L. alle 10.000 L. per le più grandi) però la società si riserva il diritto di riaverle dopo 99 anni. L’assegnatario deve anticipare solo il 10% del prezzo, il resto è coperto con un mutuo concesso per i 2/3 al 4% da una società di costruzione convenzionata e per la quota residua dalla cooperativa stessa al 5%. Se si considera che l’assegnatario deve anche pagare le tasse annuali (equivalenti a circa il 37% del valore locativo della casa) le cifre in gioco sembrano poco adatte agli operai. A parziale giustificazione, il fatto che la cooperativa cede le case anche ai non soci, che la società costruttrice non è una cooperativa e soprattutto che i salari dell’arsenale sono più elevati della media. Quote importanti sono invece investite dalla Società nell’educazione e nella diffusione dell’idea cooperativa (conferenze, concerti, biblioteche, società sportive e corali, corsi di formazione, feste e svaghi, …) allo scopo “di avvicinar fra loro i propri membri, di apprender loro i principi del movimento e di promuovere una più forte unione sociale fra essi”.

Il Nostro Giornale n. 140 Aprile 1907

Per le case - Relazione di L. Buffoli all'assemblea dell'Unione Cooperativa

Nella relazione del Consiglio di Amministrazione (datata 12 aprile 1907) per la prossima Assemblea di bilancio, Buffoli formalizza esplicitamente la proposta di avviare la costruzione di case per i soci come previsto dallo Statuto, ma finora non attuato. Sarebbe un modo degno di festeggiare il ventennale della Cooperativa, portandola ad esercitare la sua funzione di potente calmiere dei prezzi anche sul mercato delle case. Dal punto di vista finanziario, visto che le spese per la nuova sede di Via Meravigli sono quasi del tutto pagate, non sarà un problema ottenere mutui, emettere obbligazioni o buoni fruttiferi oppure avviare qualche altra operazione finanziaria. L’importante, per ora, è l’idea, e cioè dar vita ad un quartiere di case tutte appartenenti all’Unione Cooperativa, quartiere che dovrebbe sorgere presso uno dei più vicini e sani comuni che stanno attorno a Milano, e che a Milano son già congiunti o facilmente congiungibili, con qualche linea ferroviaria o tramviaria…. Quando, per andare e venire dalla propria casa, già si usa prendere il tram, tanto vale restarvi 5 o 10  minuti in più, pagando 5 o 10 centesimi in più. Basterà il risparmio sul costo della verdura a compensare tale spesa. L’Unione Cooperativa, presso il proprio quartiere, oltre ad un’ortaglia, potrebbe avere una vaccheria che fornisca latte puro a buon mercato, poi una lavanderia ed altri servizi contribuenti all’economia ed all’igiene domestica. Nel quartiere, naturalmente, si impianterebbe anche una succursale del ramo alimentare.

Pur senza presentare per ora progetti concreti, chiede all’Assemblea di autorizzare, sulla fiducia, il consiglio ad avviare l’impresa fino ad un importo di 1 milione di lire scegliendo la località più opportuna. Chiude sottolineando come l’investimento immobiliare è sempre stato redditizio e lo sarà anche in futuro.

Il Nostro Giornale n. 141 Maggio 1907

Il Battesimo di Milanino

Sulla prima pagina del numero di questo mese compare, per la prima volta, il nome ed il logo del nuovo quartiere dell’Unione Cooperativa.

Deve sorgere! ed in tale speranza già gli diamo il nome. Esso, da oggi, servirà di titolo agli articoli coi quali terremo informati i soci sul procedere del lavoro che si fa per creare l’ideato quartiere dei cooperatori.

Il Nostro Giornale n. 141 Maggio 1907

La sostenibilità finanziaria dell'impresa

Il giornale pubblica in prima pagina la lettera del dott. E. Bassi che dice di essersi astenuto nella votazione alla Assemblea che ha approvato l’avvio della costruzione delle case per i soci, e con lui molti altri, perché a suo avviso l’iniziativa è finanziariamente molto rischiosa. Non avendo l’Unione mezzi propri sufficienti, per finanziare l’impresa, sarà costretta a raccogliere il denaro sul mercato ad un tasso non inferiore al 5%, quando l’esperienza dell’Umanitaria e del Municipio insegna che essi non ricavano più del 3,5% dagli affitti, pur avendo costruito insieme case grandi e piccoli villini per contenere i costi di costruzione. Mette in guardia la Cooperativa dal non ripetere l’errore della Filiale di Berlino che, decisa in un clima di grande entusiasmo, per anni ha accumulato solo perdite. Buffoli risponde e ancora una volta tranquillizza citando dati, cifre e percentuali sia circa la solidità finanziaria dell’Unione, sia circa l’esperienza delle cooperative inglesi e tedesche, anch’esse protagoniste sul mercato immobiliare grazie ad investimenti finanziati con il ricorso al credito. A proposito della presunta scarsa rendita degli affitti, “l’Unione Cooperativa non può né deve seguire il Comune o l’Umanitaria nella loro opera di generosità. L’unione Cooperativa può e deve compiere opera di equità contribuendo a frenare la speculazione che continua a rialzare i prezzi d’affitto delle case vecchie, facendo sì che esse rendano assai più di quanto sarebbe giusto”. L’Unione stabilirà la base di fissazione dei prezzi di affitto a non meno del 4% da assegnare al capitale “ritenendo che così si potrà dare ogni locale ad un prezzo conveniente, in confronto a quanto si paga nelle case nuove”. Se anche i soci volessero mantenere una rendita del 5% l’anno sul capitale, la differenza (10.000 lire sul milione che verrà investito) potrà essere facilmente colmata a scapito della quota da restituire ai consumatori “in una proporzione insensibile”.

Buffoli informa infine che l’iniziativa dell’Unione ha già avuto una vasta eco, sono pervenute una grande quantità di offerte di terreni, incoraggianti i giudizi espressi pubblicamente dal sindaco di Milano, il Senatore Ponti, e dalla stampa cittadina, e privatamente da tanti eminenti personalità e semplici cittadini. Tutto ciò non fa che confermare la bontà del progetto.

Il Nostro Giornale n. 141 Maggio 1907

L'assemblea dell'Unione Cooperativa approva l'investimento per Milanino

L’assemblea approva all’unanimità la proposta del Consiglio di destinare un milione di lire per realizzare la costruzione di alloggi per i soci. Diversi soci espressero il timore che lasciare la città di Milano, per venire ad abitare a Milanino, avrebbe fatto perdere la possibilità di accedere ad alcuni servizi come l’iscrizione gratuita per i propri figli a scuole molto qualificate, la possibilità di concorrere per le borse di studio, … Gli impiegati pubblici, una categoria molto rappresentata tra i soci dell’Unione, domandavano come conciliare l’iniziativa con l’obbligo, per loro, di risiedere nel comune di Milano. Buffoli tranquillizza tutti assicurando che sarà possibile ottenere dal comune di Milano che “il nuovo quartiere sia considerato come aggregato alla città; basterà, all’uopo, presentar bene la questione”.  Circa il problema della distanza dalla città, ai soci che temono di non potersi allontanare per non trascurare i propri interessi in città, Buffoli spiega che bisogna spingersi “ove non sia arrivata la speculazione dei terreni”. Il risparmio così ottenuto consentirà la realizzazione dei servizi quali “l’ortaglia, la vaccheria, la lavanderia”. Le spese di trasporto quotidiano saranno ampiamente compensate dai risparmi sul prezzo della verdura e della frutta, “saliti a cifre enormi”, e sul prezzo del latte. Qualcuno chiede che le case restino sempre di proprietà dell’U.C. e che non siano cedute per lucro, che nel calcolo degli affitti si considerino anche le condizioni dell’inquilino, che gli utili non siano distribuiti ma usati a vantaggio di altre istituzioni simili, in modo che l’iniziativa mantenga il suo carattere altamente morale. Altri chiedono che, oltre alla città-giardino, si costruiscano anche case in città per chi non può allontanarsene.

Ecco l’ordine del giorno approvato, l’atto di nascita del Milanino:

L'Assemblea, mentre approva, plaudendo, la proposta di mas­sima del Consiglio di festeggiare il ventennio di vita sociale iniziando il programma di costruir case da affittare ai soci, e fa voti che tale programma sia largamente applicato,dà, anche ai sensi e per gli effetti degli articoli 10 e 41 penultimo capoverso dello Statuto sociale, ogni più ampio mandato ed autorizzazione al Consiglio stesso, e per lui al suo presidente, perché, entro un limite d'impegno di non oltre un milione, attui questo progetto, compia ogni più opportuna operazione al riguardo, ivi compresi la compera, la vendita e la permuta di ter­reni, il consentir istruzioni e surroghe ipotecarie, il rinunciare a ipo­teche legali, sollevando in ogni caso il Conservatore delle ipoteche da qualunque responsabilità al riguardo, ecc., e procuri finalmente i mezzi all'uopo necessari, sia contraendo mutui in quelle miglior forma che il Consiglio sarà per deliberare, sia facendo quella qualsiasi altra operazione finanziaria che fosse per dimostrarsi più opportuna, pur­ché non porti impegno superiore alla predetta cifra di non oltre un milione.

Il Nostro Giornale n. 142 Giugno 1907

Milanino - il progetto sarà più impegnativo

Luigi Buffoli dettaglia il suo progetto per il Milanino. Per dare una risposta significativa al problema della abitazione per gli impiegati, i professionisti, i commercianti ed altri, l’Unione Cooperativa deve fare “assai di più di quanto si farebbe col milioncino votato”. Nascerà tra breve a Milano l’Istituto per le Case Popolari, che anche se non utilizza più la dicitura del passato delle Case Operaie, non favorirà certo il ceto impiegatizio. Infatti la legge del 1903 sulle case popolari prevede che esse siano affittate solo a persone con entrate complessive non superiori a L. 3500 annue. Anche se questo può non essere un problema per un giovane impiegato o professionista, lo diventerà dopo qualche anno, quando avrà migliorata la sua condizione economica ma, ciò malgrado, vivrà più stentatamente di prima dovendo sopportare maggiori spese per far proseguire negli studi i figli. L’Unione Cooperativa deve quindi pensare da sé ai bisogni della categoria di persone da cui è costituita.

Con l’abituale, puntigliosa profusione di dati, cifre e conteggi, Buffoli spiega come l’acquisto di almeno un milione di mq al costo massimo di una lira al mq, sia la soglia minima, affinché il progetto possa essere efficace. Per iniziare la costruzione delle abitazioni bisognerà poi trovare almeno un secondo milione. A questo scopo, l’Unione si fa promotrice di una nuova società anonima di tipo cooperativo con un capitale iniziale di 2 milioni, sottoscrivendo le prime 10.000 azioni da 100 lire ed invitando tutti i soci e tutti gli Enti, Associazioni o Istituti interessati a sottoscrivere il restante 50%. La società potrà costruire ed affittare ai propri soci ed anche rivendere i terreni, con onesto guadagno. Favorire il trasferimento delle famiglie senza figli in età scolare può aiutare ad esempio a superare l’impasse iniziale per cui i residenti in città potrebbero non scegliere Milanino perché mancano i servizi, per realizzare i quali (trasporti e scuole, ad esempio) ci vuole tempo ed è tanto più difficile quanti meno sono gli abitanti. E’ quindi ufficialmente aperta la sottoscrizione delle azioni della società anonima proposta.

Corriere della Sera 24 Giugno 1907

Milanino

Il progetto di Buffoli per il Milanino trova eco anche sul Corriere della Sera. L’articolo riprende i temi della relazione di Buffoli all’Assemblea dell’Unione Cooperativa e degli articoli in pubblicazione su Il Nostro Giornale, l’organo della Cooperativa. Dopo lunghe citazioni (tra virgolette) l’articolo conclude con l’invito alla sottoscrizione per la società che materialmente costruirà Milanino. “Come si vede, l’idea nuova ed ardita sta già facendo la sua strada”.

Il Nostro Giornale n. 143 Luglio 1907

Milanino - altri dettagli sul progetto

Nel terzo articolo sul progetto Milanino, Luigi Buffoli informa che i sottoscrittori, a tutto il 22 luglio, sono stati soltanto 448 (sui 13.500 soci dell’U.C.) per un totale di 260.500 lire. E’ meno del previsto, anche se le cause possono essere diverse (il poco tempo, il periodo estivo nel quale molti sono fuori Milano, ecc…); è positivo però che tra i sottoscrittori ci siano tutti i componenti della Giunta Municipale, parecchi Consiglieri Comunali, alcuni Deputati, il capo dell’Ufficio Tecnico con altri ingegneri, il Medico dell’Ufficio di Igiene, e molte altre personalità. Inoltre l’Unione garantisce un rendimento del 5% quando altri prospettano l’8%, il 10 o anche il 15%, però con il potenziale inganno di pericolosi giochi di borsa, mentre la rendita immobiliare è sicura, data la grande scarsità di case sul mercato. Circa la scelta della località dove realizzare il Milanino, questo sarà uno dei compiti della nuova società appena essa sarà costituita. E ciò avverrà quando sarà stato sottoscritto il capitale necessario [il secondo milione, oltre al primo che l’U.C. ha stanziato]. Per guadagnare tempo il Consiglio dell’Unione Cooperativa comincia a raccogliere dati e verificare le numerose offerte pervenute, soprattutto dal punto di vista della realizzazione dei servizi, quali i mezzi di trasporto, l’illuminazione, il riscaldamento, la fornitura e la qualità dell’acqua, la fognatura. La zona di interesse è comunque già stata individuata e rappresentata in un diagramma che definisce una corona circolare a Nord di Milano con un raggio da 5 a 15 km dal centro. In direzione Nord, Niguarda è poco oltre i 5 Km, Cusano è al limite dei 10 Km, Nova Milanese al limite dei 15 Km. Da Est a Ovest la zona utile va da Rho e Arese fino a Brugherio e Cologno. Secondo il Buffoli “più si andrà lontano e più converrà, igienicamente ed economicamente”. Il limite è fissato a 15 km, “lontananza forte per quei fedelissimi amici della Madonnina del Duomo, i quali temono che riesca disastroso ogni distacco da essa”.

Corriere della Sera 10 Luglio 1907

Per il Milanino

Luigi Buffoli coinvolge il Corriere (il direttori, i redattori, perfino i lettori) nel suo progetto per il Milanino. Un breve articolo ricorda “a tutti coloro a cui sta a cuore l’importantissimo problema delle case” di contribuire “a far sorgere il Milanino” mediante al sottoscrizione di quote della società che procederà alla sua costruzione.

Il Nostro Giornale n. 143 Luglio 1907

La Città Giardino - nuova proiezione promozionale

Continua la sensibilizzazione dei soci e del pubblico sul movimento delle Città Giardino. Grazie alla disponibilità di nuove fotografie delle realizzazioni inglesi, francesi, tedesche ed americane si organizza un nuovo ciclo di proiezioni sul tema. Tutti sono invitati.

Corriere della Sera 25 Luglio 1907

La propaganda pro Milanino

Un breve articolo riferisce della proiezione di fotografie sulle Città Giardino avvenuta la sera prima presso la sede dell’Unione Cooperativa in via Meravigli. L’evento si ripeterà nelle prossime serate, mentre continua la sottoscrizione delle azioni della società che costruirà Milanino.

La Cooperazione Italiana 3 Agosto 1907

Le grandi iniziative della cooperazione - Il futuro Milanino

Riportando la notizia della recente proiezione di diapositive, l'articolo riferisce della decisione dell'Unione Cooperativa di "gettare le basi di una grande Cooperativa per la costruzione di case moderne ed economiche" a Milanino, "una nuova piccola Milano, tutta fiori e luce, ... dove i nostri bimbi potrebbero respirare l'aria pura che loro manca nelle polverose vie del centro". "La geniale iniziativa merita tutte le simpatie dei buoni - e specialmente dei previdenti e dei cooperatori - all'attenzione di quali la raccomandiamo vivamente". 

Corriere della Sera 10 e 17 Agosto 1907

Il Congresso delle case popolari a Londra

In due corrispondenze da Londra, datate 7 e 15 agosto, Luigi Buffoli riferisce della sua partecipazione al Congresso. Tra i 600 partecipanti per l’Italia ci sono rappresentanti del Governo, dell’Istituto per le case popolari di Roma, del Comune di Milano e di altre Cooperative Milanesi.

Il tema, ampiamente condiviso dai partecipanti, è introdotto da un ministro inglese che sostiene “la necessità di rivolgere gli sforzi a combattere il fenomeno dell’urbanismo, costruendo abitazioni salubri a buon mercato lungi da grandi centri, a questi congiungendole con un frequente e sollecito mezzo di trasporto”.

I congressisti inglesi riportano i risultati positivi delle Città-Giardino di Letchworth, Bourneville e Port Sunlight, tutte costruite con casette isolate, abitate da una o due famiglie. Altri invece sostengono la superiorità “in linea tecnica e finanziaria … delle case a più piani, con parecchi appartamenti di due o tre locali ciascuno”.  I rappresentanti milanesi, viste le “belle e solide costruzioni” realizzate a Milano dal Comune, dall’Umanitaria, dalle Cooperative, hanno qualche dubbio sulle casette, che da noi non potrebbero essere così economiche come in Inghilterra “date le diverse condizioni di clima e le diverse abitudini delle nostre classi popolari”.

Buffoli ricorda infine la relazione di un congressista neozelandese circa i severissimi interventi del governo per sconfiggere la speculazione edilizia in tema di case popolari. “Così, disse il congressista, noi non abbiamo i milionari che raccolsero le loro ricchezze dalla lamentata speculazione”.

Nel secondo articolo Buffoli riferisce brevemente delle visite alle Città Girdino di Letchworth, Port Sunlight, Sheffield, Bourneville ed i nuovi quartieri operai di Sheffiled, Manchester, Liverpool. Di tutto ciò racconterà più diffusamente nell'articolo de La Lettura, ottobre 2017 (vedi qui sotto).

Il Nostro Giornale n. 144-145 Agosto-Settembre 1907

I mali dell'urbanismo

Nella sezione medica Il Dottore di Casa un articolo illustra i mali dell’urbanizzazione eccessiva (urbanismo, come si diceva allora) ai quali il Milanino, proposto e sostenuto dal Buffoli, può rappresentare una soluzione. Tra le cause di questo fenomeno, oltre al diffondersi dell’industrializzazione, l’articolo sottolinea anche i migliori mezzi di comunicazione (una volta “solo i ricchi potevano viaggiare e cercare nelle grandi città piaceri, onori, altre ricchezze. Oggi con poca spesa, grandi masse di popolazione vi possono accorrere da grandi distanze, portandovi braccia e cercandovi guadagni che non trovano nei villaggi”), la presenza in città di ospedali ed istituzioni filantropiche che “attirano i miseri dalle campagne”, le scuole “che attraggono la gioventù per l’istruzione”, la crescita delle istituzioni militari e burocratiche che concentrano in città masse di militari ed impiegati. Le differenze sociali in città diventano barriere insormontabili che creano società distinte. A distanza di poche vie si passa “da uno stato di civiltà ad un altro, dagli eccessi di ricercatezza alla barbarie, dalle dimore dell’intelligenza a quelle dell’ignoranza brutale. In vicinanza delle case splendide vi sono i covili dell’orribile miseria, del delitto spensierato, dell’intemperanza, della dissolutezza, della rovina della giovinezza imprudente. Queste società distinte non si conoscono, i beni ammucchiati in poche mani scavano un abisso tra le diverse condizioni.”

Purtroppo il problema continuerà: “fino a quando non saranno migliorate le condizioni dei lavoratori della terra, non si arriverà all'in­dustrializzazione dell'agricoltura, non si creeranno le città giardino, non si organizzeranno su larga scala i treni ope­rai, non si accumuleranno più su piccolo spazio i grandi opifici, non si porteranno i benefici delle città a contatto dei contadini, si sospingerà fatalmente i miserabili verso le città mostruose che solo oggi danno loro il miraggio del pane”. Ed allora che fare “essendo contrario ad ogni idea di giustizia e di libertà il far tornare i contadini alla gleba maledetta d'un tempo”? La risposta è ovvia: cominciando dal poco, ad esempio aiutando Buffoli nella sua generosa iniziativa del Milanino “che è lotta contro l’urbanismo, pel bene di tanti che soffrono negli immensi falansteri moderni, e vogliono non il chiuso di case che si aggiungono a case ma – dopo il lavoro nella città sonante – il ritorno alla vita fra un poco di verde e di aria libera”.

Il Nostro Giornale n. 144-145 Agosto-Settembre 1907

Sottoscrizioni per il Milanino

Continua con ritmo soddisfacente la sottoscrizione per la nuova società che dovrà edificare il Milanino. A metà settembre si è arrivati a L. 460.000, quasi alla metà del milione programmato. Entro l’anno raggiungeremo senz’altro il milione programmato. Buffoli informa che ad agosto è stato a Londra al congresso internazionale sulle Città Giardino ed ha avuto modo di visitarne diverse “per studiare quanto più possibile il problema delle abitazioni”.  Riferirà dettagliatamente sul prossimo numero.

La Lettura Ottobre 1907

Le Città a Giardini e Milanino

In un lungo articolo, corredato da molte fotografie, Luigi Buffoli racconta del suo viaggio-studio in Inghilterra con una delegazione di cui facevano parte un incaricato del Governo ed uno del Comune di Milano, oltre a rappresentanti di Enti e Cooperative interessate alle case popolari. Ha partecipato all’8° “Congresso Internazionale sulle case economiche” di Londra e visitato le città giardino di Letchworth, Hampstead, Port Sunlight, Bournville ed un sobborgo-giardino di Sheffield. Buffoli fu molto colpito dall’abbondanza di giardini, dalla varietà delle alberature, dai tracciati stradali ampi e sinuosi, dalle casette immerse nel verde, dai progressi igienici che si manifestavano in questi luoghi rispetto alle grandi città. Il modello della città giardino, grazie agli insuperati pregi igienici e morali della casetta unifamiliare, isolata o a schiera, con giardino e orto, si conferma come la soluzione ideale per migliorare le condizioni dell’insediamento urbano. Esso è particolarmente indicato per la classe media, costituita da impiegati, professionisti, piccoli commercianti, tutti rappresentanti

“di quella borghesia lavoratrice che costituisce la maggior forza della nostra città, nella quale la famiglia conserva le sue pure tradizioni, di solidità e semplicità severa. Per questa classe che certamente non merita minori cure della classe operaia, perché di essa non meno economicamente disagiata, non era il caso di pensare a quelle enormi caserme che si chiamano da noi case popolari mentre era certo che avrebbe saputo apprezzare un’impresa che le avrebbe reso possibile di godere di una casetta per la famiglia in mezzo a quelle dolcezze della natura tanto desiderata”.

Tra le opzioni possibili, viene scartato l’esempio del villaggio di Lecthworth, a 56 km da Londra, un quartiere con pretese di autosufficienza economica, ritenuto un’impresa troppo complessa e dalle prospettive incerte. Più rispondente agli scopi del Milanino è l’esempio di Hampstead, un sobborgo residenziale subito fuori città per gente che continua a gravitare sulla città per i propri interessi ed affari. Hampstead, uno dei distretti di Londra, dista dalla City un’ora e mezza di omnibus o mezz’ora di treno:

”In questo sobborgo giardino non vi sono stabilimenti industriali, vi si gode la tranquillità, la purezza dell’aria, la visione degli alberi e dei fiori, il senso di benessere ed il riposo che prolunga la vita; preservandola anche dai pericoli che corre quando la si passa costantemente ove ferve il movimento, ove l’aria è impregnata di miasmi, ove la vista non spazia, ove i sensi provano affanno ed ove il lavoro opprime”.

Il Nostro Giornale n. 147  Ottobre 1907

Milanino e le città Giardino

Sul mensile dell'Unione Cooperativa esce lo stesso articolo pubblicato anche su La Lettura di questo mese, con alcune immagini in più e l'invito a sottoscrivere le azioni della società che costruirà Milanino: ecco come si può mettere in atto anche da noi quanto già realizzato in Inghilterra.

Vivere in un ambiente

“comodo, decoroso e pulito - non voglio dire elegante - non è soltanto una necessità igienica, ma una necessità morale e sociale”.

Così L.Buffoli introduce il problema delle abitazioni cui Milanino vuole dare una risposta. L’articolo prosegue con un resoconto del suo viaggio in Inghilterra dell’agosto precedente e, oltre a riferire delle visite alle diverse città giardino, si sofferma anche sul nuovo quartiere operaio di Richmond, a Londra, dove il comune ha costruito casette da 2 a 8 appartamenti, ciascuno con proprio ingresso, cucina, bagno e servizi al piano terra, due o tre camere al piano superiore, giardino ed orto privati. Somme enormi sono spese dalla Contea di Londra per l’edificazione di questi nuovi quartieri che però hanno uno “splendido risultato igienico”: qui la mortalità scende al 15 ‰ , dal 40 ‰ tipico dei vecchi quartieri operai.

Corriere della Sera 20 Dicembre 1907

Le Città a Giardino - Conferenza di Buffoli al Circolo Filologico

Nella conferenza, accompagnata dalla proiezione di immagini, Buffoli racconta della sua recente partecipazione al Congresso di Londra sulle case popolari, da cui, per la soluzione del problema abitativo, emerse l'indicazione di privilegiare la costruzione di “nuovi sobborghi o villaggi, in vicinanza di linee ferroviarie o tramviarie, ricchi di parchi, giardini, ortaglie”. Utilissime le visite alle Città Giardino di Letchworth, Sheffield, Port Sunlight e Bourneville.

Il Nostro Giornale n. 148 Dicembre 1907

Sulle Città a Giardino parlò Buffoli al Circolo Filologico

L'articolo riferisce della conferenza di cui aveva già parlato il Corriere della Sera (vedi qui sopra). Qui però si evidenzia l'esperienza del sobborgo giardino di Hampstead: "Questo quartiere, che é abitato da commercianti, professionisti, impiegati, artisti e operai, é quello che più di ogni altro ... corrisponde alle necessità nostre e si avvicina anche in molti dettagli, a ciò che dovrebbe essere quel Milanino di cui l'Unione Cooperativa si é testé fatta promotrice..."

Il Nostro Giornale n. 148 Dicembre 1907

L'Ing. Beruto per Milanino

Con una lettera l’Ing. Cesare Beruto, già responsabile dell’Ufficio Tecnico Municipale ed estensore del piano regolatore di Milano (nel 1885), aderisce alla Società per il Milanino. Egli plaude all’iniziativa del Buffoli e cita l’esempio di Londra che ha scelto uno sviluppo della città che salvaguardasse il verde ed i giardini. “La vecchia Milano va sacrificando spazi e verde con furia deplorevole. Si fabbrica ogni spazio libero; si fabbrica, per così dire, sulle piante! Da ultimo, per spingere alla fabbricazione, si tassano i terreni edificabili. Londra, a suo tempo, provvide diversamente.”  

Il Beruto riporta quindi la traduzione di un decreto emesso dalla regina Elisabetta nel 1602 che, per ovviare all’eccessivo affollamento del centro con tutti i problemi igienici e di sicurezza conseguenti, vietava ogni nuova costruzione nel raggio di tre miglia dalla città, vietava il frazionamento di abitazioni in piccoli alloggi, sfrattava gli inquilini di alloggi frazionati negli ultimi anni, ordinava la demolizione di tutte le botteghe e magazzini costruiti negli ultimi sette anni, impediva la vendita o l’affitto di tutte le case costruite negli ultimi sette anni e non ancora occupate, ordinava la demolizione di tutte le case al momento in costruzione. Un po’ brutale, commenta il Beruto, però oggi Londra, forse la città più popolosa del mondo, è quella che vanta il minor indice di affollamento. Termina infine promettendo di sottoscrivere in futuro altre azioni della nuova società ”in proporzione a quanti più chilometri Milanino disterà dalla circonvallazione”.

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