top of page

27 agosto 1850

Nasce a Chiari (Brescia) Luigi Buffoli, futuro fondatore del Milanino.

 

25 maggio 1860

Con regio decreto, Giovanni Panizzeni (alcuni riportano il nome Panisseni) è nominato sindaco di Cusano Brianza. Era il farmacista del paese. Il 12 febbraio 1863 un nuovo Regio Decreto lo conferma fino al 1865. Resterà in carica fino al 1867.

 

14 dicembre 1862

Con Regio Decreto, Cusano Brianza cambia nome e diventa Cusano sul Seveso. L’Ansaloni, nel suo “Cenni storici di Cusano Milanino” ricorda come più volte il Prefetto di Monza e perfino il Ministero dell’Interno, con una nota del 19 luglio 1860, avessero sollecitato la municipalità al cambio del nome, dato che veniva facilmente confuso con Cesano o Giussano anch’essi in Brianza.

 

29 marzo 1868

Regio Decreto di nomina di Giuseppe Zucchi a sindaco di Cusano. Ricco possidente, sposato con una Carones, aveva riacquistato tutti i beni della antica famiglia dal fallimento del rag. Acerbi, che tra il 1815 ed 1826 li aveva a sua volta rilevati da varie donne di rami diversi del casato. Il patrimonio era costituito dal Palazzo di Cusano, oltre 180 ha di terreno e diverse case coloniche a Cusano, Cinisello e Paderno. Lo Zucchi aveva già smembrato la proprietà e rivenduto gran parte dei terreni a proprietari diversi, attuando la tipica operazione immobiliare speculativa, evidentemente già in uso allora. L’incarico di sindaco fu riconfermato il 24 marzo 1875 e il 29 dicembre 1878. Restò in carica fino all’inizio del 1883, quando morì.

 

1869

Nell’ambito del programma governativo dell’Italia unitaria di accorpamento dei piccoli comuni, dopo le delibere dei consigli comunali interessati, un Regio Decreto annette i comuni di Cormano e Brusuglio a Cusano sul Seveso. L’unione amministrativa però dura poco: già l’anno dopo Cormano si stacca da Cusano per unirsi a Brusuglio, più simile come estrazione sociale e con cui già condivideva alcuni servizi quali il medico condotto, la levatrice e la scuola elementare. A parte le accuse di brogli durante le votazioni in Consiglio Comunale mosse da Cormano contro Cusano, è curiosa la spiegazione fornita per la scissione e riguarda la eccessiva differenza tra le due realtà: i cusanesi erano ritenuti troppo intraprendenti negli affari e nei commerci, Cusano, con le sue filande ed i suoi bottegai, appariva troppo animata, con un censo ed un estimo troppo elevati, rispetto alla realtà agricola dei suoi vicini. In sintesi Cusano era considerata troppo ricca e quindi bisognava diffidarne!

 

1872

L’ing. Giovanbattista Pirelli apre in via Ponte Seveso a Milano una fabbrica per lavorare la gomma e produrre valvole, cinghie e ruote per biciclette.

Nello stesso anno si verifica il primo sciopero operaio: la protesta era contro i continui rincari e per chiedere aumenti di paga e riduzione dell’orario di lavoro di dieci ore minimo giornaliere.

 

1876

Paolo Santagostino fonda a Niguarda, in fondo a Via Palanzone, il suo calzificio. Alla fine del secolo occupava già alcune centinaia di lavoratori ed era una delle principali aziende della zona, nella quale trovavano occupazione soprattutto le donne dei comuni attorno. Nel corso del 900 cresce con le altre aziende del gruppo (l’Aquila, che produceva telai, e la Condor, che faceva gli aghi) fino a diventare, negli anni 70, un polo di rilevanza internazionale nel comparto meccano-tessile.

 

1877

Nascono le Ferrovie Nord Milano, con lo scopo di costruire e gestire i collegamenti ferroviari nella zona Nord-Ovest di Milano (Novara, Varese, Laveno, Como, Erba). L’Amministrazione di Cusano fece in modo, anche con la sottoscrizione di una quota della Società Ferrovie Nord, di stabilire a Cusano una stazione, che il sindaco di allora, lo Zucchi, avrebbe voluto collocare in corrispondenza del prolungamento di Via Vittorio Emanuele (l’attuale Via Matteotti) per realizzare il quale avrebbe ceduto gratuitamente i terreni. Il progetto di un viale centrale lungo un chilometro, dal Santuario alla Stazione, avrebbe dato lustro al paese, ma non passò: in quel punto infatti il tracciato ferroviario prevedeva una curva. La stazione fu quindi realizzata più a Sud, in fondo all’attuale via Italia, ancora più vicina a quella di Cormano e, curiosamente, allora in territorio di Cormano.

 

1878

Su iniziativa del sindaco Zucchi, si costruisce a Cusano in nuovo Palazzo Comunale, in Via Italia 2. C’erano anche aule scolastiche e, dal 900, l’abitazione del Segretario Comunale (Ansaloni), la cui moglie era la maestra elementare.  Prima di allora la sede comunale era un locale in affitto a Palazzo Carones.

 

maggio 1878

Si costituisce la Società Anonima Nazionale per la tramvia Milano-Desio-Seregno. A capitale italiano, in concorrenza con le società estere, prevalentemente belghe ed inglesi che all’epoca erano depositarie della tecnologia di queste ferrovie urbane, propone un tracciato che esce dalla città in direzione Nord a partire da Porta Tenaglia. Alla ricerca di finanziatori e forse non sufficientemente appoggiata in Provincia ed al Ministero, finisce per essere scavalcata pochi mesi dopo da una società inglese che si aggiudica la concessione.

 

31 dicembre 1879

Le Ferrovie Nord inaugurano la linea ferroviaria tra Milano e Meda, il primo tratto della linea Milano-Erba. La linea collega Cusano con Milano e con i paesi vicini in direzione Nord-Sud. Leggiamo come Luigi Barbera descrive il viaggio inaugurale sul Corriere:

“Si correva, si correva come sopra un lago, senza scosse e senza fragori. La strada è tagliata in luoghi amenissimi. Il paesaggio è uno dei più belli della Lombardia”

 

10 settembre 1881

La “Tramways & General Works Company” (che già gestiva la linea a vapore Lodi-Crema-Soncino) inaugura la linea tramviaria a vapore da Milano a Seregno e Giussano, in totale 24,8 km. A Milano il capolinea era a Porta Volta. La concessione per la costruzione e l’esercizio della linea risaliva al 28 novembre 1878. Ma il grave ritardo nell’inizio dei lavori suscitò un grosso malcontento, alimentato ad arte dalla stampa, che premeva per la revoca della concessione, a favore della società italiana concorrente.

La diramazione per Carate Brianza (3 km) entrerà in servizio l' 8 agosto 1886. Nello stesso anno subentra nel controllo un’ altra società di Londra  “The Lombardy Road Railways Company Ltd”, che diverrà titolare della concessione il 28 ottobre 1889.

Il capolinea a Milano era al termine dei bastioni di Porta Volta, in zona di Porta Tenaglia, l’attuale Piazza Lega Lombarda. La linea Percorreva via Montello e via Via C. Farini, attraversava su un cavalcavia la ferrovia (qui una diramazione portava allo scalo merci), continuava sul primo tratto della Comasina fino all’attuale Piazzale Pasolini dove proseguiva diritta per Niguarda. A Cusano percorreva la Vallassina in sede promiscua. L’attuale sede dedicata nel tratto Cusanese lungo l’attuale via Roma, fu ricavata solo negli anni 20, quando la Stel elettrificò la linea.

Le locomotive delle ferrovie su strada non avevano nulla a che fare con i nuovi mostri meccanici che sfrecciavano sulle tratte ferroviarie. Si trattava di un cassone con due assi, una piccola caldaia coperta da una tettoia. Il treno “correva” anche a 10 km/h e nell’attraversamento dei centri urbani doveva era sempre preceduto da una staffetta a piedi che con trombetta e bandiera segnalava l’arrivo del convoglio e azionava gli scambi. Il nomignolo con cui questi treni erano chiamati, gamba del legn, secondo un’antica storia, deriva dalla sfortunata vicenda di un manovratore sulla linea Milano-Magenta che, travolto da una locomotiva, perde la gamba e, dopo un licenziamento rientrato, è mantenuto in servizio con la qualifica di staffetta. Secondo altre storie fu un ingegnere a perdere una gamba durante una manovra. Alcuni fanno derivare il nomignolo dal dondolio dei vagoncini, simile all’andatura di uno zoppo. Secondo altre fonti, il tram di Desio era denominato s’gicherlin, una parola che richiama il dondolio ed il cigolio del mezzo. Altri lo fanno derivare da s’giché, la giacchetta rattoppata e risistemata man mano che i ragazzi crescevano, ma sempre stretta, come i passeggeri sul tram affollato, aggrappati all’esterno o appollaiati sul tetto.

La rete dei trasporti tranviari interurbani, realizzata in gran parte con capitali stranieri, si estese rapidamente negli ultimi due decenni del secolo, grazie alla comodità dell’uso delle strade ordinarie già esistenti, sulle quali i binari erano semplicemente incassati; il ricorso ad una sede dedicata era necessario solo nei tratti in cui non c’era già una strada. Questa soluzione rappresentava la soluzione più economica per raggiungere anche le città meno importanti.

 

1882

Carteggio tra la Lombardy Road Railways Co. ed il Comune di Cusano sul Seveso circa la progettata costruzione della linea tramviaria Cusano – Cinisello - Cascina Robecco - Monza che avrebbe dovuto diramarsi dalla linea Milano-Seregno nei pressi del Bivio e percorrere l’allora strada vicinale detta Perseghino, la futura via Unione. La compagnia inglese ripresenta il progetto abbandonato dalla società belga Des Chemin de Fer Secondaires. Il 17 febbraio 1884 il consiglio comunale cede in concessione per 40 anni l’uso della strada.

 

1882

Apertura al traffico della galleria ferroviaria del Gottardo, che apre i collegamenti tra l’area di Milano e l’Europa. In particolare Sesto San Giovanni, da cui transita la linea, trae beneficio da questa nuova opportunità per il trasporto delle materie prime e delle merci. L’attività ferroviaria indotta dalle prime officine tessili, elettromeccaniche e siderurgiche installate a Sesto e dintorni in quegli anni è tale infatti da richiedere già dal 1884 la realizzazione di uno scalo merci.

 

30 aprile 1882

Inaugurato il primo tratto (quello fino ad Affori) della tramvia trainata da cavalli lungo la Comasina. Si era aggiudicata la concessione la SAO, Società Anonima Omnibus, che ancora gestiva gli omnibus a cavallo in città, ma vedeva il suo monopolio minacciato dalle tranvie a vapore che si stavano realizzando per i collegamenti suburbani. Assicurandosi il primo tratto di 4,5 km, ancora gestibile con la trazione animale, si aggiudica una linea molto promettente in termini di traffico potenziale. La Bovisa si stava infatti imponendo in quegli anni come polo industriale.

Proseguirà fino a Varedo nel 1915, già con trazione elettrica, e poi fino a Mombello (Limbiate) nel 1920. Il tratto fino ad Affori fu elettrificato già nel 1900.

 

1882

Giuseppe Candiani, pioniere della industria chimica italiana,  insedia la prima fabbrica alla Bovisa, lungo la strada Bovisasca: è il primo stabilimento in Italia per la produzione dell’acido solforico, ed è il primo nucleo del polo della chimica inorganica di base e poi della chimica secondaria (concimi, vernici, saponi) che si svilupperà in zona. Negli anni successivi infatti si installeranno alla Bovisa la Vogel (che nel 1920 insieme alla Candiani fu rilevata dalla Montedison, avviata a diventare la principale industria chimica italiana), la Fabbrica dei Saponi Calamari (in seguito Sirio), la Edoardo Piatti (in seguito Industria Vernici Italiane, e poi Ppg), la Sessa-Cantù, la Brill, la Mapei ed altre industrie della chimica e delle vernici.

 

1882

All’interno della Associazione Generale fra gli impiegati civili nasce a Milano la Cooperativa di Consumo fra Impiegati e Professionisti, nota come la cooperativa di Via Sala, dall’indirizzo del loro magazzino principale. Essa vende alimentari di tutti i generi, combustibili ed articoli casalinghi ai prezzi minimi sul mercato locale. Per diventare soci, basta acquistare un’azione da 25 L, pagabile a rate mensili di 2 L. oppure con l’accredito dei guadagni della cooperativa ripartiti in proporzione agli acquisti fatti. L’accesso è consentito inizialmente solo ai soci, successivamente anche al pubblico, previo acquisto di un libretto che costa solo 25 centesimi, per ottenere il quale occorre la presentazione di almeno due soci. Possono associarsi impiegati e pensionati pubblici e privati, i loro famigliari, chi esercita professioni liberali, le mutue, le cooperative, gli enti morali. Oltre al buon prezzo sugli acquisti, la cooperativa garantisce (ci mancherebbe!) la garanzia della buona qualità del prodotto e della “sincerità” del peso o della misura.

 

11 gennaio 1883

Regio Decreto di nomina di Giuseppe Maderna a sindaco di Cusano. Resta in carica fino alla morte nel 1886.

 

dicembre 1884

Inaugurati in Via Pasquale Sottocorno a Milano i primi Asili Notturni, da subito frequentatissimi a causa della grave carenza di alloggi per i lavoratori e le classi più disagiate. Le tremende condizioni abitative di migliaia di lavoratori, soprattutto gli stagionali e i precari, contribuivano alla diffusione di gravi malattie.

 

dicembre 1884

Nasce a Milano l’Associazione Generale fra gli Impiegati Civili. Tra i fondatori Luigi Buffoli e G. Manzoni. Negli ultimi anni dell’800 l’aumento della popolazione e la crescita dei servizi pubblici destinati alla collettività determinano uno sviluppo straordinario dell’apparato burocratico dello stato con un importante aumento nel numero dei dipendenti pubblici civili, fino ad allora una minoranza rispetto ai militari. Si crea così una nuova classe, quella dei dipendenti pubblici civili, che si organizza per tutelare i propri interessi e lo status sociale raggiunto. Ad essi si aggiungono in quantità sempre crescente gli insegnanti, i dipendenti degli istituti di credito, delle opere pie, degli istituti di previdenza, delle ferrovie, delle Cooperative e della nascente industria. Curioso ad esempio il fatto che, a lungo, la categoria degli impiegati civili non comprenda il settore del commercio, dai commessi, agli agenti, ai contabili.  

Scopo dell’Associazione è quello di affermare la solidarietà tra gli impiegati civili, studiare, proteggere e promuovere i loro interessi, rappresentandoli presso i poteri pubblici, favorendo la nascita di altre associazioni simili in altre città, sviluppando cultura nell’ambiente, fornendo luoghi di riunione, creando un fondo per prestiti d’onore ad interesse equo, procurando agli associati tutti i vantaggi della mutualità e della cooperazione. L’iscrizione costa, oltre ad una tassa d’ingresso di 5 L, 1 L. al mese. Essa dà diritto ad una tessera mediante la quale il socio o suoi familiari possono fare acquisti a prezzi scontati in una lunga serie di negozi convenzionati, avere accesso, a tariffe largamente inferiori a quelle normalmente praticate, ai servizi sanitari dei medici di quartiere, visite a domicilio comprese, tariffe speciali per l’acquisto di farmaci in una dozzina di farmacie, cure dentali a prezzi ridotti, sconti fino al 60% sui biglietti di diversi teatri, sconti per l’accesso ai bagni. A disposizione anche un circolo con ambienti ben decorati, sale da gioco (esclusi i giochi d’azzardo), da lettura con tutti i giornali principali anche stranieri, il bigliardo, il buffet, una biblioteca che pratica il prestito a domicilio di testi scientifici, di legislazione, amministrazione, letteratura ed arte. Pubblica un quindicinale di sedici pagine, il Giornale dell’Impiegato, che sulle questioni politiche, quando inevitabili, si mantiene neutrale (uscirà con vaie denominazioni fino al 1916). La Cooperazione è considerata lo strumento principale per il miglioramento delle condizioni di vita degli associati e allo stesso tempo della società in generale, una cooperazione neutra, senza schieramenti politici e senza pregiudizi di classe, poiché “è la connivenza dei bisogni che spontaneamente e naturalmente determina i confini dell’unione cooperativa[Ulisse Gobbi, membro del comitato direttivo dell’Associazione, 1890].

In pochi anni l’Associazione Generale seppe dar vita ad una lunga serie di iniziative di tipo cooperativo che spaziavano nei più diversi settori della vita civile: la Cooperativa di Consumo, l’Unione Cooperativa, la Cooperativa Case ed Alloggi, il Caffè Ristorante Cooperativo, la Banca Cooperativa, la Farmacia Cooperativa, la Cantina, la Lavanderia. Per la previdenza era già attiva fin dal 1862 la Società Nazionale di Mutuo Soccorso tra Impiegati, fondata a Milano, ora in declino, che si tentò di rivitalizzare con scarso successo.

Anche la stessa idea di una categoria impiegati civili, cui l’associazione si rivolgeva, era un po’ una novità nel panorama delle forze sociali dell’epoca. Essi rivendicavano la loro diversità sia dalle categorie operaie che dal ceto borghese dei possidenti, dei commercianti, degli imprenditori anche se era quest’ultima che spesso assumevano a modello di riferimento. In termini economici, fino alla fine del secolo ed anche oltre, le retribuzioni della gran massa degli impiegati (a parte il settore bancario, per lunghissimo tempo l’impiego ideale) non erano poi tanto superiori a quelle degli operai, certamente inferiori all’elite degli operai specializzati.  Di fatto risultavano spesso insufficienti per il tenore di vita che ci si aspettava dall’impiegato. Basti pensare agli orari di lavoro, praticamente senza limiti, ed all’obbligo, sancito nei regolamenti, di provvedere ad un guardaroba consono con il ruolo. La categoria fu molto a lungo osteggiata dalle organizzazioni operaie, in quanto ritenuta incompatibile con gli ideali ed i programmi del socialismo.

 

1885

Garbata polemica tra L. Buffoli ed il Cav. Rava, direttore della Rivista della Beneficenza Pubblica e delle Istituzioni di Previdenza circa quale sia il metodo operativo migliore per le Cooperative di Consumo. Da un lato Buffoli sostiene la superiorità del modello cosiddetto inglese, ispirato all’allora famosa Cooperativa di Rochdale, con i suoi Magazzini Cooperativi avviati e gestiti dai Probi-Pionieri. In quei magazzini le vendite erano aperte al pubblico ed i prezzi praticati erano i migliori prezzi di mercato possibili. Alla fine dell’anno l’avanzo d’esercizio era distribuito a tutti gli acquirenti in proporzione agli acquisti effettuati.  Dall’altra parte, il modello più diffuso in Italia, che prevede la vendita ai soli soci al prezzo di costo, col solo aumento delle spese d’amministrazione e di gestione. Entrambi citano esempi di fallimenti chi in un campo, chi nell’altro. Saggiamente il Buffoli sottolinea come

“le Società cooperative di consumo, sia d’un sistema come dell’altro, presentano gravissime difficoltà prima nell’organizzazione e poi nell’amministrazione, ed a ciò imputo i frequenti disinganni”.

Ciò nonostante l’organizzazione di tipo italiano, a suo avviso, nei momenti di difficoltà presenta maggiori rischi di intaccare il capitale sociale. Curiosa invece l’osservazione del Cav. Rava circa le cause del fallimento di molte iniziative cooperative: secondo lui gli operai italiani non sono propensi al risparmio, non hanno il senso della stretta economia, essi

“fors’anco nella loro generalità sono meno poveri, meno bisognosi di quelli che in vari distretti manifatturieri d’Inghilterra e di Germania si associano per risparmiare qualche centesimo sulla spesa giornaliera o per aiutarsi vicendevolmente con i benefizi del credito”.

 

1886

In seguito alla morte del sindaco in carica, Giuseppe Maderna, Giosuè Aliprandi è nominato come “sindaco facente funzione” a Cusano Milanino. Fu poi riconfermato con successivi decreti nel 1888, nel 1889, nel 1891, fino alla elezione da parte del Consiglio Comunale nel luglio 1899. Resta in carica fino alle dimissioni del 9 aprile 1905.

 

27 luglio 1886

Per iniziativa di Luigi Buffoli, già fondatore nel 1879 della Cooperativa dei Ferrovieri, con l’aiuto della Associazione Generale tra gli Impiegati Civili, che concede l’uso gratuito di due locali, nasce a Milano l’Unione Cooperativa, costituita come società anonima cooperativa di consumo. Per non entrare in concorrenza con gli altri spacci cooperativi, prevalentemente alimentari, e soprattutto con la Cooperativa di Via Sala,  la scelta iniziale fu per i generi d’abbigliamento, accessori e casalinghi. L’unione Cooperativa adotta quello che allora era definito modello inglese (vendita ai prezzi minimi di mercato, apertura al pubblico, non solo ai soci, restituzione di una parte del guadagno a tutti i consumatori in proporzione agli acquisti effettuati, oltre ovviamente ai soci in proporzione alle azioni possedute) in contrapposizione al sistema italiano (vendita solo ai soci, al prezzo di costo ricaricato solo dei costi di gestione, non sono quindi previsti utili).

“Il sistema di vendita adottato si compendia nella distribuzione delle merci ai prezzi più miti correnti, per poi ripartire in fin d’anno i risparmi tra i consumatori in proporzione degli acquisti; nel trattenere questi risparmi finché il socio non possegga quattro azioni; e nel vendere anche ai non soci, allo scopo di propagandare praticamente la cooperazione, e di permettere a coloro che hanno i requisiti richiesti dallo statuto di diventare azionisti senza fare il più piccolo versamento, pel semplice fatto di recarsi al magazzino a fare le provviste e non ritirare in fin d’anno gli utili ricavati. E’ un sistema che ha dato splendidi risultati e che meglio risponde allo spirito moderno dell’associazione.”

[Rivista della Beneficenza Pubblica e delle Istituzioni di Previdenza – gennaio 1887]

I soci dell’Unione Cooperativa, in prevalenza impiegati e professionisti del ceto medio milanese, danno alla cooperativa una connotazione borghese, anche se non vi fu mai l’intenzione esplicita di contrapporsi alle cooperative operaie e socialiste che nello stesso periodo si andavano diffondendo. Il legame con la Associazione Generale tra gli Impiegati Civili non è limitato all’iniziale utilizzo comune dei locali per la sede. Infatti i primi soci dell’Unione vennero in prevalenza da quella Associazione e, nella pubblicistica dell’epoca, il magazzino cooperativo dell’Unione era visto come il magazzino della Associazione degli Impiegati.

 

ottobre 1886

A Milano si tiene il congresso di costituzione della Federazione delle Cooperative (poi Lega, dal 1893) con l’obiettivo di favorire e promuovere la cooperazione che, con i suoi benefici immediati, potesse “superare gli antagonismi” di classe ed “ottenere l’armonia degli interessi”. Una mozione promossa dagli esponenti del Partito Operaio impegnava la neonata federazione a “seguire ed appoggiare il movimento di organizzazione e di miglioramento delle classi lavoratrici”.

 

1 ottobre 1886

In attesa dell’autorizzazione del Tribunale, a Milano l’Unione Cooperativa avvia un esercizio provvisorio. Nel locale messo a disposizione dall’Associazione Generale degli Impiegati, libero durante il giorno, su un tavolo si cominciò “a disporre poche cravatte, colli, polsi, guanti di lana. Si ottennero presto campioni di stoffa da tre grossisti e, sui campioni stessi, si raccolsero ordinazioni di tagli d’abiti, che un sarto assunse di confezionare. La convenienza dei prezzi fissati dalla minuscola azienda era così evidente, che si facevano affaroni. … Giunse il decreto del Tribunale, approvante lo statuto, quando la sala gentilmente prestata dall’Associazione degli Impiegati più non bastava: così la Società dovette provvedere una sede propria”. Dal 1 marzo 1887 si affittarono per tre anni nove locali in Via Silvio Pellico.

 

1 maggio 1887

Apre i suoi sportelli in Corso Sempione a Milano la Banca Cooperativa fra Impiegati e Professionisti, anch’essa un’emanazione della Associazione Generale degli Impiegati Civili. L’obiettivo è quello di fornire ai soci aderenti piccoli crediti per il risparmio e la mutualità, aiuto in varie forme per l’avanzamento nella carriera e modeste assicurazioni in caso di morte. Le operazioni sono quelle classiche di una banca, il deposito di risparmi, i conti correnti, sconto ed incasso cambiali, anticipazioni sui titoli, buoni a interesse, prestiti ai soci garantiti da un’assicurazione sulla vita, un fondo di previdenza. Per comprendere l’importanza di un’iniziativa di questo genere, bisogna considerare che, all’epoca, lo stipendio dei dipendenti pubblici era insequestrabile e quindi non poteva essere usato come garanzia per i prestiti. Non avendo accesso praticamente a nessuna forma (ufficiale) di credito, una consistente fetta della popolazione impiegatizie si trovava quindi frustrata nelle proprie aspirazioni di miglioramento (acquisto della casa, studi dei figli, …).  L’attività della Banca Cooperativa comunque non fu prospera: dopo una decina d’anni era già in difficoltà e fu costretta a liquidare il fondo di previdenza per saldare i debiti verso i soci.

 

1888

La carta dell’Istituto Geografico Militare del 1888 indica come “strade a fondo artificiale” a Cusano soltanto la Vallassina e la strada per Cinisello, l’attuale via Cooperazione. La futura Via Unione, allora denominata strada vicinale del Perseghino, è classificata come via campestre.

 

1888

Nasce la Federazione Nazionale delle Associazioni degli impiegati civili. Sulla scia di quella di Milano (fine 1884) erano sorte organizzazioni simili in numerose altre città (Bologna, Firenze, Venezia, Vicenza, Verona, Torino, Ancona, Pisa, Lucca, Genova, Napoli): da qui l’esigenza di un coordinamento nazionale per dar maggior forza alle loro iniziative.

 

luglio 1888

Per iniziativa della Associazione Generale fra gli Impiegati Civili, apre a Milano in via Silvio Pellico il Caffè Ristorante Cooperativo. Offre (solo ai soci) alimenti e bevande di eccellente qualità, servizio inappuntabile in sale confortevoli, a prezzi modici, scelta sempre assicurata tra 15 piatti diversi. Si diventa soci (la possibilità è offerta solo agli aderenti alla Associazione Generale) mediante la sottoscrizione di 5 azioni da cinque lire l’una, delle quali la prima si paga in contanti e le altre una po’ alla volta anche mediante il beneficio degli utili ripartiti in base  ai consumi. Si comincia da una ventina di pasti ed una trentina di cene giornaliere servite, ma si arriva rapidamente ai 100 pasti ed alle 130 cene; potrebbero essere di più, se i locali fossero più spaziosi. I clienti sono ovviamente impiegati in città per lavoro con la famiglia altrove o celibi che trovano qui la possibilità di consumare i pasti “in un luogo la cui frequentazione sia congrua con la loro posizione sociale o la loro educazione ed i prezzi non siano eccessivi per degli stipendi molto limitati”.

 

1889

Continua l’espansione dell’Unione Cooperativa, che amplia la propria esposizione con un settore dedicato agli articoli per signora con annessa sartoria. Chiara la scelta di puntare sulla donna (per dirla con linguaggio di oggi) come protagonista delle decisioni di spesa in ambito di economia domestica. “Senza la donna nulla è possibile nella cooperazione” uno degli slogan più in voga allora nell’Unione Cooperativa. In questo anno, tra i soci dell’Unione, è ricordata la prestigiosa iscrizione del Re d’Italia. Dal 29 marzo, la sede è trasferita nella centralissima Via Ugo Foscolo.

 

1889

La Guida di Milano per l’anno 1889 riporta i prezzi dei biglietti delle Ferrovie Nord Milano. La corsa da Milano, Piazza Castello, a Cusano costa 1 Lira in prima classe, 50 e 30 centesimi in seconda ed in terza. C’erano anche abbonamenti mensili, trimestrali, semestrali ed annuali. Il mensile, ad esempio costava 35 lire in prima e 20 lire in seconda. I biglietti della tramvia da Milano a Cusano sembrerebbero un po’ più economici: 50 centesimi in prima e 30 in seconda. Resta da stabilire se le classi (leggi il comfort di viaggio) erano confrontabili.

 

1890

Inaugurato il canale  Villoresi. In costruzione dal 1881, lungo 86 km, collega il Ticino all’Adda e consente l’irrigazione delle campagne a Nord di Milano, già definite in passato “terre asciutte” ed ora ancora più assetate per la diffusione della rotazione agraria e dell’allevamento dei bachi da seta. Un ramo secondario che si dirama da una chiusa a Nova Milanese percorre la Vallassina e passando per Calderara, attraversa Cusano e poi Bresso, fino a perdersi nei campi ai margini di Niguarda, nella zona della trattoria California. Un ramo deviava ad ovest ed, attraversato il Seveso, arrivava nei pressi del cimitero di Bruzzano. Entrando a Cusano la roggia passava dietro le prime case sulla provinciale ritornando di nuovo accanto alla Vallassina solo dopo il Bivio. Il canale fu usato fino agli anni 60: la sua acqua fresca e pulita, a Cusano “la roggia” per antonomasia, era l’ideale per i giochi dei ragazzi, i bagni dei giovani, il lavaggio dell’auto e dei cani, ….

 

25 maggio 1890

In via dell’Orso a Milano, apre il primo negozio della Cooperativa Farmaceutica, la prima in Italia in questo settore. Costituita sugli stessi principi dell’Unione Cooperativa (i prezzi migliori sulla piazza con restituzione di una parte degli utili in proporzione agli acquisti effettuati) garantisce la purezza dei medicamenti ed in progetto l’apertura di diversi altri punti vendita. L’Associazione Generale degli Impiegati Civili, promotrice anche di questa iniziativa, aveva già stretto accordi con una serie di farmacie in città per un servizio garantito a prezzi controllati. Con un intervento diretto della forma cooperativa anche in questo settore ci si aspettano ovviamente risultati ancora migliori. Negli anni la cooperativa crebbe regolarmente fino ad arrivare ad una ventina di negozi a Milano negli anni 20 del 900.

 

estate 1890

Una personalità francese (presidente di una Banca Popolare, di una Cassa di Risparmio, di una società per le case popolari) visita il magazzino dell’Unione Cooperativa.

Seguiamo la folla dentro questi magazzini, una delle curiosità di  Milano per l’attrattiva morale che si mescola all’impressione di una vivace e pittoresca attività. Questo interessante magazzino a prezzi bassi e cooperativo è collocato al centro della città, su un lato di Piazza Duomo, all’entrata della Galleria Vittorio Emanuele, accanto al celebre caffè Biffi. L’unione Cooperativa ha solo quattro anni di vita. Fondata nel 1886, è una cooperativa di consumo, di tipo inglese, per la vendita di abbigliamento, mercerie, altri prodotti d’uso famigliare, con solo due regole, prezzi fissi e prezzi correnti i più bassi sul mercato locale. Vende sia ai soci che al pubblico, beneficiando entrambi di una ripartizione dl risparmio proporzionale agli acquisti fatti. … Non si possono posseder più di 100 azioni, né se ne possono acquistare più di 4 per anno … La Cassa di Previdenza copre tutto il personale, dai commessi ai fattorini; accantona risorse sia in caso di uscita dalla casa (fondo disponibile) sia per il raggiungimento di 60 anni d’età o 25 anni di servizio (fondo indisponibile). L’animazione della clientela che affluisce nelle sale, la suddivisione in banchi come nei magazzini parigini dello stesso tipo, la quantità e la varietà degli articoli, stoffe, abiti, telerie, biancheria, merceria, chincaglieria, profumeria, l’organizzazione rapida del servizio, la visibile sollecitudine del personale rendono questi magazzini molto piacevoli da visitare. Come già detto, una certa attrazione morale si unisce all’altra nell’impressione che se ne ricava. Clienti e venditori hanno qui più l’aria di amici, di taciti associati, che di antagonisti: né gli uni hanno interesse a discutere sul prezzo, né gli altri ad abusare o a strafare. C’è un’atmosfera di confidenza e solidarietà per effetto del legame che la cooperazione crea.

 

luglio 1890

Due nuove cooperative iniziano ad operare a Milano. La Lavanderia a vapore Cooperativa, dedicata a lavare, asciugare, stirare la biancheria dei soci e del pubblico, e la Cantina Cooperativa, che vende ai soci ed al pubblico vino non adulterato garantito da severe e continue analisi chimiche.

 

14 ottobre 1890

L’Unione Cooperativa inaugura i nuovi magazzini a Palazzo Flori (nell’isolato tra le vie Grossi, Pellico e Cattaneo), nella porzione lasciata libera dai ben più noti magazzini Bocconi, direttamente sulla piazza del Duomo. Buffoli, restio ad esporre la sua creatura in una sede troppo in vista o centrale, dovette cedere alle insistenze del Consiglio. Un nuovo trasferimento in una nuova sede (la quarta) a meno di due anni dal precedente, segno del tumultuoso sviluppo della Società. Con l’occasione si apre il  nuovo reparto per le vendite del settore alimentare che diviene rapidamente il più importante. Fiore all’occhiello di questo reparto era la celerità del servizio, grazie ad un’intuizione moderna, quasi da grande distribuzione organizzata: la merce era preparata prima in confezioni di diversa misura o peso, già pronta per la consegna al cliente. Questa iniziativa dà un altro grande impulso alle vendite, già in continua crescita nei primi tre anni di esercizio. I soci sono ormai oltre 3000, dagli iniziali 300, “con un aumento sensibilissimo pel numero delle signore socie”. L’Unione Cooperativa è ormai “una importante Istituzione cittadina la quale, sorta con poche centinaia di lire, dopo 4 anni di vita con sì lieto successo si è messa in grado di rivaleggiare coi più importanti magazzini d’Italia”.

 

15 novembre 1890

E’ inaugurata la linea ferroviaria a vapore (un gamba de legn) che collega Cusano a Cinisello e Monza, costruita dalla Henschel per conto della The Lombardy Road Railways Company Ltd. Il percorso si dirama dalla linea Milano-Desio al Bivio, percorre via Unione, attraversa Cinisello sulle attuali via Dante (un tempo Via Italia) e Via Carducci; all’incrocio tra via Carducci e via Libertà c’era un raddoppio per l’incrocio dei treni ed una rimessa. Qui in seguito sarebbe stato realizzato anche il capolinea della linea elettrica Milano-Cinisello. Il percorso prosegue poi per Balsamo e la cascina Robecco e poi per Via Margherita Vizzi e Viale Brianza-Lombardia raggiungeva a S. Fruttuoso. Da qui proseguiva fino a Torneamento ed entrava in Monza per Via Felice Cavallotti e poi via Manzoni-Appiani fino all’incrocio con Via Alessandro Volta, dove era collocato il capolinea cittadino ed un deposito delle vaporiere, il cui edificio è sopravvissuto fino agli anni 80. Qui si collega con la linea Monza-Vedano-Macherio-Carate (che prosegue verso Nord per Viale Brianza) inaugurata due anni prima (secondo altre fonti il tratto Monza e Macherio era in funzione dal 16 luglio 1890) e gestita dalla stesa compagnia. La linea fu adibita prevalentemente al trasporto merci (i treni avevano una sola carrozza passeggeri e più carrozze merci) e funzionò poco più di vent’anni, probabilmente resa inutile dalla tramvia elettrica che dal 1913 collegava direttamente Cinisello con Milano. Una mappa dei trasporti nel Nord Milano del 1915 la dava, infatti, come già dismessa. Secondo altre fonti il servizio fu sospeso il 1 marzo 1918.

1891

A Milano si costituisce la prima Camera del Lavoro in Italia.

 

1892

Apre in via Imbonati il laboratorio farmaceutico della Carlo Erba. Farmacista a Brera dal 1837, Carlo Erba volle produrre in proprio alcuni preparati come i sali di mercurio, ferro e chinina, l’estratto di tamarindo, le capsule di taurina e magnesia. Il laboratorio si sviluppò in seguito fino a divenire una delle principali industrie farmaceutiche italiane. In quegli anni, nella zona si era installata anche la Lorilleux (inchiostri per stampa): si rafforza la vocazione di polo della chimica della Bovisa e di Dergano.

 

1894

Si insedia alla Bovisa la fabbrica meccanica Ceretti e Tanfani. Costruisce impianti di sollevamento e trasporto e rapidamente assume rilevanza internazionale grazie all’invenzione della teleferica. Nei primi decenni del 900 inanellò una serie di record, come la linea area per il trasporto merci più lunga del mondo (40 km, in Spagna), la funivia più alta del mondo (2700 m, sul versante francese del Monte Bianco), il massimo carico trasportato su teleferica (20 ton con i blocchi di marmo a Carrara). Alla Bovisa comunque non furono i soli: dal 1894 la Origoni produce lamiere e tubi zincati, dal 1897 la Ratti lavora la lamiera, dal 1900 le Officine Meccaniche Bologna producono bulloneria e carpenteria meccanica, dal 1905 la Paccagnini produce minuterie metalliche e la Società Italiana Smeriglio produce mole abrasive, dal 1907 le Officine Metallurgiche Brogli lavorano laminati e trafilati. Nel 1907 la Fratelli Branca Distillerie trasferisce alla Bovisa la produzione del famoso Fernet e di altri liquori, mentre nel  1924  arriva la Zaini con il cioccolato e le caramelle. La Armenia Film (in seguito Milano Film), la prima casa di produzione cinematografica italiana, aprì alla Bovisa i suoi stabilimenti nel 1909. Considerando anche tutte le fabbriche del polo chimico, non sembra certo usurpato il titolo di “piccola Manchester” che un annuario dell’epoca attribuisce alla Bovisa.

 

1895

L’Unione Cooperativa appoggia, anche con finanziamenti, l’azione della Unione Impiegati e Commessi delle Aziende Private (UICAP) per il riconoscimento legale del riposo festivo e soprattutto lo pratica da subito nei suoi negozi e nella sua organizzazione aziendale. La UICAP era nata nel luglio 1890; dopo un periodo iniziale dedicato prevalentemente alla formazione professionale dei propri associati (impiegati di studi professionali, agenti e rappresentanti di commercio, commessi delle società cooperative e dei grandi magazzini), affiancò sempre più le rivendicazioni operaie sostenendo le loro lotte, rivendicando la via politica come indispensabile per la soluzione anche dei problemi economici. Anche nella categoria impiegatizia, orari di lavoro fino al pomeriggio della domenica erano molto diffusi: orari giornalieri fino a 17 ore per i commessi, medie settimanali da 75 fino a 90 ore a seconda delle categorie. In prima fila anche le organizzazioni cattoliche con l’obiettivo della santificazione delle feste. L’obiettivo comune divenne per tutti i lavoratori almeno un giorno e mezzo consecutivo di riposo settimanale.

 

1896

A Cusano la strada vicinale Boattera, il cui tracciato corrispondeva all’attuale Via Alessandrina nel tratto ad Est della Vallassina, come le altre strade campestri di Cusano, invasa da anni dalle coltivazioni, si era ormai ristretta a poco più di un viottolo. Fu merito dell’Amministrazione di allora (sindaco il cav. Vincenzo Aliprandi), come ricorda l’Ansaloni (op.cit.), aver fatto picchettare la strada per restituirle l’originaria ampiezza di m. 4,5. Immaginiamo che l’operazione fu condotta prima della stagione della semina. La superficie coltivata non era mai abbastanza per sfamare le povere famiglie di contadini, oppresse da pesanti contratti di colonìa, oppure già allora la speculazione usava del bene pubblico a proprio vantaggio?

 

1898

L’Unione Cooperativa, che aveva aderito fin dall’inizio alla Lega Nazionale fra le Cooperative Italiane, si batte per la neutralità del movimento cooperativo, convinto com’era da sempre che la politicizzazione ne sarebbe stata la rovina. Al decimo congresso della Lega, a Torino, per contrastare quella che riteneva una pericolosa deriva verso il socialismo, Buffoli propone un’aggiunta allo statuto: “La Lega Nazionale non si occupa né di politica né di religione. La cooperazione è terreno neutro nel quale le persone, professando opinioni e credenze diverse, possono incontrarsi ed agire in comune. Per mantenere questa neutralità, dalla quale dipende l’unità del movimento cooperativo, ogni società che aderisce alla Lega riconosce che la cooperazione non deve servire da strumento di alcun partito”. La proposta fu bocciata, anzi Buffoli fu bollato dai suoi oppositori quale sostenitore della “cooperazione bottegaia”. Alla fine dell’anno l’Unione Cooperativa uscì dalla Lega, pur continuando in seguito a contribuire alle sue iniziative. La stessa decisione fu presa dalla Cooperativa Impiegati e Professionisti (quella di Via Sala), dalla Cooperativa Farmaceutica e dall’Unione Militare di Roma.

Ricordiamo che in quell’anno scoppiarono tumulti contro il carovita in molte città italiane. A Milano si contano 81 morti ed oltre 500 feriti dopo le cannonate del Generale Bava Beccaris contro la folla che protesta per l’aumento del prezzo del pane. Numerose cooperative, considerate colpevoli di propaganda politica, sono sciolte d’autorità.

 

1 maggio 1898

Cusano sul Seveso inaugura il nuovo asilo infantile, nell’edificio in Via Matteotti 37, attuale sede della Biblioteca Civica. Il terreno era stato acquistato già fin dal 1894, ma la raccolta dei fondi per il completamento dell’opera fu più impegnativa del previsto. L’asilo fu dedicato a Giuseppe Zucchi, uno dei precedenti sindaci di Cusano, che aveva avviato la trattativa per l’acquisto del terreno. L’asilo aveva già cominciato a funzionare nel 1889 in una sala del nuovo Palazzo Comunale, in attesa di una sede propria.

 

1899

L’Unione Cooperativa di Milano si è ormai affermata come la più grande cooperativa d’Italia. A Milano gestisce trenta spacci ed ha aperto un grande Enopolio. Ha aperto una filiale a Berlino. Produce con il proprio marchio vino dal 1892 e panettone dal 1986. Conta su oltre 5000 soci ed ha un volume d’affari di oltre cinque milioni di lire, in un periodo in cui le cooperative di consumo operaie sono considerate grandi quando vendono per centomila lire l’anno.

 

7 settembre 1900

La Edison, subentrata alla SAO (quella degli omnibus) con una concessione del 5 luglio 1900, avvia il servizio sulla prima linea elettrica interurbana, il tratto Milano-Affori, fino ad allora a cavalli. E’ breve, poco meno di 4 km, in pratica un percorso urbano e quindi molto meno famoso della linea Milano-Monza dove il servizio elettrico partì poco più tardi, il 31 dic 1900.

 

18 giugno 1901                                                         

Inaugurato a Milano, in via Marco d’Oggiono, a Porta Genova, affacciato sulla conca del Naviglio, l’Albergo Popolare, realizzato, dall’Unione Cooperativa. Per questo scopo specifico, fin dal 1899 Buffoli aveva raccolto 1600 soci e fondato la “Società cooperativa Alberghi Popolari”. Costruito su progetto degli architetti F. Magnani e M. Rondoni, l’Albergo Popolare si rifà al modello delle Rowton Houses, realizzate a Londra negli ultimi anni dell’ottocento da Lord Rowton e da un piccolo gruppo di finanziatori come case per uomini soli, celibi o vedovi. L’albergo offre vitto e alloggio in un ambiente igienicamente e moralmente sano a quanti sono costretti a recarsi a Milano per lavoro e dispongono di mezzi limitati. Oltre a 530 posti letto in camerette, l’Albergo era dotato di una serie di ambienti di servizio quali refettori, biblioteca con libri e giornali, hall di ritrovo con bar e giochi di società, ristorante e spaccio a prezzi controllati, bagni e docce, lavanderia-stireria, deposito bagagli, spogliatoio, guardaroba con 600 armadi, un barbiere ed un calzolaio. Non voleva essere un ricovero per diseredati, ma offrire, soprattutto a clienti di passaggio, un trattamento economico in un ambiente moralmente sano. In un articolo scritto nel novembre 1907, Buffoli sottolinea la qualità del servizio offerto dall’Albergo dell’Unione, superiore perfino a quello fornito a Londra alla Bruce House, uno degli alberghi popolari costruiti dalla Municipalità: entrambe le lenzuola del letto sono cambiate ad ogni nuovo inquilino e comunque ogni settimana (a Londra ne cambiano uno solo alla settimana), le camere hanno pareti in muratura verniciata (e non di legno come a Londra) e sono illuminate ognuna con una lampadina, mentre a Londra (anche nelle Rowton Houses) la scarsa luce proviene da una lampada in corridoio che serve parecchie camere. Per quanto riguarda la tranquillità, l’ordine e la civiltà che molti invidiano alle case-albergo inglesi, l’Albergo di Milano, “in sei anni di soddisfacentissimo servizio” ha ampiamente dimostrato che anche “il nostro suolo produce quei frutti che si raccolgono altrove”. I critici invece sottolineano come la struttura dell’edificio, le rigide regole di utilizzo (solo clienti maschi, obbligo di lasciare la stanza entro le 9, proibizione di lasciare in stanza oggetti e vestiario, di tenere accesa la luce oltre il tempo minimo per spogliarsi o rivestirsi) ed i prezzi del pernottamento impediscano le permanenze di lungo periodo; ottimo come albergo popolare, non è diventato una casa per celibi, come invece era negli auspici dei fondatori.

 

febbraio 1902

Su un numero di questo mese de l’Araldo, giornale per tutti, reclame, notizie utili, varietà, industrie, novelle, sport, teatri, erudizione, note umoristiche, processi celebri, storia, musica, illustrazioni, ecc, come promette fin dalla intestazione il settimanale, troviamo gli orari della tramvia da Milano a Seregno, Carate e Giussano in vigore per l’inverno. Sono forniti però solo gli orari della partenza e dell’arrivo al capolinea di Porta Volta a Milano. Ci sono ben sette corse giornaliere in un senso ed altrettante nell’altro, distribuite, in partenza da Milano, tra le 7:20 e le 19:50. Nei giorni festivi, da marzo in poi, c’è anche una corsa alle 6:30.

Ci sono anche gli orari delle Ferrovie Nord sulla linea per S. Pietro (Seveso) e Erba, quella che transita da Cusano. Qui ci sono solo cinque corse giornaliere, in partenza da Milano tra le 7:10 e le 19:15.

 

19 giugno 1902

Nuove leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli per i quali è abolito il lavoro notturno. E' proibito il lavoro in fabbrica sotto i 12 anni. I lavori pericolosi per la salute sono vietati per i ragazzi fino a 15 anni e per le donne minorenni. Fino a questa data, gli operai da 6 a 15 anni costituivano un quarto della manodopera impiegata nell'industria. Tra le altre disposizioni, per le puerpere era prevista l’esenzione dal lavoro per il primo mese dopo il parto. Questa disposizione fu molto avversata anche dalle donne lavoratrici per la conseguente tendenza di molti industriali a non assumere o licenziare le donne sposate o in gravidanza. La legge prevedeva un periodo di transizione di qualche anno, durante il quale moltissime furono le pressioni per ottenere deroghe o eccezioni, in particolare da parte dell’industria serica. Si lamenta ad esempio il fatto che le filande sono sparse nelle campagne e quindi non sarebbe disponibile mano d’opera alternativa; i fanciulli e donne espulsi così dalle fabbriche, non trovando occupazioni alternative, tornerebbero a gravare improduttivi sul bilancio familiare; per l’azienda poi grave sarebbe il costo della perdita di personale già istruito; per maneggiare la bava ed il filo serico sono necessarie lavoratrici con mani delicate, abituate fin da ragazzine, e non “persone già avvezze a più rozzo mestiere”. Anche le motivazioni igienico-sanitarie alla base del provvedimento legislativo sono ritenute discutibili. Leggiamo cosa arriva a dire, senza nessuna vergogna, l’Associazione degli Industriali e Commercianti della Seta in una pubblica istanza al ministero dell’Agricoltura (siamo nel 1903):

“se si ritiene che i figli degli industriali, i quali dai 10 ai 12 anni frequentano il ginnasio o le scuole tecniche, possano sopportare, senza pregiudizio per la loro salute, per ore di scuola ed ore di studio a casa un lavoro serio e mentale di circa 10 ore al giorno, bisogna anche ammettere che otto ore di un’occupazione facile e manuale non sarà soverchia per i giovani operai”.

 

1904

Problema dell’ospedale: vietato per i cittadini non milanesi usufruire dell’ospedale maggiore di Milano. Per Cusano, non dotata di attrezzature ospedaliere proprie, è un problema grave.

 

1905

Il sindaco A. Ferrari, di ideali progressisti, introduce a Cusano sul Seveso l’assistenza medica gratuita ed il servizio veterinario. Istituisce in paese la 4° e la 5° elementare e la biblioteca popolare per gli alunni della scuola, aperta anche al pubblico.

 

19 marzo 1905

A Milano, in Via Colletta, zona di Corso Lodi, “fuori porta Romana”, l’Unione Cooperativa inaugura il Dormitorio Popolare, dotato di 375 posti letto, dove per soli 20 centesimi a notte, si può avere un posto letto e l’utilizzo di bagni e docce. I principali clienti erano i pendolari settimanali che, per venire a lavorare a Milano, vedevano i loro salari drasticamente decurtati dalla spesa necessaria per alloggi spesso indecenti.

 

9 aprile 1905

Il cav. Vincenzo Aliprandi si dimette da sindaco di Cusano Milanino, incarico che svolgeva dal 1886. Gli succede l’assessore Alberto Schieppati come amministratore pro tempore.

 

12 agosto 1905

Adolfo Ferrari è eletto sindaco di Cusano sul Seveso dal Consiglio Comunale. Rieletto il 14 agosto 1910, resta in carica fino alla sua morte, nel 1913.

 

estate 1905

Sul terreno della prima Garden City in costruzione in Inghilterra, Letchworth, si realizza la prima esposizione di casette economiche costruite. Su proposta di J. St. Loe Strachey, direttore dello Spectator, con la costruzione effettiva di 85 cottages economici destinati ai distretti rurali se ne dimostrò la possibilità pratica. Mentre prima il prezzo di costruzione minimo per una casetta era valutato tra le 5.000 e le 6.250 L., ora invece si sa che, con una grande cura nel progetto della pianta e della scelta dei materiali, si possono costruire casette con 3.250 lire. Il successo di questa prima esposizione fu tale che negli anni successivi esse furono ripetute a Cleveleys, a Sheffield e a Newcastle. Nel 1907 l’esposizione fu ripetuta a Letchworth ma questa volta l’oggetto era la casetta per tutti gli abitanti delle città giardino e dei sobborghi delle città. Ai concorrenti erano richieste casette dal costo (escluso il terreno) non superiore a 3.750, 5.000 e 6.250 Lire, isolate, o accoppiate, o a schiera in numero non superiore ad 8, contenenti da 1 a 3 camere da letto, oltre alla cucina, la stanza da pranzo e il bagno, quella di maggior costo. Erano valutati, oltre al costo per metro cubo ed al costo di manutenzione, anche l’aspetto esteriore, la distribuzione degli spazi e la rispondenza degli ambienti ai bisogni. L’esposizione fu ripetuta l’anno successivo a Wolwerampton e nel 1909 a Londra, nel sobborgo di Hampstead dove era in costruzione un villaggio giardino.

 

31 agosto 1905

A coronamento di due decenni di ininterrotta espansione, l’Unione Cooperativa inaugura a Palazzo Turati, in Via Meravigli 9-11, la nuova sede degli uffici, dei magazzini e dello spaccio principale. I proventi del settore del tessile e dell’abbigliamento, rivolto ai clienti più agiati, potevano sostenere economicamente il settore alimentare, rivolto agli strati meno abbienti della popolazione, nel quale i margini erano decisamente più esigui. La nuova sede sembra avere in immediato impatto sui volumi di vendita che nei primi 5 mesi crescono del 28% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

Ciò avvenne e doveva avvenire perché, pur avendo saputo dare alla nuova residenza quella sobria, elegante signorilità che le invidiano gli stessi maggiori magazzini d’Europa, potè – a causa delle favorevolissime condizioni  in base a cui acquistò lo stabile – non farne in alcun modo ricadere il peso sulla massa dei consumatori, perché seppe, coi più sani ed equi suoi sistemi di vendita, attrarre a sé le simpatie della massa del pubblico e far meglio conoscere ed apprezzare quelle alte idealità altruistiche e morali che la cooperazione pone a base di ogni sua impresa e che la Società ebbe sempre e costantemente di mira.

[da La Lettura – mensile del Corriere della Sera, dicembre 1906]

Il palazzo, costruito nel 1880 era stato rilevato dai conti Turati ed adattato da Ulisse Stacchini, l’architetto della Stazione Centrale. Nel grande cortile centrale, dopo la copertura, fu sistemato il ristorante. Il palazzo subì gravi danni nei bombardamenti del 1943 e poi, negli anni 50, pesanti modifiche per adattarlo ad ospitare la Camera di Commercio di Milano.

 

12 settembre 1905

Inaugurazione della città giardino di Letchworth, nei pressi di Cadbrige, nell’estremo nord Hertfordshire, in Inghilterra. Un articolo di A. Crespi sul numero di ottobre 1905 di Critica Sociale informa sugli sviluppi delle città giardino in Inghilterra.

Il movimento per la riforma cittadina ha un doppio fine: riformare le condizioni materiali della città in modo da evitare gli eccessivi agglomeramenti di case, i fitti enormi, la mancanza d’aria e di luce e rendere possibile il ripopolamento delle campagne e quindi il rinascere dell’agricoltura. … le popolazioni rurali ormai non rappresentano che il 33% dell’intera nazione.

La Garden City Pioneer Company, costituita nel settembre del 1903, sta costruendo 400 abitazioni di un villaggio che occuperà 1200 acri, del quali 200 saranno dedicati a parchi ed attorno alla quale una zona circolare agricola di 2400 acri sarà affittata a piccoli lotti. Questa Garden City, destinata ad ospitare 30 mila abitanti, “renderà possibile un’agricoltura, almeno per erbaggi e frutta, unita a una vita cittadina più sana e più socievole”. Un’esposizione sul posto di 85 tipi diversi di cottage economici già costruiti, dal costo massimo di 3750 lire, ha dimostrato con successo la possibilità di realizzare costruzioni economiche.

 

inizio 1906

La nuova amministrazione di Cusano, retta dal sindaco Adolfo Ferrari, realizza, in soli tre mesi, la nuova illuminazione pubblica di tutto l’abitato: 40 lampade elettriche sostituiscono i soli 7 fanali a petrolio che prima illuminavano, e solo nelle notti senza luna, le strade. Un’opera importante e di grande impatto sulla popolazione, nel momento in cui anche Cusano inizia ed essere investita dalla trasformazione industriale dell’hinterland milanese.

 

febbraio 1906

Visita a Milano di Georges Benôit Lévy, segretario della Association des Cité-Jardins di Parigi, “l’entusiasta apostolo di questo grande e nobilissimo movimento”. In una riuscitissima conferenza con proiezione di immagini, organizzata dalla Unione Cooperativa e dall’Università Popolare, illustrò le realizzazioni inglesi ed americane.

 

marzo 1906

Il numero di questo mese de “La Lettura”, il mensile del Corriere della Sera, con il titolo ‘I villini a buon mercato’ riproduce un articolo sui villaggi-giardino tratto dalla rivista inglese Cassell’s Magazine. La pubblicazione dell’articolo testimonia come al tempo fosse vivo l’interesse per questa nuova soluzione abitativa. Il problema è posto in termini espliciti:

“Come si può dare a ricchi e poveri, ugualmente, una casa comoda, con largo spazio per respirare rispettando la bellezza della natura? In una parola, come combinare insieme i vantaggi della città e della campagna, eliminando gli svantaggi dell’una e dell’altra?”.

Come esempi di possibili soluzioni al problema, si descrivono le realizzazioni di Port Sunlight nel Cheshire e di Bourneville vicino a Birmingham. Entrambi i villaggi presentano grandi strade alberate, ampi terreni di ricreazione, villini amabilmente pittoreschi, provvisti di larghi giardini di 500-600 mq, ricchi di fiori ed alberi da frutta, ed affittati ai meno abbienti. “I villini sono di una deliziosa varietà; ciascuno con elegante personalità: eppure tutti insieme hanno una grande armonia di stile”. A riprova della qualità della vita in questi villaggi si citano le statistiche sulla mortalità infantile: a Bourneville è del 65‰, mentre a Birmingham, distante solo 4 miglia a mezzo, è del 158 ‰. Il discorso si allarga quindi al movimento della Garden City, promosso dal filantropo Ebenezer Howard, cui si attribuisce la prossima nascita della prima città giardino, a Letchworth, nell’Hertfordshire, per la quale sono già stati acquistati  3800 acri di terreno. Per farsi un’idea sono ben 1420 ha, cioè circa 11 volte la superficie che, poco più di due anni dopo, l’Unione Cooperativa acquisterà per il Milanino. Nell’estate dell’anno precedente Letchworth fu sede di un’esposizione di villini a buon mercato: ne furono costruiti un centinaio, con prezzi contenuti, molti dei quali furono in seguito venduti. Considerato che la Società che costruisce la nuova città-giardino impiega capitali che per statuto non debbono rendere più del 5%, ci sono tutte le premesse perché nasca “una città dove gli affitti saranno assai bassi e dove con l’andar del tempo, tutti potranno essere proprietari della casa che occupano”. I suoi abitanti (ne sono previsti 30.000) avranno a disposizione tutti i servizi pubblici della città, ma ci saranno “grandi spazi riservati per parchi e luoghi di gioco”, ogni casa avrà un giardino di almeno 16 pertiche, e gli inquilini “con pochi passi di strada potranno trovarsi in mezzo a vasti prati verdeggianti. La città infatti non potrà espandersi oltre il limite prescritto; tutto intorno ad essa si allargherà una zona di campi destinati all’agricoltura”.

 

marzo 1906

Anche Il Nostro Giornale, Organo dell’Unione Cooperativa, sul numero di questo mese introduce, con un articolo a firma G. Pacini, il tema della città-giardino, la risposta ideale per unire i benefici della città e della campagna risolvendo i problemi di entrambi:

Nelle moderne città industriali e commerciali, l’uomo, a qualunque classe sociale esso appartenga, si trova a portata di mano così i mezzi per arricchire il suo patrimonio intellettuale (essendo precisamente in questi centri che fioriscono scuole diurne e serali e corsi speciali d’istruzione) quanto ogni più svariato altro mezzo per estrinsecare in molteplici modi la propria attività, per procurarsi svaghi e divertimenti, come teatri e caffé, ecc… Ciò arreca, da un lato, innumerevoli vantaggi, dall’altro, immensi danni, perché è ormai riconosciuto da tutti che la vita delle grandi città è fonte inesauribile di mali, specie nelle classi operaie, obbligate a vivere in ambienti malsani, ristretti, manchevoli d’aria e di luce sufficiente. La vita della campagna, pel contrario, se presenta, da una parte, l’inconveniente gravissimo di isolare quasi completamente l’uomo dalla società civilizzata, offre, dall’altra parte, il vantaggio incalcolabile di procurargli aria pura, luce in abbondanza e spazio sufficiente perché la sua persona, posta al cospetto del sublime spettacolo della natura, trovi un ambiente sano ed igienico…. è dunque giusto che … si rinnovino anche le città e non continui lo sconcio di mantenere abitabili e di abitare delle case e delle città che furono costruite da generazioni passate per generazioni ormai passate. Come ovviare a tutto ciò? Trasformando il tipo della città, adattandola ai nuovi bisogni, rendendola a un tempo città e campagna, creando insomma delle città giardino; fabbricando cioè delle città in un giardino, facendo sì che ogni casa, ogni officina sia circondata da giardini ed ogni gruppo di case sia isolato nel mezzo di un parco, per modo che, senza uscire dalla città, si possano godere tutti i vantaggi della campagna.

 

maggio 1906

Sul numero di questo mese de Il Nostro Giornale, Organo dell’Unione Cooperativa, Luigi Buffoli spiega e pubblicizza la sua iniziativa tesa a coinvolgere la Banca Popolare di Milano nel settore dell’edilizia popolare. Per il problema del rincaro degli affitti non c’è che una soluzione “buttare sul mercato un numero sufficiente d’abitazioni”. Gli operatori al momento sul mercato (la Cooperativa Case ed Alloggi, la Società Edificatrice di Case per Operai, la Società Edificatrice di Abitazioni Operaie, l’Umanitaria, il comune stesso con le sue case popolari) non potranno mai mettere in campo gli enormi capitali necessari per realizzare un effettivo calmiere degli affitti. L’iniziativa privata, di solito non è interessata a questo tipo di edilizia e, quando lo fosse, le sue proposte non sono condivisibili. Si veda esempio il grande quartiere operaio in costruzione in Via Cenisio da parte della Sig.ra Celesia: si tratta di 7000 locali, con affitti per ora interessanti, ma gli alloggi saranno in gran parte disponibili solo fra anni e l’affitto sarà ancora quello? Inoltre non rispettano gli standard minimi dell’edilizia moderna: prevedono, infatti, una sola latrina comune ogni tre alloggi. La Banca Popolare può impegnare da subito almeno un milione di lire facendosi promotrice di una società anonima di natura cooperativa dedicata alla costruzione di case popolari. Non avrà certo problemi a finanziare anche in futuro questa attività se si pensa che oggi  (dati 1905) realizza utili, a giudizio di Buffoli, “veramente eccessivi”  (14,4% sul capitale versato con azioni che circolano sul mercato al doppio del loro valore nominale) ed incompatibili con la natura cooperativa della Banca, che dovrebbe distribuire ai suoi consumatori gli utili oltre il 5%. Per sostenere la sua iniziativa, Buffoli cerca adesioni per convocare un’assemblea straordinaria dei soci della Banca in modo da deliberare le necessarie modifiche statutarie.

Due anni dopo la Banca Popolare di Milano sarà tra i soci fondatori dell’Istituto per le Case Popolari ed Economiche.

 

luglio 1906

Una breve nota di cronaca sul numero di questo mese della Rivista della Beneficenza Pubblica e degli Istituti di Previdenza ricorda il rapido sviluppo del movimento per la riforma dei villaggi in Inghilterra. L’obiettivo è quello di congiungere i benefici della civiltà moderna con la sana abitudine di vivere in campagna. I villaggi sorgono principalmente per iniziativa di moderni industriali, le aree fabbricate non occupano più di un quarto e l’affitto mensile di 15 o 30 scellini è “minimo, se si pensa che l’inquilino trae profitto dei frutti del giardino”.

 

29 settembre 1906

A Milano nasce la Confederazione Generale del Lavoro (l’odierna CGIL) che raggruppa tutte le organizzazioni sindacali nazionali dei vari mestieri e le Camere del Lavoro locali. Con l’appoggio dell’azione parlamentare del Partito Socialista, la CGdL si propone come guida del movimento operaio nazionale, assumendo la direzione degli scioperi e delle vertenze sindacali. Nel dicembre 1906 a Torino un importante successo: il primo contratto collettivo firmato con la FIOM dalla direzione dell’Itala, la allora famosa fabbrica automobilistica che l’anno dopo avrebbe vinto il raid Pechino-Parigi con la sua 35/45 HP. Quasi contemporaneamente nasce anche la Lega Industriale Torinese (divenuta poi Piemontese) alla quale si associano 75 aziende con 28.000 dipendenti: è il primo passo dell’organizzazione degli industriali.

dal 1891
dal 1907

1907

L’unione Cooperativa inaugura a Milano, in centro, vicino alla galleria, l’Albergo Diurno che offre servizi ai pendolari del nascente terziario: ufficio informazioni, sala d’attesa, sala ristoro, recapito postale, deposito oggetti. Un moderno bussiness center, diremmo oggi.

 

1907

La Pirelli acquista un’area di 170.000 mq dalla Società Anonima Quartiere Industriale Nord Milano, situata nei comuni allora autonomi di Niguarda e Greco Milanese, per trasferirvi gli impianti produttivi che, situati in città in Via Ponte Seveso (l’attuale Via Fabio Filzi) non avevano possibilità di espansione. Negli anni successivi la Pirelli acquisterà via via numerosi altri terreni costituendo il polo milanese della grande area industriale a cavallo tra Sesto e Milano che per tutto il ‘900 sarà una delle facce dell’hinterland milanese. Alla produzione degli pneumatici per biciclette, iniziata già dal 1890, dei cavi elettrici e dei cavi sottomarini per la nascente industria elettrica, dal 1899 la Pirelli aveva ormai affiancato quella degli pneumatici per auto, che si stava rapidamente espandendo, anche grazie ad un accordo con la Fiat.

 

1907

Si insedia alla Bovisa la Fernet-Branca, unica fabbrica da allora ancora in attività nel quartiere.

 

aprile 1907

In una riunione del Consiglio dell’Unione Cooperativa, per la prima volta (per lo meno a quanto risulta oggi, sicuramente era un problema di cui si discuteva da tempo in modo informale) Luigi Buffoli (il presidente) suggerisce l’ipotesi di un sobborgo giardino nei pressi di Milano, con lo scopo di aiutare la classe media nei suoi bisogni abitativi.

Una commissione d’inchiesta costituita dal Comune di Milano aveva pubblicato nel 1905 un rapporto sulla grave carenza di alloggi in città che riportava “constatazioni veramente dolorose ed impressionanti”. Il comune aveva quindi finanziato un programma intensivo per la costruzione di abitazioni operaie. Anche società private ed industrie intensificano l’attività edilizia che vede in quegli anni un incremento notevole. Però, sottolinea Buffoli, a causa degli alti valori delle aree e dei costi di fabbricazione sempre crescenti, il tipo di edilizia adottata è quasi sempre quello della “grande casa d’affitto” che “anche se uniformato a concetti di modernità e di igiene severissimi, non potrà mai rappresentare l’ideale dell’abitazione umana, che è invece la casetta isolata per uso di una sola famiglia, circondata di spazi aperti e di giardini”. Le attuali indecenti condizioni degli alloggi popolari sono tra l’altro responsabili, si evidenzia, del perdurare di alte percentuali di mortalità per tubercolosi. Buffoli caldeggia quindi il sobborgo giardino come la soluzione da perseguire. Certo, inizialmente, dati i costi, non sarà una soluzione accessibile a tutti, ma più questo modello si diffonderà, più sarà imitato anche da altri, tanto più “sarà reso facile anche alle categorie meno agiate della popolazione di abitare in ambienti assolutamente migliori degli attuali”. L’Unione Cooperativa allora si sentiva abbastanza forte per affrontare un’impresa così ambiziosa e reperire i consistenti mezzi finanziari che sarebbero stati necessari: circa 13.000 soci, un capitale di circa cinque milioni di lire, vendite per più di dieci milioni l’anno, l’albergo diurno ed il ristorante, decine di succursali in città e perfino una a Berlino, facevano dell’Unione non solo una semplice cooperativa ma anche un significativo punto di riferimento culturale nella Milano di allora.

12 aprile 1907

L'assemblea dei soci dell'Unione Cooperativa approva all'unanimità la proposta del Consiglio Direttivo di destinare un milione di lire alla costruzione di un villaggio giardino per aiutare la classe media nei suoi bisogni abitativi e al tempo stesso "esercitare una funzione di potente calmiere dei prezzi sul costo delle abitazioni".

 

28 aprile 1907

L’assemblea dell’Unione Cooperativa approva all’unanimità la proposta del Consiglio di destinare un milione di lire per realizzare la costruzione di alloggi per i soci. L’impresa sarà finanziata mediante mutui o con l’emissione di obbligazioni o buoni fruttiferi oppure con qualche altra operazione finanziaria. L’importante, per ora, è l’idea, come sottolinea la relazione del consiglio sottoposta all’assemblea dei soci (pubblicata sul numero di aprile 1907 de Il Nostro Giornale):

dar vita ad un quartiere di case tutte appartenenti all’Unione Cooperativa, quartiere che dovrebbe sorgere presso uno dei più vicini e sani comuni che stanno attorno a Milano, e che a Milano son già congiunti o facilmente congiungibili, con qualche linea ferroviaria o tramviaria…. Quando, per andare e venire dalla propria casa, già si usa prendere il tram, tanto vale restarvi 5 o 10  minuti in più, pagando 5 o 10 centesimi in più. Basterà il risparmio sul costo della verdura a compensare tale spesa. L’Unione Cooperativa, presso il proprio quartiere, oltre ad un’ortaglia, potrebbe avere una vaccheria che fornisca latte puro a buon mercato, poi una lavanderia ed altri servizi contribuenti all’economia ed all’igiene domestica. Nel quartiere, naturalmente, si impianterebbe anche una succursale del ramo alimentare.

 

maggio 1907

Battesimo di Milanino: sulla prima pagina de Il Nostro Giornale di questo mese compare il nome ed il logo del nuovo quartiere dell’Unione Cooperativa.

Deve sorgere! ed in tale speranza già gli diamo il nome. Esso, da oggi, servirà di titolo agli articoli coi quali terremo informati i soci sul procedere del lavoro che si fa per creare l’ideato quartiere dei cooperatori.

Per una corretta strategia di marketing, diremmo oggi, prima bisogna creare il marchio, anzi il brand, e poi venderlo e poi, eventualmente, creare il prodotto.

 

maggio 1907

Dal verbale della recente assemblea generale ordinaria dell’Unione Cooperativa, pubblicato sul numero di questo mese de Il Nostro Giornale, apprendiamo che diversi soci espressero il timore che lasciare la città di Milano, per venire ad abitare a Milanino, avrebbe fatto perdere la possibilità di accedere ad alcuni servizi come l’iscrizione gratuita per i propri figli a scuole molto qualificate, la possibilità di concorrere per le borse di studio, … Gli impiegati pubblici, una categoria molto rappresentata tra i soci dell’Unione, domandavano come conciliare l’iniziativa con l’obbligo, per loro, di risiedere nel comune di Milano. Buffoli tranquillizza tutti assicurando che sarà possibile ottenere dal comune di Milano che “il nuovo quartiere sia considerato come aggregato alla città; basterà, all’uopo, presentar bene la questione”.  Circa il problema della distanza dalla città, ai soci che temono di non potersi allontanare per non trascurare i propri interessi in città, Buffoli spiega che bisogna spingersi “ove non sia arrivata la speculazione dei terreni”. Il risparmio così ottenuto consentirà la realizzazione dei servizi quali “l’ortaglia, la vaccheria, la lavanderia”. Le spese di trasporto quotidiano saranno ampiamente compensate dai risparmi sul prezzo della verdura e della frutta, “saliti a cifre enormi”, e sul prezzo del latte.

Oltre al resoconto dell’assemblea, il giornale pubblica anche la lettera del dott. E.Bassi che dice di essersi astenuto, e con lui molti altri, perché a suo avviso l’iniziativa è finanziariamente molto rischiosa. Non avendo l’Unione mezzi propri sufficienti, per finanziare l’impresa, sarà costretta a raccogliere il denaro sul mercato ad un tasso non inferiore al 5%, quando l’esperienza dell’Umanitaria e del Municipio insegna che essi non ricavano più del 3,5% dagli affitti, pur avendo costruito insieme case grandi e piccoli villini per contenere i costi di costruzione. Mette in guardia la Cooperativa dal non ripetere l’errore della Filiale di Berlino che, decisa in un clima di grande entusiasmo, per anni ha accumulato solo perdite. Buffoli risponde e ancora una volta tranquillizza citando dati, cifre e percentuali sia circa la solidità finanziaria dell’Unione, sia circa l’esperienza delle cooperative inglesi e tedesche, anch’esse protagoniste sul mercato immobiliare grazie ad investimenti finanziati con il ricorso al credito. A proposito della presunta scarsa rendita degli affitti, “l’Unione Cooperativa non può né deve seguire il Comune o l’Umanitaria nella loro opera di generosità. L’unione Cooperativa può e deve compiere opera di equità contribuendo a frenare la speculazione che continua a rialzare i prezzi d’affitto delle case vecchie, facendo sì che esse rendano assai più di quanto sarebbe giusto”. L’Unione stabilirà la base di fissazione dei prezzi di affitto a non meno del 4% da assegnare al capitale “ritenendo che così si potrà dare ogni locale ad un prezzo conveniente, in confronto a quanto si paga nelle case nuove”. Se anche i soci volessero mantenere una rendita del 5% l’anno sul capitale, la differenza (10.000 lire sul milione che verrà investito) potrà essere facilmente colmata a scapito della quota da restituire ai consumatori “in una proporzione insensibile”.

Buffoli informa infine che l’iniziativa dell’Unione ha già avuto una vasta eco, sono pervenute una grande quantità di offerte di terreni, incoraggianti i giudizi espressi pubblicamente dal sindaco di Milano, il Senatore Ponti, e dalla stampa cittadina, e privatamente da tanti eminenti personalità e semplici cittadini. Tutto ciò non fa che confermare la bontà del progetto.

 

giugno 1907

In un appassionato articolo sul numero di questo mese de Il Nostro Giornale, Luigi Buffoli dettaglia il suo progetto per il Milanino. Per dare una risposta significativa al problema della abitazione per gli impiegati, i professionisti, i commercianti ed altri, l’Unione Cooperativa deve fare “assai di più di quanto si farebbe col milioncino votato”. Nascerà tra breve a Milano l’Istituto per le Case Popolari, che anche se non utilizza più la dicitura del passato delle Case Operaie, non favorirà certo il ceto impiegatizio. Infatti la legge del 1903 sulle case popolari prevede che esse siano affittate solo a persone con entrate complessive non superiori a L. 3500 annue. Anche se questo può non essere un problema per un giovane impiegato o professionista, lo diventerà dopo qualche anno, quando avrà migliorata la sua condizione economica ma, ciò malgrado, vivrà più stentatamente di prima dovendo sopportare maggiori spese per far proseguire negli studi i figli. L’Unione Cooperativa deve quindi pensare da sé ai bisogni della categoria di persone da cui è costituita. Con l’abituale, puntigliosa profusione di dati, cifre e conteggi, Buffoli spiega come l’acquisto di almeno un milione di mq al costo massimo di una lira al mq, sia la soglia minima, affinché il progetto possa essere efficace. Per iniziare la costruzione delle abitazioni bisognerà poi trovare almeno un secondo milione. A questo scopo, l’Unione si fa promotrice di una nuova società anonima di tipo cooperativo con un capitale iniziale di 2 milioni, sottoscrivendo le prime 10.000 azioni da 100 lire ed invitando tutti i soci e tutti gli Enti, Associazioni o Istituti interessati a sottoscrivere il restante 50%. La società potrà costruire ed affittare ai propri soci ed anche rivendere i terreni, con onesto guadagno. Favorire il trasferimento delle famiglie senza figli in età scolare può aiutare ad esempio a superare l’impasse iniziale per cui i residenti in città potrebbero non scegliere Milanino perché mancano i servizi, per realizzare i quali (trasporti e scuole, ad esempio) ci vuole tempo ed è tanto più difficile quanti meno sono gli abitanti. E’ quindi ufficialmente aperta la sottoscrizione delle azioni della società anonima proposta.

 

giugno 1907

Un sobborgo modello è sorto all’estremo limite della metropoli londinese, nelle vicinanze del popolare parco di Hampstead Heath, per opera del The Hampstead Garden Suburb Trust Limited, di cui Henrietta Barnett è l’infaticabile iniziatrice e animatrice. Ci saranno solo 8 abitazioni ogni 4 mila mq di terreno, moltissimi cottages saranno riservati agli operai, ci saranno sale da concerto e scuole, si tenterà anche l’esperimento della cucina comune per un dato numero di famiglie.

 

luglio 1907

Nel terzo articolo sul progetto Milanino, pubblicato sul numero di questo mese de Il Nostro Giornale, Luigi Buffoli informa che i sottoscrittori, a tutto il 22 luglio, sono stati soltanto 448 per un totale di 260.500 lire. E’ meno del previsto, anche se le cause possono essere diverse (il poco tempo, il periodo estivo nel quale molti sono fuori Milano, ecc…); è positivo però che tra i sottoscrittori ci siano tutti i componenti della Giunta Municipale, parecchi Consiglieri Comunali, alcuni Deputati, il capo dell’Ufficio Tecnico con altri ingegneri, il Medico dell’Ufficio di’Igiene, e molte altre personalità. Inoltre l’Unione garantisce un rendimento del 5% quando altri prospettano l’8%, il 10 o anche il 15%, però con il potenziale inganno di pericolosi giochi di borsa, mentre la rendita immobiliare è sicura, data la grande scarsità di case sul mercato. Circa la scelta della località dove realizzare il Milanino, questo sarà uno dei compiti della nuova società appena essa sarà costituita. Per guadagnare tempo il Consiglio dell’Unione Cooperativa comincia a raccogliere dati e verificare le numerose offerte pervenute, soprattutto dal punto di vista della realizzazione dei servizi, quali i mezzi di trasporto, l’illuminazione, il riscaldamento, la fornitura e la qualità dell’acqua, la fognatura. La zona di interesse è comunque già stata individuata e rappresentata in un diagramma che definisce una corona circolare a Nord di Milano con un raggio da 5 a 15 km dal centro. In direzione Nord, Niguarda è poco oltre i 5 Km, Cusano è al limite dei 10 Km, Nova Milanese al limite dei 15 Km. Da Est a Ovest la zona utile va da Rho e Arese fino a Brugherio e Cologno. Secondo il Buffoli “più si andrà lontano e più converrà, igienicamente ed economicamente”. Il limite è fissato a 15 km, “lontananza forte per quei fedelissimi amici della Madonnina del Duomo, i quali temono che riesca disastroso ogni distacco da essa”.

 

agosto 1907

Luigi Buffoli effettua un viaggio-studio in Inghilterra con una delegazione di cui facevano parte un incaricato del Governo ed uno del Comune di Milano, oltre a rappresentanti di Enti e Cooperative interessate alle case popolari. Partecipa all’8° “Congresso Internazionale sulle case economiche” di Londra e visita le città giardino di Letchworth, Hampstead, Port Sunlight, Bournville ed un sobborgo-giardino di Sheffield. Buffoli fu molto colpito dall’abbondanza di giardini, dalla varietà delle alberature, dai tracciati stradali ampi e sinuosi, dalle casette immerse nel verde, dai progressi igienici che si manifestavano in questi luoghi rispetto alle grandi città. Il modello della città giardino, grazie agli insuperati pregi igienici e morali della casetta unifamiliare, isolata o a schiera, con giardino e orto, si conferma come la soluzione ideale per migliorare le condizioni dell’insediamento urbano. Esso è particolarmente indicato per la classe media, costituita da impiegati, professionisti, piccoli commercianti, tutti rappresentanti

“di quella borghesia lavoratrice che costituisce la maggior forza della nostra città, nella quale la famiglia conserva le sue pure tradizioni, di solidità e semplicità severa. Per questa classe che certamente non merita minori cure della classe operaia, perché di essa non meno economicamente disagiata, non era il caso di pensare a quelle enormi caserme che si chiamano da noi case popolari mentre era certo che avrebbe saputo apprezzare un’impresa che le avrebbe reso possibile di godere di una casetta per la famiglia in mezzo a quelle dolcezze della natura tanto desiderata”.

Tra le opzioni possibili, viene scartato l’esempio del villaggio di Lecthworth, a 56 km da Londra, un quartiere con pretese di autosufficienza economica, ritenuto un’impresa troppo complessa e dalle prospettive incerte. Più rispondente agli scopi del Milanino è l’esempio di Hampstead, un sobborgo residenziale subito fuori città per gente che continua a gravitare sulla città per i propri interessi ed affari. Hampstead, uno dei distretti di Londra, dista dalla City un’ora e mezza di omnibus o mezz’ora di treno:

”In questo sobborgo giardino non vi sono stabilimenti industriali, vi si gode la tranquillità, la purezza dell’aria, la visione degli alberi e dei fiori, il senso di benessere ed il riposo che prolunga la vita; preservandola anche dai pericoli che corre quando la si passa costantemente ove ferve il movimento, ove l’aria è impregnata di miasmi, ove la vista non spazia, ove i sensi provano affanno ed ove il lavoro opprime”.

 

agosto 1907

Un’ampia nota di cronaca sul numero di questo mese della Rivista della Beneficenza Pubblica e degli Istituti di Previdenza, testimonia la vasta eco che l’iniziativa del Milanino sta suscitando anche fuori Milano. Il progetto della città giardino occuperà almeno un milione di mq, un buon terzo dei quali sarà per strade e piazze, si costruiranno 20 mila stanze da 20 mq l’una in case a non più di due piani, si costituirà una Cooperativa cui partecipa l’Unione Cooperativa e tutti gli enti o associazioni che vorranno sottoscrivere le quote per usufruire poi delle abitazioni per i propri impiegati.

 

settembre 1907

Continua con ritmo soddisfacente la sottoscrizione per la nuova società che dovrà edificare il Milanino. A metà settembre si è arrivati a L. 460.000, quasi alla metà del milione programmato. Il numero di Agosto-Settembre de Il nostro Giornale, Organo dell’Unione Cooperativa, nella sezione medica Il Dottore di Casa pubblica un articolo sui mali dell’urbanizzazione eccessiva (urbanismo, come si diceva allora) ai quali il Milanino, proposto e sostenuto dal Buffoli, può rappresentare una soluzione. Tra le cause di questo fenomeno, oltre al diffondersi dell’industrializzazione, l’articolo sottolinea anche i migliori mezzi di comunicazione (una volta “solo i ricchi potevano viaggiare e cercare nelle grandi città piaceri, onori, altre ricchezze. Oggi con poca spesa, grandi masse di popolazione vi possono accorrere da grandi distanze, portandovi braccia e cercandovi guadagni che non trovano nei villaggi”), la presenza in città di ospedali ed istituzioni filantropiche che “attirano i miseri dalle campagne”, le scuole “che attraggono la gioventù per l’istruzione”, la crescita delle istituzioni militari e burocratiche che concentrano in città masse di militari ed impiegati. Le differenze sociali in città diventano barriere insormontabili che creano società distinte. A distanza di poche vie si passa

“da uno stato di civiltà ad un altro, dagli eccessi di ricercatezza alla barbarie, dalle dimore dell’intelligenza a quelle dell’ignoranza brutale. In vicinanza delle case splendide vi sono i covili dell’orribile miseria, del delitto spensierato, dell’intemperanza, della dissolutezza, della rovina della giovinezza imprudente. Queste società distinte non si conoscono, i beni ammucchiati in poche mani scavano un abisso tra le diverse condizioni.”

 

ottobre 1907

Vivere in un ambiente

“comodo, decoroso e pulito - non voglio dire elegante - non è soltanto una necessità igienica, ma una necessità morale e sociale”.

Così L.Buffoli introduce il problema delle abitazioni cui Milanino vuole dare una risposta nell’articolo “Le Città a Giardini e Milanino” pubblicato sul numero di questo mese de “La lettura” colto mensile del Corriere della Sera. L’articolo prosegue con un resoconto del suo viaggio in Inghilterra dell’agosto precedente e, oltre a riferire delle visite alle diverse città giardino, si sofferma anche sul nuovo quartiere operaio di Richmond, a Londra, dove il comune ha costruito casette da 2 a 8 appartamenti, ciascuno con proprio ingresso, cucina, bagno e servizi al piano terra, due o tre camere al piano superiore, giardino ed orto privati. Somme enormi sono spese dalla Contea di Londra per l’edificazione di questi nuovi quartieri che però hanno uno “splendido risultato igienico”: qui la mortalità scende al 15 ‰ , dal 40 ‰ tipico dei vecchi quartieri operai.

Lo stesso articolo, con alcune aggiunte e con il titolo di “Milanino e le città giardino” è pubblicato anche sul numero di ottobre de Il nostro Giornale, Organo dell’Unione Cooperativa.

 

dicembre 1907

Il numero di questo mese de Il Nostro Giornale, pubblica la lettera di adesione alla Società per il Milanino dell’Ing. Cesare Beruto, già responsabile dell’Ufficio Tecnico Municipale ed estensore del piano regolatore di Milano (nel 1885). Egli plaude all’iniziativa del Buffoli e cita l’esempio di Londra che ha scelto uno sviluppo della città che salvaguardasse il verde ed i giardini.

“La vecchia Milano va sacrificando spazi e verde con furia deplorevole. Si fabbrica ogni spazio libero; si fabbrica, per così dire, sulle piante! Da ultimo, per spingere alla fabbricazione, si tassano i terreni edificabili. Londra, a suo tempo, provvide diversamente.”  

Il Beruto riporta quindi la traduzione di un decreto emesso dalla regina Elisabetta nel 1602 che, per ovviare all’eccessivo affollamento del centro con tutti i problemi igienici e di sicurezza conseguenti, vietava ogni nuova costruzione nel raggio di tre miglia dalla città, vietava il frazionamento di abitazioni in piccoli alloggi, sfrattava gli inquilini di alloggi frazionati negli ultimi anni, ordinava la demolizione di tutte le botteghe e magazzini costruiti negli ultimi sette anni, impediva la vendita o l’affitto di tutte le case costruite negli ultimi sette anni e non ancora occupate, ordinava la demolizione di tutte le case al momento in costruzione. Un po’ brutale, commenta il Beruto, però oggi Londra, forse la città più popolosa del mondo, è quella che vanta il minor indice di affollamento. Termina infine promettendo di sottoscrivere in futuro altre azioni della nuova società ”in proporzione a quanti più chilometri Milanino disterà dalla circonvallazione”.

 

1908

L’Ufficio d’Igiene del Comune di Milano adotta provvedimenti per proibire che le capre siano fatte accedere agli appartamenti privati, per esservi munte direttamente a domicilio del consumatore. Milano si era ormai imposta all’attenzione internazionale come la capitale industriale e finanziaria dell’Italia, ma le condizioni igieniche di molti quartieri non erano certo all’altezza. Secondo dati del 1903, in città vivevano ancora 4200 cavalli, usati per i trasporti, 4680 mucche, 250 tori e buoi, 500 maiali, capre asini, muli. Tutti questi animali dovevano essere alimentati giornalmente e le loro deiezioni andavano smaltite. La malaria, ad esempio, all’inizio del secolo, è un problema persistente e grave, particolarmente in due zone della città, il settore sud-est tra il Naviglio Grande, il Ticinello, il Gratosoglio, e la zona tra il quartiere Monforte e Monluè. Ampie superfici a risaia sono ancora coltivate tutto attorno alla città, a sud della Martesana e dell’Olona, fino a soli tre chilometri dalle mura spagnole. La zona a Nord della città, tra l’Olona e la Martesana, da Musocco fino a Crescenzago, è l’unica priva di risaie, probabilmente perché non così ricca di acque superficiali. Che sia questo il motivo per cui, per il Milanino, Buffoli scelse proprio quel settore a Nord della Città?

 

2 gennaio 1908

A modifica della precedente legge del 1903, entra in vigore una nuova legge sulle case economiche e popolari, che sembra offrire vantaggi anche “alla classe formata dagli impiegati, insegnanti, professionisti, piccoli industriali, piccoli commercianti ed affini”.  Maggiori esenzioni fiscali, possibilità di sottoscrivere azioni fino all’importo di L. 10.000 e non solo 5.000 com’era prima, possibilità di una remunerazione del capitale fino al 5%, altri vantaggi a favore delle Cooperative. Il progetto di costituire una società anonima per il Milanino è quindi per il momento sospeso, in attesa di essere rivisto, non appena sarà disponibile il regolamento di attuazione della nuova legge. Intanto il Consiglio dell’Unione Cooperativa ha deliberato di procedere alla scelta del terreno dove far sorgere il villaggio-giardino: circa un milione di mq, al prezzo minimo possibile, cioè meno di una lira al mq, in una località alla quale Milano sia collegata con frequenti e sollecite comunicazioni. “Si gradiranno nuove offerte in proposito, e chi già ne fece è pregato di confermarle, dettagliandole quanto più possibile in iscritto, con piante e dati riguardanti le condizioni”. E’ aperta ufficialmente la gara!

 

26 aprile 1908

Nell’assemblea dei soci dell’Unione Cooperativa per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 1907, L. Buffoli con la sua relazione del Consiglio di Amministrazione comunica che, a seguito della partecipazione al Congresso di Internazionale per le Case Economiche (Londra, agosto 1907), la visita in Germania (Francoforte, dicembre 1907) e lo studio delle esperienze realizzate in Francia, America, Danimarca, ha ormai preso definitivamente corpo l’idea di costruire un villaggio-giardino a qualche chilometro da Milano. L’argomento verrà presentato ed ampiamente discusso in una assemblea pubblica dedicata al tema che sarà convocata successivamente.

 

11 giugno 1908

Conferenza di Luigi Buffoli al Teatro Lirico di Milano per la presentazione del progetto per il “Milanino” da costruirsi a Nord di Milano a non più di 15 Km da piazza del Duomo. Sono presenti il Sindaco, giornalisti ed esponenti del mondo economico e politico milanese. L’obbiettivo è quello di propagandare l’idea e raccogliere adesioni. Buffoli illustra le realizzazioni dei villaggi giardino inglesi mediante proiezioni di fotografie.

 

1 luglio 1908

Inaugurazione, presso lo spaccio principale dell’Unione Cooperativa, di un nuovo negozio dedicato al giardinaggio ed orticoltura: sementi da fiori, ortaggi e prati, bulbi primaverili ed invernali, piante naturali ed artificiali, vasi, attrezzi ed articoli vari.

 

15 luglio 1908

Con un affollato banchetto, si inaugura la sezione vegetariana del ristorante dell’Unione Cooperativa. Accompagna il menù lo “champagne senz’alcool” (sic). Dal giorno successivo, piatti vegetariani saranno sempre disponibili nel menù offerto quotidianamente. Curiosa la sottolineatura relativa all’alcool “pei frequentatori di questa sezione l’uso del vino non è né imposto, né vietato, lasciandosi a ciascuno di regolarsi come meglio crede”.

 

2 settembre 1908

Su proposta di Buffoli, il consiglio dell’Unione Cooperativa sceglie Cusano sul Seveso come sede per l’edificazione del Milanino. Dopo la conferenza di giugno al Teatro Lirico, diversi comuni dell’hinterland e gruppi di proprietari si erano fatti avanti per partecipare all’affare. Cusano la spuntò contro Senago (troppo distante da Milano, il terreno argilloso, pur adatto alla produzione in loco di laterizi, mal si sarebbe prestato per gli orti ed i giardini), Bollate (prezzo più alto) e Bruzzano (troppo vicino alla zona industriale della Bovisa “il cui territorio andava sempre più coprendosi di stabilimenti industriali che non spandono profumi soavi” ed ai quartieri operai di Affori, Niguarda e Bresso “le cui casupole formerebbero una non bella cornice al villaggio giardino”) anche grazie al deciso impegno del sindaco, Amedeo Ferrari. Cusano invece era allora un comune con vaste campagne, circa 2500 abitanti, solo qualche industria manifatturiera, per lo più filande a vapore, tranquillo ed ordinato, dotato di buoni servizi (scuole elementari fino alla sesta classe, asilo infantile, una biblioteca popolare, la posta, la rete per l’illuminazione elettrica, la fognatura), cosparso di ville, nei dintorni case di villeggiatura di molte famiglie milanesi, aria salubre, acqua di ottima qualità, buone comunicazioni, terreno adatto sia ad orti e giardini che alla fabbricazione di laterizi.

 

ottobre 1908

L’Unione Cooperativa acquista i terreni destinati all’edificazione del Milanino sul territorio comunale di Cusano sul Seveso. Si tratta di circa 1.300.000 mq per un costo di quasi un milione di Lire, in ragione cioè di circa 0,7 L/mq, un costo addirittura inferiore a 1 L/mq che l’Unione si era posto come obiettivo. La stipula dei contratti, con oltre cinquanta controparti, di estrazione contadina e quindi presumibilmente non tutti preparati ad una situazione di tale portata, fu molto laboriosa e l’Unione poté entrare nel possesso effettivo dei terreni solo nel novembre del 1909. Nel frattempo la speculazione si mise subito all’opera: don Antonio Seveso, parroco di Cusano dal 1906, nelle sue cronache parrocchiali accenna ad iniziative poco pulite per carpire la buona fede dei proprietari dei fondi ed ottenere un prezzo più favorevole anche con l’inganno.

 

4 dicembre 1908

Assemblea straordinaria dei soci dell’Unione Cooperativa per la ratifica delle norme statuarie e regolamentari in funzione delle nuove attività legate alla realizzazione del Milanino.

 

1909

“Il piano regolatore generale del villaggio” di Milanino è redatto dall’Ing. Giannino Ferrini, Capo Divisione dell’Ufficio Tecnico Municipale di Milano, dirigente della Cooperativa “La Casa” e buon conoscitore delle città giardino per averne visitate parecchie. Per prepararlo Ferrini si era, infatti, recato in Inghilterra nell’agosto 1908 visitando le città giardino di cui si era già interessato L.Buffoli l’anno prima.

Il quartiere si sviluppa attorno a due assi principali: “una grande arteria, destinata a passeggio e giardino, la quale viene a collegare l’attuale strada che unisce Cusano e Cinisello e la linea percorsa dalla tramvia a vapore Milano-Monza-Carate”. Il nuovo grande viale alberato, il futuro Viale Buffoli, lungo 1,4 km, largo 60 m, con la zona centrale sistemata a giardino, è l’asse portante, il biglietto da visita del nuovo quartiere. Le altre strade, in parte rettilinee ed in parte curve ad ellissi o ad anelli concentrici, secondo la moda del tempo, formano circa 2000 lotti, previsti per circa 12.000 abitanti. Il progetto è completato da uno schema di lottizzazione e da un regolamento edilizio. Le case devono avere le caratteristiche tipiche dell’edilizia da sobborgo-giardino borghese, improntate “ad un giusto decoro”, al massimo due piani oltre il pieno terra, occupando non più del 40% della superficie del lotto. Lungo il grande viale, le case dovevano essere solo ville isolate di stile piuttosto pretenzioso, ma anche altrove tutte le fronti libere dovevano essere decorate. Nonostante si proponga una città-giardino, gli spazi destinati a parco o giardini pubblici sono solo 39.500 mq, circa il 3% della superficie totale, il 27 % è per strade e piazze ed il 70% è venduto ai privati. Il carattere di giardino del nuovo insediamento è quindi affidato in gran parte al verde privato ed alle alberature stradali, previste su “tutte le vie fino a quelle di larghezza di 15 m comprese”.

Il progetto di lottizzazione copriva tutta la Milanino attuale estendendosi fino ai confini comunali a Nord con Paderno Dugnano, ben oltre l’attuale Via Alessandrina, ed ad Est con Cinisello fino ad una via dei Cedri, prevista all’incirca dove ora c’è via Campanula, una delle sole due strade campestri rimaste oggi a Cusano Milanino. A Sud arrivava fino a Viale Unione, dove era in funzione da una ventina d’anni una tramvia a vapore per Cinisello e Monza.

 

1909

Inizia la produzione il nuovo stabilimento Pirelli alla Bicocca. Insieme alle altre grandi industrie stabilitesi tra Milano e Sesto San Giovanni in quel periodo (Distilleria Campari nel 1902, Breda nel 1903, Ercole Marelli nel 1905,  la OVSA e la SAPSA nel 1906, le Acciaierie e Ferriere Lombarde, poi AFL Falck nel 1906) costituisce un centro industriale dove trovano occupazione migliaia di lavoratori della zona ed immigrati. In pochi anni le grandi fabbriche ed i quartieri operai si sostituiscono alle cascine, segno della trasformazione dell’economia lombarda da agricolo-mercantile a industriale, consentita dalla diffusione di una nuova fonte di energia primaria, l’energia idroelettrica che sostituisce il carbone, gravato da pesanti costi di trasporto e di importazione.

Per comprendere l’impatto sociale di queste grandi fabbriche (Sesto raddoppia gli abitanti, da 7000 a 14000 in soli 10 anni, dal 1901 al 1911), basti pensare che la Falck, oltre alle fabbriche, realizza negli anni il “villaggio Falck” per le abitazioni dei propri operai, dotandolo di biblioteca, centro sportivo, cinema-teatro, case di riposo e centri per il dopolavoro. Situato lungo Viale Italia, fu realizzato in varie fasi (1908, 1919, 1922, 1924) a cura degli arch. Corti, Gilardi, Terzi, Piazzi, Annoni. 180 alloggi in villini plurifamiliari e basse palazzine, tra viali alberati, orti e giardini.

 

1909

Convenzione tra il comune di Milano e la Società Anonima Quartiere Industriale Nord Milano, una grossa società fondiaria, per la realizzazione, con capitali pubblici e privati (alla società partecipavano i maggiori imprenditori milanesi), di una zona di espansione suburbana lungo un asse rettilineo che collega Milano a Sesto San Giovanni e poi a Monza. Accanto al grande viale, ora Viale Zara-Fulvio Testi, avrebbe dovuto sorgere un insediamento misto industriale e di abitazione, con case basse nel verde, secondo un modello di città lineare. Il progetto edilizio relativo è incluso nel nuovo piano regolatore di Milano, presentato nel maggio 1909 dagli ingg. Angelo Pavia e Giovanni Masera (lo stesso che elaborerà il piano regolatore di Cusano Milanino del 1926).

 

gennaio 1909

Il numero di questo mese del il Nostro Giornale, organo dell’Unione Cooperativa, ci informa che il Consiglio Direttivo ha deciso di accettare l’invito ricevuto e rientrare a far parte della Lega Nazionale delle Cooperative. L’U.C. ne era uscita nel 1898 a causa dell’eccessiva politicizzazione che la Lega andava assumendo. Ora invece le divergenze, manifestatesi in alcuni congressi, si sono attenuate e l’U.C. riconosce che la Lega ha effettivamente giovato e giova al movimento cooperativo.

 

maggio 1909

Alessandro Schiavi, all’epoca direttore dell’Ufficio del Lavoro della Società Umanitaria, futuro direttore dell’Istituto per le Case Popolari ed Economiche di Milano, firma un articolo sul numero di questo mese de  “La lettura”, il colto periodico del Corriere della Sera, sul tema del rincaro degli affitti in città. Milano soffre di penuria di alloggi ad ogni periodico incremento della popolazione. L’industria edilizia non è mai sollecita a soddisfare il bisogno. Come già sperimentato in passato, lo Schiavi sostiene che è inutile cercare di regolamentare in modo forzoso il mercato degli affitti, bisogna invece costruire di più. All’inizio del secolo Milano operaia e piccolo borghese registra un affollamento eccessivo nelle abitazioni, incompatibile con le esigenze della più elementare igiene. E’ evidente dalle statistiche: per l’anno 1903, ad esempio, dal 10,52% di mortalità infantile per le famiglie residenti in alloggi di 5 o più stanze, si arriva al 27,08% per le famiglie con alloggi di una sola stanza. Il fabbisogno di case, soprattutto di uno, due o tre stanze, non fa che crescere, per l’effetto combinato della crescita della immigrazione in città e dello scarso tasso di edificazione di nuovi alloggi; conseguentemente crescono le pigioni. La soluzione è una sola: costruire nuove case in città, dove lo spazio non manca (ben 44 milioni di mq sono edificabili all’interno del perimetro comunale, di cui 750.000 mq di proprietà comunale, “attendono il sesto e la cazzuola”) o, meglio ancora, subito fuori, dove si possono facilmente realizzare città a giardini, come il Milanino, collegabili con i rapidi mezzi di comunicazione e di trasporto oggi disponibili. Una semplice mappa illustra la collocazione del Milanino, poco lontano da Milano, tra Cusano e Cinisello, servita dalle Ferrovie Nord e dalla tramvia. Il benefico effetto sulla salute pubblica delle città a giardini è efficacemente mostrato da grafici che riportano i dati delle esperienze inglesi ormai consolidate: in questi villaggi la mortalità varia da 5 a 8 per mille abitanti, contro una media di quasi il 14 per mille delle grandi città; la mortalità infantile scende dal 4 al 6,5 per cento nati, contro una media del 14,5 per cento nelle grandi città. 

 

21 maggio 1909

Per sfruttare i vantaggi fiscali della legislazione vigente per le case popolari (legge Luzzatti del 1903, e Testo Unico finale del 1908), si costituisce la “Società Anonima Cooperativa degli Inquilini di Milanino”, una cooperativa edificatrice per la costruzione di edifici da assegnare in affitto prioritariamente ai soci. Per favorire l’edificazione di case popolari, la legge Luzzatti prevedeva agevolazioni dirette, come la concessione di sostegni finanziari e la cessione di aree demaniali fabbricabili, o indirette, come esenzioni fiscali e facilitazioni sui mutui a lungo termine e a tassi di favore.

 

31 luglio 1909

Luigi Buffoli presenta al consiglio comunale di Cusano sul Seveso il progetto dell’Unione Cooperativa per il Milanino.

“Allo scopo di evitare che la speculazione entrasse a pregiudicare l’esatta attuazione dell’idea accolta, ho provveduto alla compilazione di apposite norme edilizie, alle quali si intende subordinare la cessione di lotti fabbricabili, onde impedire che si fabbrichino case non rispondenti ai concetti ed alle caratteristiche della città giardino”.

 

23 ottobre 1909

L’ing. Giuseppe Ciceri, su incarico del sindaco di Cusano, Cav. Adolfo Ferrari, presenta una perizia tecnica e progettuale che approva il piano dell’Unione Cooperativa.

“il progetto del grande villaggio-giardino è veramente grandioso ed encomiabile sotto ogni aspetto…dal comune di Cusano è da accogliersi con speciale benevolenza…”

 

24 ottobre 1909

Il consiglio comunale di Cusano sul Seveso approva all’unanimità il progetto Milanino e le servitù richieste dall’Unione Cooperativa per la realizzazione dell’acquedotto e della fognatura.

 

1910

Dopo quasi cinque lustri di costante espansione, l’Unione Cooperativa è un’azienda con un volume d’affari di oltre 10 milioni di lire, un capitale sociale di sei milioni, 14.000 soci. Vende mediante catalogo in tutta Italia e nelle colonie. E’ la più importante impresa cooperativa di consumo in Italia.

gennaio 1910

Iniziano dei lavori di lottizzazione a Milanino. Ricevuti finalmente in consegna i terreni, si è iniziato con i primi abbattimenti di gelsi ed i primi picchetti a tracciare linee e confini.

 

18 febbraio 1910

Nagas ed Eigenmann presentano al sindaco di Cusano il loro progetto per il quartiere Regina Elena. Collocato a Sud di Via Unione, in parte sul territorio di Cinisello, anche questo quartiere è proposto come città-giardino. Ci sono però alcune significative differenze rispetto al piano per Milanino. Gli edifici possono occupare fino a metà del lotto su cui insistono e non sono limitati in altezza. Non è previsto un impianto di fognatura, quindi i singoli acquirenti devono dotarsi di un pozzo nero per gli scarichi e di una cisterna stagna per raccogliere l’acqua piovana da riutilizzarsi per innaffiare orti e giardini. Non sono previste strutture pubbliche (scuole, negozi) né spazi di verde pubblico oltre all’aiuola centrale sul prolungamento di Viale Buffoli (l’attuale Via Petrarca) ed al piccolo giardino dell’attuale Piazza Campo dei Fiori.

marzo 1910

Pubblicato il primo piano di lottizzazione di Milanino, con le relative norme edilizie. Comprende 187 lotti tra 500 e 1500 mq, messi in vendita a prezzi dichiaratamente promozionali per incoraggiare gli acquirenti, attorno a 3,5 L/mq, cioè circa cinque volte il prezzo di acquisto. Dopo un promettente inizio (a luglio se ne erano venduti 135) la vendita rallenta per arrivare a 148 lotti venduti alla fine dell’anno. La Cooperativa Inquilini del Milanino, forte di 1500 soci con 500.000 lire di capitale versato, acquista 14.000 mq per il primo nucleo di case in affitto.

 

24 aprile 1910

Il comune di Cusano Milanino approva il piano Nagas-Eigenmann per il quartiere Regina Elena.

 

24 maggio 1910

L’Ufficio del Genio Civile della Sottoprefettura di Monza, informa il comune di Cusano di aver approvato il piano Milanino. Nella relazione, datata 29 aprile 1910, si suggerisce di orientare i viali alberati principali in senso est-ovest e non nord-sud come era nel piano. Il suggerimento, non vincolante, è ignorato.

Il comune di Cusano aveva già informato ufficialmente l’Unione Cooperativa della approvazione in data 5 maggio: evidentemente erano già a conoscenza del parere positivo della relazione tecnica.

giugno 1910

Sono in corso i lavori di sterro per la tracciatura delle strade nella zona di prima lottizzazione. A seguire, il loro “inghiaiamento”.

luglio 1910

Inizia la costruzione dei primi villini privati e del primo lotto della Cooperativa Inquilini (uno  dei due corpi fabbrica da dieci alloggi in Via del Giglio).

 

agosto 1910

A Milanino iniziano le prime edificazioni su appezzamenti venduti ai soci dell’Unione Cooperativa ed altre cooperative associate; parallelamente sono in corso le opere di urbanizzazione. La zona di prima lottizzazione è quella compresa tra le vie Reseda, Acacie, Quiete, Concordia, Fiordaliso, Benessere, Previdenza, Tigli, Ginestre, Rose, Edera. Comprende 197 lotti tra 500 e 1500 mq, messi in vendita a prezzi piuttosto bassi per incoraggiare gli acquirenti, attorno a 3,5 L/mq, cioè circa il quintuplo del prezzo di acquisto. Dopo un promettente inizio (a luglio se ne erano venduti 135) la vendita rallenta per arrivare a 148 lotti venduti alla fine dell’anno, quando erano in costruzione 26 villette private e 34 casette dell’Unione Inquilini.  La planimetria generale del 1910 riporta in questa zona 79 edifici privati in gran parte già costruiti o in costruzione. Sono indicati la scuola di Via Edera, la succursale dell’Unione Cooperativa in Via Cooperazione, l’albergo popolare (segnato come Collegio) e la Chiesa Regina Pacis in Viale Buffoli. Tra le clausole di vendita ricordiamo che L’unione Cooperativa si assume l’onere della costruzione ed esercizio dei servizi pubblici (strade, fognatura, acqua potabile, distribuzione della luce  e del gas) fino al completamento dell’intera lottizzazione secondo il piano regolatore presentato, quando essi sarebbero passati al Comune. Si riserva inoltre il monopolio di tutti gli esercizi pubblici (negozi, caffé, ristorante, …). In effetti l’Unione Cooperativa, sotto la direzione degli ingg. Magnani e Rondoni, realizzò con cura i servizi di urbanizzazione promessi sulle aree della lottizzazione, senza attendere la fabbricazione delle case.

 

1910

La Società Anonima Cooperativa Inquilini del Milanino, forte di 1.500 soci con 500.000 lire di capitale versato, acquista un lotto di 14.000 mq per il primo nucleo di case da cedere in affitto.

Il primo documento con la presentazione del progetto è del 18 marzo 1910.

Sui primi 8.200 mq del lotto, corrispondenti all’isolato delle attuali via Cooperazione, viale dei Tigli, via Reseda, via Edera sono previsti:

  • 2 edifici con dieci casette a schiera ciascuno, ognuna costituita da 6 locali più sottotetto

  • 2 edifici con tre casette da 4 locali ciascuna

  • 4 cottage da due appartamenti ciascuno ai 4 angoli del lotto

Tutti gli alloggi erano dotati di un piccolo giardino da due-trecento mq. Con la direzione lavori degli Ingg. Magnani e Rondoni, l’edificazione è completata tra il 1910 e il 1911. Una delle schiere di casette fu costruita dalla ditta Rosa & Cometta con un sistema brevettato di blocchi cavi di calcestruzzo (una novità di allora, di cui parlavano le riviste tecniche e divulgative, che poteva ridurre significativamente i tempi ed i costi di fabbricazione: erano fabbricabili sul posto da piccole macchine trasportabili. Il sistema era già ampiamente diffuso in America: l’impresa era infatti titolare per l’Italia della licenza della Ideal Concrete Machinery Co), il resto del quartiere fu opera della Federazione Milanese delle Cooperative di Produzione e Lavoro. Le case furono messe in affitto ad un prezzo decisamente modesto. Ciò nonostante rimasero sfitte per oltre un terzo.

 

1910

Perché la Città Giardino possa svilupparsi, superando lo svantaggio di una collocazione fuori dalla città che resta il centro del lavoro e degli affari, è indispensabile una comunicazione con Milano “rapida, frequente ed a buon mercato”. Il tram a vapore delle due linee per Desio e per Cinisello-Monza percorreva la tratta Porta Volta-Cusano Bivio in poco più di mezz’ora con una trentina di corse giornaliere. Non era sufficiente, viaggio troppo lento e scomodo. Su incarico dell’Unione Cooperativa, la ditta “Ingegneri Bellani e Benazzoli” progetta quindi una nuova tramvia elettrica sopraelevata a monorotaia, una novità assoluta per l’Italia, che avrebbe dovuto collegare Milanino con il centro di Milano (Piazza Castello) in soli 5 minuti alla fantastica velocità di 120 km/h, con una corsa ogni 15 minuti. Il percorso ipotizzato era in asse con viale Buffoli, a costeggiare il campo volo di Bresso, con il capolinea collocato all’estremità sud del grande viale. Il progetto fu presentato con successo all’esposizione di Torino del 1911. Il preventivo di costo per la linea, le stazioni, il materiale rotabile, l’equipaggiamento elettrico e gli espropri, era di due milioni di lire. Le difficoltà nel reperire i finanziamenti e le trattative infruttuose con il Comune di Milano, nonostante la dichiarata disponibilità (la giunta liberal-moderata, al governo di Milano dalle elezioni del gennaio 1911, svoltesi dopo un periodo di confusione per contrasti tra i diversi schieramenti di destra, sotto la guida del sindaco Emanuele Greppi, sta attuando una rigorosa politica di tagli delle spese), dopo un paio d’anni fecero decadere definitivamente questa ”ardita iniziativa”. Senza questo tram veloce, con l’elettrificazione della linea per Desio-Carate arrivata solo nel 1925, anche la insufficienza dei collegamenti con Milano può essere stata una della cause che hanno contribuito a frenare lo sviluppo del Milanino. Il progetto era azzardato, troppo avveniristico e quindi difficilmente avrebbe potuto essere realizzato? In realtà la trazione elettrica per i tram era ormai collaudata. In città a Milano, dopo il primo tram elettrico della Edison attivato nel 1892, alla fine del secolo la elettrificazione della rete tramviaria cittadina (estesa per oltre 61 km) era completata. Inoltre, pochi anni prima, all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, un tram elettrico sopraelevato, anche se non a monorotaia, era stato realizzato per collegare le due sezioni della fiera, quella del Parco Sempione e quella della Piazza d’Armi, scavalcando perfino la ferrovia presso la Stazione Nord. Su un percorso di 1350 m a 7 metri da terra, trasportava su 4 carrozze fino a 300 persone per volta, ad una velocità che, nel tratto centrale, toccava i 40 km/h: fu una delle grandi attrazioni della Fiera, usata da oltre sei milioni di viaggiatori, in una città di poco più di mezzo milione di abitanti.

 

settembre 1910

L’Unione Cooperativa promuove il “Premio Milanino”, un concorso per il migliore “Villino Moderno” e relativo arredo (altezza massima due piani, fronte strada non maggiore di 25 m, non più di sei locali, tali che “le moderne esigenze di comfort e decoro fossero saggiamente subordinate a criteri di razionale economia” ). I lavori presentati furono esposti in una mostra che si tenne al Politecnico nei mesi di novembre e dicembre ed erano destinati a formare un catalogo di progetti già approvati a disposizione di possibili acquirenti.

dicembre 1910

Sono in produzione, in un cantiere appositamente creato a Milanino, i grossi tubi in cemento per la fognatura. E’ iniziata la posa della rete di distribuzione dell’acqua potabile.

1911

L’Amministrazione di Cusano, retta dal sindaco Cav. Ferrari, sigla con la Union des Gaz, la società francese che da qualche anno distribuiva a Milano e dintorni il gas prodotto dal carbone alla Bovisa, un accordo per la fornitura del gas sul territorio comunale e quindi anche a Milanino. La concessione ha durata quarantennale. Sarà sostituita negli anni 50 dal metano, la nuova energia di quegli anni.

 

1911

A Milanino si costruisce l’edificio della filiale dell’Unione Cooperativa, con progetto e direzione lavori degli ingg. Magnani e Rondoni. Un vero e proprio centro servizi: al piano terra i negozi per i generi di prima necessità (panetteria, macelleria, calzoleria, merceria, poste e telegrafo); al piano superiore gli uffici della Unione Cooperativa, l’ufficio tecnico e amministrativo del Milanino e spazi di riunione e di incontro per gli abitanti del Milanino (sala bigliardo, sala di lettura, sala di conversazione).

 

1911

La Società Cooperativa Alberghi Popolari affida agli Ingg. Magnani e Rondoni la progettazione di una casa pensione, da collocarsi lungo il vialone centrale e destinata ad ospitare scapoli desiderosi di vivere a Milanino, lanciando la città-giardino come stazione di soggiorno temporaneo.

 

1911

A Milanino, oltre alle casette della Cooperativa Inquilini, ci sono ormai 40 villette private già completate e molte altre in costruzione. Gli abitanti sono una sessantina e cominciano a protestare pubblicamente per la mancanza della Chiesa e della Messa. Pochi di questi erano i veri praticanti, perciò si sospetta che il movimento avesse solo lo scopo di fare pubblicità al Milanino, come le note don A. Seveso, parroco di Cusano, nel suo Chronicon, ci lasciano supporre.

 

1911

Alessandro Schiavi, allora direttore dell’Istituto per le Case Popolari, già assessore al Lavoro della giunta socialista al governo di Milano, pubblica il libro “Le case a buon mercato e le città giardino”. Dopo aver introdotto il tema dell’urbanizzazione eccessiva con tutti i problemi, anche igienico-sanitari, che provoca, presenta una panoramica delle iniziative adottate negli ultimi decenni (cooperative, credito, previdenza, dormitori, ecc). Propone infine la soluzione dei villaggi giardino e dei sobborghi di casette fuori città come quella capace di risolvere il problema. Descrive le esperienze inglesi e tedesche ed infine dedica un ampio capitolo ad illustrare il progetto dell’Unione Cooperativa per Milanino. Quasi un milione di mq destinati ad un villaggio di “casette con giardinetto”, che “per impedire la speculazione nella rivendita e negli affitti” verranno in gran parte assegnati alla Cooperativa Inquilini “destinata a funzionare come calmiere del prezzo delle pigioni”. Anche se pubblicato nel 1911, il testo sembra risalire ad un paio d’anni prima; infatti, illustrando il progetto di Milanino, non fa nessun riferimento ai lavori di costruzione del villaggio, all’epoca già avanzati.

 

febbraio 1911

Per meglio seguire e coordinare le attività edilizie private e quelle relative ai servizi di urbanizzazione per il Milanino, l’Unione Cooperativa, oltre ad assicurarsi la collaborazione dell’Ing. Ferrini, istituisce un Ufficio Tecnico permanente, affidato all’Ing. Zanelli. L’Ufficio Milanino, per tutte le pratiche di tipo amministrativo, efficacemente diretto dall’avv. Cattaneo, anch’egli funzionario del Comune di Milano,  era operante già dall’aprile 1910.

9 febbraio 1911

Una lettera della Direzione Generale dei Telefoni di Stato al sindaco di Cusano, Cav. Ferrari, che a sua volta la gira all’Unione Cooperativa, informa dell’inizio dei lavori per la posa delle linee per l’atteso collegamento telefonico di Paderno e Cusano con Milano.

 

10 febbraio 1911

Convenzione tra il Comune di Cusano e l’Unione Cooperativa per il sistema delle fognature e dell’acqua potabile. Fin dalle sue origini, Milanino è dotata di una rete fognaria completa, a canalizzazione unica, cosiddetta tout-a-l’égout, come quella della città di Milano, che raccoglie in un’unica canalizzazione gli scarichi delle abitazioni e l’acqua piovana dai tetti e dalle strade (progetto degli ingg. Magnani e Rondoni). Allora senz’altro un’infrastruttura d’avanguardia. I collettori principali attraversano Cusano e scaricano nel Seveso; era previsto un impianto di depurazione biologica per lo smaltimento del liquame su un terreno di 32.000 mq appositamente acquistato lungo il fiume. Purtroppo lo scarico nel fiume, senza una depurazione efficace, continuerà per altri ottanta anni, anche se dopo pochi anni era già chiaro all’olfatto di tutti che la capacità di smaltimento del nostro fiume era ormai insufficiente.

20 febbraio 1911

La ditta Figli di Giovanni Marzoli si aggiudica l’appalto per i lavori di sistemazione stradale e posa della rete fognaria nella zona della prima lottizzazione del Milanino. I lavori iniziano subito, con l’obiettivo di concludersi entro l’anno. “Tutte le strade avranno marciapiedi in ghiaietto con cordoni in granito e carreggiata in buon macadam cilindrato”.

 

marzo 1911

Inizia la costruzione dell’edificio dell’acquedotto di Milanino, che sarà completata l’anno successivo: solo due piani interrati per ospitare le pompe per il sollevamento, i tubi per la distribuzione primaria e, al piano superiore, il magazzino per gli attrezzi della manutenzione delle strade e degli impianti. L’impianto di sollevamento era idropneumatico automatico, l’acqua era cioè distribuita in pressione, con un notevole miglioramento rispetto agli usuali sistemi a serbatoio, perché la manutenzione e la sorveglianza erano ridotti al minimo. In corrispondenza degli incroci principali si collocarono idranti per l’innaffiamento stradale e per l’estinzione degli incendi. Fontanelle decorative erano disposte lungo il Vialone (futuro Viale Buffoli) ed in varie piazzette.

marzo 1911

La Federazione Milanese delle Cooperative avvia la costruzione dell’edificio della Filiale dell’Unione Cooperativa. “I prospetti esterni, improntati ad una sobria eleganza, avranno tinta assai chiara e vi predomineranno decorazioni di color verde chiaro, così da armonizzare il fabbricato con l’ambiente in cui deve sorgere”. Inizia la costruzione dell’edificio dell’acquedotto: solo due piani interrati per ospitare le pompe di sollevamento ed i tubi per la distribuzione primaria. Il primo pozzo era già stato scavato, ora si trivella il secondo.

marzo 1911

Il comune di Cusano decide di provvedere all’illuminazione “a mezzo di lampade elettriche, della strada Cusano-Cinisello fino al vialone centrale [l’attuale Viale Buffoli] nonché dei tronchi stradali circondanti il nuovo quartiere della Cooperativa Inquilini”. Il Comune e l’Unione Cooperativa approvano definitivamente la convenzione con l’Union des Gaz per la fornitura di gas per illuminazione e riscaldamento. Entro il 29 settembre dovrà essere completata la rete di distribuzione a tutta la zona di prima lottizzazione.

aprile 1911

Oltre ai 34 alloggi della Cooperativa inquilini (su sei edifici), sono in costruzione ben 26 villette private “di cui 11 quasi completate e 3 ben avviate

18 giugno 1911

Visita della stampa a Milanino. L’evento, a volte ricordato, impropriamente, come inaugurazione di Milanino, vide l’arrivo di un cinquantina di giornalisti. Dai numerosi articoli usciti sui giornali nei giorni successivi apprendiamo che alcune villette sono già abitate e che il sontuoso banchetto, servito nel giardino della Filiale dell’Unione sotto i tendoni recuperati da Buffoli dal Verziere di Milano, era stato preparato “in una delle casette già abitate da inquilini del Milanino”.

25 giugno 1911

Buffoli visita a Milanino la casa dei signori Valli-Cazzani, tra i primi abitanti di Milanino (via Quiete 3). In giardino viti, ciliegi, peri carichi di frutti, l’orto con tutte le verdure da tavola ed il pollaio con il gallo e le galline. Per l’acqua si sono però dovuti scavare un pozzo di 12 metri e montare una pompa elettrica per l’estrazione, visto che l’acquedotto non funziona ancora. Oggi il giardino è scomparso ed al posto della villetta c’è un piccolo condominio. Solo la recinzione sembra ricordare i fasti di un tempo.

agosto 1911

Completate le canalizzazioni stradali della fognatura, sono in corso gli allacciamenti dei tombini e la cordonatura dei marciapiedi; quanto prima inizieranno gli allacciamenti degli stabili privati. Costruito lo sfioratore, in costruzione il collettore principale, stanno per iniziare i lavori del depuratore biologico. Sono state ordinate le pompe dell’acquedotto, la rete di distribuzione deve ancora essere iniziata. Completati i  lavori di allacciamento del telefono, l’apparecchio nella filiale inizierà a funzionare presto. Parecchi dei villini già abitati (desumiamo quindi non tutti) usufruiscono della luce elettrica. Il sig. Riccardo Santinoli è il primo entusiasta abitatore del quartiere della Cooperativa Inquilini: la sua casa è in via del Giglio, 7.

ottobre 1911

Stipulato l’appalto per tutte le alberature stradali, da farsi entro novembre. Completate le 34 casette della Cooperativa Inquilini. La popolazione residente ammonta ad 80 persone, che abitano 22 villette private e 7 alloggi della Cooperativa. Funziona il servizio telefonico, disponibile la fornitura di luce e gas, non ancora quella dell’acqua potabile. L’unica nota dolente: “la ferrovia elevata con penetrazione in città … dal settembre dello scorso anno [il progetto] si trascina negli uffici Municipali di Milano … tra resistenze passive e mal celate ostilità”.

dicembre 1911

Realizzata la futura via dei Fiori, non prevista dal piano regolatore originale: “a sistemazione avvenuta, costituirà un magnifico accesso a Milanino dalla Provinciale Valassina” .

fine 1911

In questo periodo la fama del villaggio-giardino del Milanino, realizzato dall’Unione Cooperativa, si diffonde anche fuori dei confini nazionali. A ottobre “The Cooperative News”, giornale molto diffuso in Inghilterra, organo della Cooperative Wholesale Society, gli dedica un lungo articolo elogiativo. Il segretario del National Housing Committee, Henry Aldridge, annovera Milanino tra le migliori attuazioni del pensiero di Howard, il teorizzatore delle città giardino. Bénoit Levy, massimo rappresentante del movimento per le città giardino in Francia, ne parla con entusiasmo nelle sue pubblicazioni. Charles Beaujeau, direttore della Cassa Generale del Belgio ne fa l’oggetto di un’apposita pubblicazione. Milanino, che aveva già figurato con successo nel 1910 all’Esposizione di Londra del Collegio degli Architetti Britannici, nel 1911 partecipa alle esposizioni di Philadelphia e di Chicago. All’esposizione di Torino, sempre nel 1911, l’Unione ottiene il Gran Premio ed un attestato speciale di onorificenza del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio.

 

1912

Il sindaco Adolfo Ferrari grazie al suo impegno personale, anche economico, riesce a portare a Cusano e a Milanino il servizio telegrafico e poi il telefono, previo versamento di un contributo richiesto dal Ministero di 10.000 lire. Si perfezionano gli accordi per la distribuzione del gas anche a Milanino. A Milanino si contano ormai 88 abitazioni completate. Apre la Filiale dell’Unione Cooperativa. Due locali sono adibiti ad aule per una scuola elementare privata.

febbraio 1912

Conosciamo il sig. Speranza, un altro dei primi abitanti del Milanino: apre la sua casa nel quartiere della Cooperativa Inquilini alla visita di ospiti stranieri, arrivati da Parigi in rappresentanza della Società Francese delle Abitazioni a Buon Mercato.

marzo 1912

Inizia la fornitura di acqua potabile alle prime abitazioni già allacciate alla rete. E’ in funzione la prima pompa Wurtington provvisoria.

aprile 1912

Viene fondata l’Associazione Pro Milanino con lo scopo di mantenere le pubbliche relazione e promuovere attività culturali. Si invitano studiosi e uomini politici, si organizzano feste, balli, gite sociali e spettacoli teatrali. La sede è nel palazzo della Filiale dell’Unione Cooperativa, nella sala dei bigliardi. Si costituisce anche una associazione sportiva per diffondere lo sport e promuovere gare sportive. Nel giardino del Palazzo dell’Unione, oltre ai quattro campi per le bocce, è allestita una palestra all’aperto dotata di altalene, pertica, fune, anelli e sbarra. La notorietà di Milanino è ormai vasta ed il villaggio sembra lanciato verso un sicuro successo. E’ meta di visite e sopralluoghi di personalità, delegazioni, scolaresche, viaggi di studio, gite domenicali, banchetti, feste e pic-nic.

28 aprile 1912

Inaugurazione dell’impianto di tiro al piattello, con gare animatissime nonostante il brutto tempo.

19 maggio 1912 

La festa per l’inaugurazione della filiale dell’Unione a Milanino sancisce la fine dell’era pionieristica del nuovo quartiere.  Il treno speciale da Porta Volta, la banda-orchestra dell’Unione, coi suoi 33 musicisti diretti dal maestro Ezio Baroncini, la banda di Cusano in attesa al Bivio, il festoso corteo fino al Palazzo della Filiale. La visita alle sale del nuovo edificio, le visite per i viali e le villette del Milanino, il pranzo in giardino per tutti, le autorità nel salone ristorante, dal sindaco agli assessori, dal Buffoli ai membri del Consiglio dell’Unione, i discorsi, i brindisi, il concerto delle due bande e poi i balli nelle sale ed all’aperto. “L’animazione a Milanino, che per la circostanza era tutta imbandierata, continuò per varie ore ancora finché tutti i gitanti ritornarono a Milano, col desiderio che simili gite si ripetano presto e di frequente”.

25 maggio 1912 

Il banchetto annuale dei dipendenti anziani dell’Unione Cooperativa  si tiene a Milanino al ristorante nel Palazzo della Filiale, appena inaugurato. Vi partecipano 150 persone. La settimana successiva, il 1 giugno, un nuovo banchetto, questa volta degli abitanti del Milanino, segna l’inizio ufficiale della vita sociale del nuovo villaggio.  

 

giugno 1912

A Milanino tutte le opere di urbanizzazione a servizio della zona di prima lottizzazione sono completate. Particolare cura fu dedicata alla scelta delle essenze da utilizzare per le alberature stradali, previste su tutte le strade larghe almeno 15 m. Si utilizzarono in prevalenza robinie, aceri, tigli e platani. Per il futuro Viale Buffoli, erano previsti ben sei filari; quelli esterni, sui marciapiedi di fronte alle case, di aceri platanoidi, e quelli interni di platani, a contornare in doppio filare il parterre centrale, a prato, con alberi da frutta e da fiore. L’espansione del villaggio prosegue: alla data sono già state costruite 86 ville e casette.

 

1913

Presso la filiale dell’Unione Cooperativa si inaugura un piccolo teatro.

 

1913

A Milanino il ritmo di costruzione di nuove case rallenta: nell’ultimo anno solo dieci. Le famiglie residenti sono ormai circa 80. Continuano le proteste per la mancanza della chiesa. Per tre mesi la messa festiva è replicata al santuario: “i signori del Milanino vi intervengono in numero di circa 18, i soliti che vengono anche alla parrocchiale”. All’appello del parroco per una sottoscrizione per la messa festiva alla Madonna, rispondono solo in 8 versando solo 7 Lire. Da Milanino per la Cresima si è presentato solo un bambino e nessuno per la Prima Comunione, nonostante il parroco si fosse prestato per l’istruzione in qualsiasi posto fosse piaciuto (ad esempio nelle aule scolastiche presso la Filiale dell’Unione). “Conclusione: la religione del Milanino (eccetto due famiglie) sta tutta nel loro interesse”. Le note ed i commenti sono di don Seveso, il parroco di Cusano, nel suo Chronicon.

Questa incomprensione tra il parroco ed i suoi fedeli di Milanino, giudicati troppo tiepidi, può anche essere considerata dal punto di vista dell’affermarsi di una identità diversa, di una autonomia della frazione rispetto al centro, un processo così comune nei secoli e che innumerevoli volte si è sviluppato attorno al luogo-simbolo del campanile o della torre. Più in generale, l’episodio ci offre l’opportunità di riflettere sull’impatto che può aver avuto la nascita del Milanino su una realtà che, per quanto in trasformazione con lo sviluppo delle grandi fabbriche nella zona, era ancora quella di un tranquillo borgo agricolo. Proviamo ad immaginare: tanta gente nuova in così poco tempo, un’estrazione sociale dei nuovi arrivati significativamente diversa da quella preesistente, la improvvisa disponibilità di denaro di molte famiglie per la vendita di così vaste porzioni di terra, la presenza di tanti forestieri impegnati nei lavori edili, la possibilità per molti contadini di un lavoro salariato nei cantieri, la probabile presenza di tutto quel sottobosco di furbi e approfittatori se non proprio di truffatori che da sempre pullulano dove gira un po’ più di denaro. Sembra un’anticipazione dei processi e delle dinamiche sociali che nei decenni successivi si svilupperanno in modo sempre più accelerato e a volte drammatico nell’hinterland milanese.

 

1913

L’unione Cooperativa assorbe la Cooperativa di Via Sala.

 

18 gennaio 1913

La Società Generale Italiana Edison di Elettricità ottiene la concessione per la realizzazione di una tramvia elettrica da Milano a Cinisello. La linea entra in funzione il 1 agosto 1913. Dalla Circonvallazione di Milano (Viale Lunigiana) il percorso era quello dell’autobus attuale (viale Marche, poi verso Nord lungo il futuro viale Zara, lo spostamento su Viale Sarca per Via Luigi Pulci, all’altezza altezza della Bicocca. Raggiunta Cascina Torretta, entrava a Cinisello lungo Via Milanese (l’attuale Via Gorki-Libertà) per fare capolinea all’incrocio con Via Carducci.  Dalla Cascina Torretta si staccava la diramazione per Sesto S. Giovanni: costeggiava a Nord lo stabilimento della Breda, e per via Carducci e poi Morganti raggiungeva la linea da Milano circa a metà della rampa di discesa dal cavalcavia ferroviario di Via Breda. Successivamente (nel 1924) la concessione per la linea passa alla STEL (Società Trazione Elettrica Lombarda) a poi all’ATM.

L’obiettivo di questa linea non era tanto quello di collegare Cinisello a Milano, quanto quello di alleggerire il traffico sulla linea Milano-Monza per lo meno nel primo tratto fino a Sesto, già allora sovraccarico. Ciò non ostante, il nuovo tram elettrico segna la fine del ramo per Cinisello e San Fruttuoso del tram a vapore che si diramava a Cusano-Bivio dalla linea Milano-Desio ed attraversava Milanino lungo Via Unione.

 

9 luglio 1913

In una lettera al sindaco di Cusano in vacanza a Karlsbad (si tratta sempre del Ferrari), l’Ing. Paolo Zanelli, il tecnico dell’Unione Cooperativa responsabile per il Milanino, propone la realizzazione della scuola elementare sul lotto di Via Cooperazione dove verrà poi effettivamente edificata, anche se solo nel 1921.

 

5 agosto 1913

L’ing. Giani informa con una lettera l’Unione Cooperativa di aver depositato il progetto per la nuova chiesa di Milanino. E’ prevista inizialmente una cripta che funga da chiesa provvisoria. Attorno ad essa si sarebbe costruita la chiesa vera e propria. Si tratta ora di avviare la sottoscrizione per la raccolta di fondi.

 

novembre 1913

Muore Adolfo Ferrari, sindaco di Cusano sul Seveso, da poco nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Gli succede come amministratore pro tempore l’assessore Alberto Schieppati.

 

dicembre 1913

Per festeggiare l’esito delle elezioni politiche, favorevole ai partiti liberal-conservatori, grandioso banchetto presso il ristorante dell’Unione Cooperativa di Milanino. Tra i 250 commensali tutti i personaggi eminenti dei comuni del circondario di Monza, i rappresentanti delle amministrazioni ed i Deputati del Collegio. Per comprendere il contesto dei festeggiamenti, bisogna ricordare che quelle del 1913 furono le prime elezioni politiche tenutesi con il cosiddetto suffragio quasi universale, introdotto dalla nuova legge elettorale (legge Giolitti, n 666 del 30 giugno 1912). Per la prima volta fu concessa la possibilità di esercitare un diritto fondamentale a vasti strati della popolazione prima esclusi: potevano votare tutti i cittadini maschi (non le donne) di almeno trent’anni, senza le precedenti limitazioni di censo o di istruzione che continuavano a valere solo per quelli tra i 21 ed 30 anni. Vennero comunque mantenuti i collegi uninominali. Non ostante il grandissimo allargamento della base elettorale, quasi triplicata (superò il 23% della popolazione, da un precedente 8,3%) con una quota di analfabeti che arrivava a sfiorare il 30%, lo schieramento di centro destra (come diremmo oggi) ottenne una maggioranza netta superando il 73%, forse grazie alla bassa percentuale di votanti (58,8%), scongiurando così, a livello nazionale, il temuto sorpasso da parte di socialisti e repubblicani. A Milano comunque i moderati ottengono un solo seggio su sei: tre infatti sono conquistati dai socialisti e due dai radicali.

 

28 dicembre 1913

Nasce ufficialmente il Milanino Foot-Ball Club, sezione calcio della Associazione Pro Milanino. Alle 14:30 si disputa la partita inaugurale contro la già blasonata U.S. Milanese tra squadre a 6 giocatori. Il campo, un semplice prato non del tutto livellato, concesso in uso dall’Unione Cooperativa ed usato da tempo come campo d’allenamento, era semplicemente l’appezzamento tra via Edera, via Reseda, via di Tigli e Via dei Fiori. Le misure inferiori al minimo richiesto (solo m 50 x 70 circa) non consentivano la affiliazione ufficiale, ma solo attività amatoriale.

 

25 gennaio 1914

In sostituzione del Cav. Adolfo Ferrari, morto prematuramente, è eletto sindaco di Cusano sul Seveso il rag. Pietro Maderna, che in un’animata e tumultuosa seduta del Consiglio Comunale la spunta sull’altro candidato, l’assessore Alberto Schieppati.

 

1914

Inaugurazione dell’Albergo Popolare (o Casa Pensione) di Milanino, costruito dall’impresa Valli. Era una sorte di residence per anziani o persone sole. Dotato di 46 stanze e vari ambienti comuni, era in grado di ospitare oltre 50 persone.

 

1914

A Milanino, presso le aule al palazzo della Filiale dell’Unione Cooperativa, sono istituiti regolari corsi di insegnamento pubblico.

 

1914

Viene istituito un servizio privato di corriere, sovvenzionato dalla Unione Cooperativa, per collegare Milanino con Milano, in sostituzione della tramvia elettrica sopraelevata il cui progetto è ormai abbandonato.

 

1914

Il neo-eletto sindaco Pietro Maderna, nonostante il suo fosse un incarico a breve termine, dato l’approssimarsi delle elezioni amministrative, avvia alcune opere pubbliche  tra le quali l’estensione dell’illuminazione pubblica ad alcune vie di Milanino.

 

23 luglio 1914

L’operaio Angelo Ghezzi è nominato nuovo sindaco del Comune di Cusano sul Seveso (eletto dal nuovo Consiglio Comunale). Grazie alla nuova legge elettorale, quella del suffragio “quasi” universale, applicata per la prima volta alle elezioni amministrative, a Cusano il voto risultò nettamente favorevole allo schieramento socialista. Pochi mesi prima invece, alle elezioni politiche nazionali, avevano ancora prevalso i liberal-conservatori. Non ostante la matrice ideologica, l’Ansaloni (op. cit.), che, ricordiamo, scrive nel 1934, riconoscerà al Ghezzi probità, onestà e grande buon senso nel suo operato a favore della comunità. 

 

5 ottobre 1914

Muore Luigi Buffoli, mente ed anima dell’Unione Cooperativa ed il vero propulsore dell’iniziativa del Milanino. Subito l’Unione deve affrontare serie difficoltà gestionali: il nuovo Consiglio con il nuovo presidente tarda a costituirsi, nell’incertezza molti soci chiedono il rimborso delle azioni, ed i fornitori esigono il saldo immediato dei crediti. Pochi mesi dopo anche l’Italia entra in guerra e Milanino praticamente si ferma.

 

25 ottobre 1914

Il consiglio comunale approva la delibera di cambiamento della denominazione del comune da Cusano sul Seveso a Cusano Milanino. L’autorizzazione è concessa con decreto Reale il successivo 1 agosto 1915. Questo fu uno dei primi atti della nuova amministrazione socialista.

 

15 novembre 1914

Il consiglio comunale approva all’unanimità il progetto per un nuovo edificio scolastico da erigersi a Milanino, presentato dall’ing. Narducci.

 

23 novembre 1914

Il Cardinale Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano, apre solennemente la raccolta fondi per la nuova chiesa di Milanino con una sottoscrizione di 1000 lire, raccomandandosi “alla generosa carità dei buoni”.

 

23 maggio 1915

L’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria, schierandosi a fianco della Francia e dell’Inghilterra. Alla mezzanotte le prime truppe varcano il confine.

Fin dai primi mesi di guerra, l’unione Cooperativa si assicura importanti commesse per le forniture militari. Apre numerose succursali in zone di guerra. Il comune di Milano affida all’Unione Cooperativa la gestione dell’Azienda Annonaria Municipale, cioè la concessione per la distribuzione dei generi contingentati nell’economia di guerra. Per ovvie ragioni d’opportunità è chiusa la filiale di Berlino. La guerra blocca completamente lo sviluppo di Milanino, la cui popolazione, costituita da un centinaio di famiglie e qualche decina di pensionati, si aggira sulle 450 persone. Le difficoltà di riorganizzazione dell’Unione Cooperativa, seguite alla morte del Buffoli, orientano altrove le priorità e segnano la paralisi totale, anche a livello di programmi e prospettive, per il Milanino.

 

18 giugno 1917

La Società Anonima Cooperativa per Cucine Economiche e Ristoranti Popolari, dopo la mensa per il personale della Manifattura Tabacchi in Via Moscova, operativa da maggio, dopo la cucina popolare in Via Farini, apre il suo primo ristorante popolare in Via Dante. I primi risultati sono subito positivi. Il locale offre pasti a mezzogiorno e sera con un menù fissato settimanalmente e “costituisce una gradevole novità, giacché ai fini essenziali dell’economia che si vuole assicurare alle piccole classi medie, bersagliate non meno delle più modeste del popolo dai rincari della vita – si accompagna la cura di un decoroso arredamento semplice eppur non privo di buon gusto”. Il servizio è “affidato a cameriere dall’aspetto di buone massaie, graziose nei loro grembiuli bianchi e cuffiette”. Tra i soci principali di questa cooperativa si citano l’Unione Cooperativa, la Società Umanitaria, la Lega Nazionale delle Cooperative, la Camera del Lavoro, il Ristorante Cooperativo. A settembre aprirà una seconda cucina aziendale, presso la Società Anonima Rubinetterie Riunite in Via Solari. Oltre al consumo dei pasti in loco, riservato ai dipendenti dell’azienda, in Via Savona funziona anche uno spaccio per l’asporto aperto al pubblico.

 

agosto 1917

La Società Anonima Cooperativa per Cucine Economiche e Ristoranti Popolari apre la sua seconda cucina economica in Viale Lodovica: in un’antica sede scolastica messa a disposizione del comune e ristrutturata dalla cooperativa, la cucina confeziona pasti che sono asportati o consumati in quattro saloni in grado di ospitare fino a 500 persone. Allo studio l’utilizzo della cucina come centro di produzione delle vivande che siano poi trasferite in appositi contenitori a luoghi di distribuzione esterna. Si prevede che il servizio sarà particolarmente utile nel prossimo inverno, quando ci si attende che la mancanza di combustibile si faccia duramente sentire.

 

novembre 1917

Continua inarrestabile l’aumento del costo della vita. Considerando un paniere di 9 generi alimentari di base, utilizzato dall’Ufficio Statistico del Comune di Milano come indice del costo della vita, dal valore 100 della fine del 1912, dopo una diminuzione nel 1914, esso arriva a 121 a novembre 1916 per impennarsi fino a 207 nel corso dell’ultimo anno. Dal 1 dicembre 1917 è in vigore il razionamento (acquisti solo mediante tessera annonaria) di pasta, zucchero, burro e farina gialla. Dal 1 gennaio 1918 scatterà anche il razionamento del pane.  

 

1918

Don Gioacchino Antonini, coadiutore a Cusano, dopo la guerra stabilisce la sua residenza a Milanino per occuparsi di questa nascente comunità. In seguito sarà ufficialmente designato dal Card. Tosi come Delegato Arcivescovile per la cura d’anime a Milanino. In pratica fa le funzioni del parroco, pur non essendo ancora Milanino una parrocchia.

 

1918

Dopo lo sfondamento del fronte a Caporetto da parte degli Austriaci ed il ripiegamento del nostro esercito sul Piave, una ondata di profughi dalle zone occupate si riversa a Milano e nelle altre città lombarde o emiliane. A Milano si aggrava ancora la già delicata situazione degli alloggi. L’Unione Cooperativa assegna ai profughi, a condizione di grande favore,  dieci alloggi tutt’ora sfitti, mai abitati, del quartiere costruito dall’Unione Inquilini a Milanino.

 

estate 1918

Alla tragedia della guerra si aggiunge la terribile epidemia influenzale, detta “spagnola”, che si propaga in tutta Europa con eccezionale rapidità. Si aggiungono altre infezioni come l’encefalite, la meningite cerebrospinale ed anche una piccola epidemia di vaiolo. In circa un anno si contano in Italia 600.000 morti, quasi quanti ne ha fatti la guerra in 4 anni di sanguinosissimi combattimenti. In Europa i morti sono 15 milioni.

 

1 luglio 1918

Si costituisce a Milano l’“Alleanza Cooperativa Milanese” con lo scopo di “fornire ai soci ed al pubblico, avvalendosi di tutti i mezzi più idonei all’intento, i generi di consumo necessari alla vita, bandendo ogni proposito di lucro e nel solo interesse dei consumatori”.  Tra i principi ispiratori “la sostituzione del concorrente regime attuale capitalista con un regime in cui la produzione sarà organizzata dalla collettività dei consumatori e non a scopo di profitto” e “la appropriazione collettiva graduale dei mezzi di produzione e di scambio per i consumatori associati così che, da ora in avanti, ad essi ridonderanno le ricchezze da loro create”.

 

1 ottobre 1918

L’Unione Cooperativa perde la gestione annonaria del Comune di Milano, ora affidata ad un ente autonomo appositamente costituito, l’Azienda Consorziale dei Consumi. Nonostante le difficoltà organizzative seguite alla morte di Buffoli, alla fine della guerra l’Unione Cooperativa gestisce ben 113 succursali in città, 3 filiali esterne, tra cui quella di Milanino, il grande Enopolio, uno stabilimento di macellazione ed una tipografia. In cantiere anche una nuova fase di sviluppo per il Milanino.

 

16 dicembre 1918

Il diritto di voto alle elezioni politiche ed amministrative viene esteso a tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni e, indipendentemente dall’età, a tutti quelli che avessero prestato servizio nell’esercito in guerra.

 

marzo 1919

Continua l’espansione dell’Unione Cooperativa. Le vendite nell’esercizio appena chiuso al 31 gennaio 1919 ammontano a quasi 58,5 milioni di lire, che, pur considerando l’aumento del costo della vita, rappresentano un considerevole incremento rispetto ai circa 10 milioni degli anni prima della guerra. I soci sono oltre 15 mila, di cui 6 mila signore, il capitale versato è di 9.260.000 lire ed ha reso nell’ultimo anno il 5% netto. L’utile restituito ai consumatori nell’ultimo anno è stato del 2.5%.

 

5 maggio 1919

Rogito presso il notaio Guasti per l’acquisto del terreno destinato alla chiesa di Milanino.

 

15 agosto 1919

Una nuova legge, sostenuta dalle forze politiche di ispirazione socialista e cattolica, organizzate in partiti di massa, introduce il sistema elettorale proporzionale. Base per i collegi divennero le province, ma con riguardo alla popolazione, in modo che ad ogni collegio corrispondessero circa 10 eletti.

 

novembre 1919

Una pagina di pubblicità dell’Unione Cooperativa sul bollettino mensile del Comune di Milano la qualifica come la più grande cooperativa d’Italia, con una grandiosa sede sociale in Via Meravigli, con i più completi magazzini d’Italia in genere di vestiario, casalinghi ed affini, oltre al reparto alimentare. Sono ricordati anche le novantuno succursali in città, i tre ristoranti, il più grane enopolio d’Italia, il macello dei suini, lo stabilimento tipografico ed una cassa depositi, aperta a tutti, i cui depositi fruttiferi rendono il 4,50%. In bella evidenza anche Milanino, il primo sobborgo giardino di Milano, a 8 km dal centro città, dotato di tutti i servizi moderni, ricco di oltre 150 villette. Lotti fabbricabili sono in vendita. Una grande Filiale dell’Unione comprende il caffè-ristorante, la vendita di generi di privativa, il telefono pubblico, il bigliardo, la biblioteca con sala di lettura, uno spaccio di generi alimentari, un giardino alberato e campi da gioco.

 

novembre 1919

Da tempo il clima politico e sociale in tutta l’Italia è difficile e burrascoso. “Scioperi, conflitti, oscene conferenze, indiavolati cortei, scherno ai buoni cristiani sono cose di tutti i giorni” annota allora il parroco di Cusano nel suo Chronicon. Il periodo 1919-1921 è definito da alcuni “biennio rosso”. Sollevazioni di piazza, occupazioni di fabbriche, lotte sindacali tra contadini e proprietari terrieri, liti furibonde, spesso violente, tra socialisti e “paulott”, come erano definiti con spregio i cattolici. Dalle elezioni politiche del 16 novembre emergono due gruppi forti, i socialisti ed i popolari; netta sconfitta dei fascisti. Si verifica una crisi politica ed istituzionale per il rifiuto dei socialisti di collaborare con il governo Nitti e le divisioni interne dei popolari e delle forze liberali. L’incertezza della situazione politico-istituzionale alimenta le agitazioni sociali che infiammano il paese. In queste elezioni, Milano risulta la città “più rossa d’Italia”: i socialisti ottengono quasi il 54%, contro il 21,5% dei liberali, il 10% del neonato partito popolare, il 9,8% dei repubblicani e radicali, ed il misero 4% dei fascisti. La giunta Caldara, al governo della città dal 1914 era considerata aver ottimamente operato per contenere i disastrosi effetti della guerra sulla vita quotidiana delle classi più deboli. La Camera del Lavoro contava 109 mila iscritti (erano 29 mila l’anno prima) e sarebbe arrivata a 160 mila l’anno successivo: il più grande organismo del genere in Italia. La Società Umanitaria, oltre alle iniziative in campo edilizio, aveva allargato le sue attività nel settore delle scuole professionali, nel settore agricolo e cooperativo, divenendo un’istituzione di grande impatto per larghi strati di popolazione, autentica roccaforte del socialismo riformista.

 

1 dicembre 1919

Si stabiliscono a Milanino le suore di Santa Dorotea, fondando l’Istituto Paola Frassinetti, dedicato alla fondatrice della loro congregazione, ora santa. Nell’edificio dell’ex Casa di Pensione in Viale Buffoli 11 attivano un collegio femminile con corsi scolastici. Nella Cappella del loro istituto si comincia a celebrare messa per i fedeli di Milanino.

 

14 dicembre 1919

Posa della prima pietra per la costruzione della chiesa di Milanino, con dedica a Maria Regina Pacis, “lieto auspicio alla nuova città ed alla vicina metropoli di un’era tranquilla di pace feconda di progresso”. L'arcivescovo di Milano, Card. Andrea Ferrari, già malato, non poté presenziare alla cerimonia. Venne a Milanino per un sopralluogo e una benedizione qualche tempo dopo. Il Cardinale infatti da anni si adoperava perché a Milanino sorgesse una chiesa e fosse dedicata a Maria Regina di Pace. 

dal 1911
dal 1920

1920

Con l’intento di rilanciare il Milanino dopo la forzata sospensione delle attività nel periodo della guerra, l’Unione Cooperativa, in collaborazione con l’Unione Inquilini e l’Ufficio Tecnico del Milanino, redige e presenta al Comune un nuovo piano regolatore che ridimensiona gli spazi verdi e la larghezza delle strade, per una utilizzazione più intensiva del suolo. Nuova lottizzazione (in vendita 800 lotti) con lotti piccoli (500 mq) nelle zone periferiche e grandi (2000 mq) nelle zone centrali. L’operazione è orientata a ridurre i costi facilitando l’accesso a nuovi acquirenti. Per la parte non edificata del quartiere dell’Unione Inquilini, viste le difficoltà verificatesi nella assegnazione di quanto già costruito, sono previste abitazioni ancora più piccole e più economiche. In realtà però non se ne fece nulla. Si attivano in zona una fabbrica di mattoni ed una cava di sabbia e ghiaia: iniziative produttive che ci si aspetta rilancino l’edilizia, in particolare a Milanino. Sono in progetto anche un paio di fattorie agricole. Per superare le prime difficoltà finanziarie, al di fuori del piano di lottizzazione, sono venduti in blocco 37.800 mq nello stesso anno ed altri 57.000 l’anno successivo.

 

febbraio 1920

Con una partita del Milanino F.B.C contro lo Stelvio F.B.C. è inaugurato a Milanino un nuovo campo di calcio. Era situato in via Quiete e con le misure minime regolamentari (m 90 x 50) consentiva l’affiliazione agli organismi sportivi dell’epoca e quindi una attività ufficiale. Questo campo era definito “provvisorio” dalla Unione Cooperativa, visto che si stava già lavorando al progetto del centro sportivo lungo la Vallassina. Il nuovo campo invece non sarà disponibile  prima di una decina d’anni.

 

maggio 1920

La pubblicità del biscottificio sociale dell’Unione Cooperativa, in Corso Sempione 2-4, ci informa  che, tra i numerosi tipi di biscotti, prodotto di “lavorazione accurata a mezzo di moderno macchinario e maestranze specializzate” in vendita all’ingrosso ed al minuto nei 107 spacci dell’Unione sparsi per la città di Milano, c’è anche il biscotto tipo MILANINO.

 

agosto 1920

La ricerca di nuovi acquirenti per rilanciare Milanino si avvale anche della pubblicità sul bollettino mensile del comune di Milano. Una planimetria a tutta pagina mostra gli 800 lotti di terreno fabbricabile in vendita, da 500 a 1800 mq, “a prezzi di grandissima convenienza”; una fotografia mostra uno scorcio di Viale Buffoli con molti spazi vuoti e poche ville. Milanino è proposta come il primo sobborgo giardino di Milano, destinato esclusivamente alla costruzione di villini e casette, dotate di tutti i servizi: viali alberati, fognatura, acqua potabile in pressione, gas, luce elettrica, telefono, posta, telegrafo, filiale dell’Unione Cooperativa con negozi di alimentari, caffè-ristorante, privativa, parrucchiere, scuole elementari complete, collegio femminile con corsi secondari inferiori, Chiesa e campi sportivi in costruzione. Tre linee tramviarie ed un servizio automobilistico fino in centro città collegano Milanino alla Capitale Lombarda. Le case in costruzione, di tipo economico, da 4 a 6 locali, sono proposte in vendita dietro prenotazione, per contanti o in ammortamento.

La prima pubblicità dell’Unione Cooperativa dedicata esclusivamente al Milanino su questo periodico è un sintomo delle difficoltà: le vendite continuano stentatamente e non si riescono a piazzare gli edifici della Cooperativa Inquilini che erano stati costruiti per la vendita, tanto che vengono ceduti in affitto. Nonostante si continuino ad incrementare le attrezzature ed i servizi (sono di questo periodo la prima chiesina, la scuola elementare, impianti sportivi, due fattorie agricole) il mancato sviluppo dell’edificazione abitativa comporta ormai una crisi profonda. Secondo alcuni, a questo punto, con sole 150 abitazioni costruite delle 2000 previste, il progetto si può considerare sostanzialmente fallito. Le cause? Da una parte, la collocazione scomoda del sito e prezzi tutto sommato cari e dall’altra la mancata risposta della borghesia milanese, che fu solo tiepidamente interessata dalle lusinghe della residenza suburbana isolata nel verde.

 

24 ottobre 1920

Inaugurazione a Milanino del monumento al comm. Luigi Buffoli. “Alla presenza di tutte le autorità, di numerosi invitati e di molto pubblico” il prof. Ulisse Gobbi legge il discorso preparato da Luigi Luzzatti, purtroppo assente per motivi di salute, nel quale si rievoca degnamente

“questa geniale figura di cooperatore e organizzatore” … “Quando scomparve, coll’usata sincerità dei lavoratori inglesi, fu compianto, oltre che in Italia, nei centri britannici dei magazzini di consumo, dai quali uscivano le prime affrancazioni popolari”.

Il monumento, progettato dall’arch. Ulisse Stacchini, si compone di un’esedra di marmo lucido delle cave veronesi e di un obelisco, pure in marmo, con fascia di calcare verdastro della Val Seriana, su cui è applicato il medaglione in bronzo raffigurante il Buffoli, opera dello scultore Tarcisio Pogliani. Il montaggio e la messa in opera dei marmi fu opera della Cooperativa Marmisti di Milano e la fusione del bronzo fu eseguita dalla ditta Carnelli, anch’essa di Milano.

 

27 ottobre 1920

Angelo Ghezzi è confermato sindaco di Cusano Milanino.

 

7 novembre 1920

Elezioni amministrative a Milano. La maggioranza del partito socialista, massimalista, fa di tutto per emarginare gli esponenti della passata amministrazione, accusati di “riformismo”, una delle peggiori eresie per il rivoluzionario senza macchia. Erano anche stati accusati di “patriottismo”  e si era discusso della loro espulsione dal partito per il loro atteggiamento durante la guerra. Gli amministratori uscenti devono dichiarare espressamente la loro fedeltà, sottoscrivendo il nuovo programma per essere ripresentati. Solo Caldara ed alcuni suoi collaboratori si ripresentano, gli altri restano fuori. I socialisti comunque conquistano, anche se di poco, la maggioranza e si costituisce la giunta Filippetti, che, spostando decisamente a sinistra l’asse della politica amministrativa comunale (è annunciata ad esempio la costituzione dei “soviet comunali”), perde gran parte delle simpatie e del sostegno da parte “del centro”, diremmo oggi, che avevano accompagnato la giunta precedente.

 

25 novembre 1920

Il Cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, concede la denominazione di “tempio votivo diocesano” all’erigenda chiesa di Milanino dedicata a Maria Regina Pacis, in ringraziamento della pace ritrovata ed in suffragio delle anime di tutti i caduti.

 

1921

Realizzato l’edificio della scuola elementare, su un terreno che la Cooperativa Inquilini di Milanino aveva ceduto gratuitamente al Comune. Le aule si aprono agli scolari l’anno successivo (1922).

 

1921

Nell’area destinata al centro sportivo lungo la Vallassina, si costruisce lo chalet, destinato a sede delle diverse sezioni sportive, dei servizi sanitari e degli spogliatoi del tennis e rimasto praticamente invariato fino ad oggi. Vi trasferisce la sua sede il Milanino Football Club. Il progetto del centro sportivo prevedeva il campo di calcio con pista di atletica ed una grande tribuna, due campi da tennis, una pista per pattini a rotelle ed una zona di attrezzi ginnici. Iniziò subito la piantumazione dell’area ma per il completamento delle attrezzature sportive ci vollero diversi anni.

 

29 maggio 1921

Inaugurazione della Cripta che fungeva da chiesa provvisoria a Milanino.

 

15 maggio 1921

Elezioni politiche anticipate. Gli schieramenti maggioritari risultano i socialisti, i popolari ed un blocco di centro destra (il cosiddetto listone) all’interno del quale vengono eletti 36 deputati fascisti.  Mussolini risulta eletto sia nella circoscrizione di Milano-Pavia che in quella di Bologna-Ferrara-Ravenna. A Milano i socialisti eleggono 14 deputati, il blocco di centro-desta ne elegge 7 (Mussolini è il più votato con oltre 70.000 voti, mentre il secondo, Giuseppe de Capitani d’Arzago, un esponente liberale storico, ne raccoglie solo 27.500), 6 deputati eletti per il partito popolare ed 1 per i comunisti. Alle prime riunioni della Camera, risse e pugni tra deputati di opposti schieramenti. Nei giorni successivi continuano gli scontri ed i tumulti con morti e feriti in diverse parti del Paese, come già avvenuto nel periodo elettorale. A testimonianza di quanto facile fosse il ricorso alle violenza da parte di molti, le cronache del periodo ricordano l’episodio di un fascista che, a Milano, fatto scendere dal tram a seguito di un diverbio, esplose colpi di pistola contro il veicolo, uccidendo un passeggero.

 

31 gennaio 1922

L’unione Cooperativa approva un bilancio portato in pareggio solo grazie all’intero fondo di riserva straordinario e senza distribuzione di utili né agli azionisti né ai consumatori. La crisi è soprattutto finanziaria. Il vertiginoso aumento delle vendite negli anni 1918-1920 (dai circa 15 milioni di lire del 1916 si passa ai circa 76 del 1920 e ad oltre 109 milioni dell’esercizio 20-21: dopo la guerra, le famiglie tornano massicciamente a consumare, c’è anche qualche fenomeno d’accaparramento) in una situazione di scarsa liquidità era stato possibile solo con un consistente aumento dell’esposizione finanziaria. La crisi economica ormai in corso con diminuzione dei prezzi e dei consumi pro-capite, la forte concorrenza dei tanti spacci creati all’interno delle imprese industriali, il gran numero di soci risparmiatori che in un periodo di incertezza e difficoltà esige il rimborso delle quote versate, qualche scelta non felice negli articoli di cui riempire i magazzini, soprattutto nel ramo vestiario, con conseguente aumento dello stock, determinano una grave crisi di liquidità. 

 

aprile 1922

Con rogito notarile viene costituita la Unione Sportiva Milanino Football Club, società cooperativa per l’esercizio e la gestione dei campi sportivi di Milanino destinati ai diversi sport (calcio, podismo, tennis, scherma).

 

16 giugno 1922

Inaugurazione del tratto da Erba fino ad Asso della linea delle Ferrovie Nord che transita per Cusano.

 

3 agosto 1922

E’ il terzo giorno dello sciopero nazionale, indetto dalle sinistre, per il ripristino della legalità contro la violenza fascista. A Milano, dopo il mancato successo del precedente sciopero del 20-21 luglio, anche questo sciopero si traduce in un sostanziale fallimento: la Camera del Lavoro, non ostante i suoi 160 mila iscritti, non riesce a contrastare la mobilitazione di fascisti che, con gli squadristi della Lomellina e del Cremonese, proteggono gli iscritti ai sindacati fascisti ed i volontari che fanno funzionare i servizi essenziali, i tram, la pulizia delle strade. Nei giorni precedenti solo pochi scontri e di scarso rilievo. Il terzo giorno, mentre le colonne fasciste occupano la città, nessuna reazione. I fascisti occupano Palazzo Marino, strappano le bandiere rosse, cacciano assessori ed impiegati della giunta socialista; il prefetto dichiara decaduta l’amministrazione in carica e nomina un commissario. Il giorno successivo, 4 agosto, viene di nuovo assaltata e distrutta la sede dell’ “Avanti!”.  

 

28 ottobre 1922

Marcia su Roma dei sostenitori del fascismo. Il Re si rifiuta di firmare lo stato di assedio, il governo Facta si dimette. Dopo ore convulse in cui falliscono altri tentativi di creare un governo, il Re conferisce a Benito Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo che entra in carica pochi giorni dopo, il 31 ottobre. Leggiamo come racconta gli eventi, senza nessuna vergogna, Il libro della V classe elementare pubblicato dalla Libreria dello Stato, Roma anno X-1931 (era il libro di testo ufficiale obbligatorio):

L’Italia fu salvata da Benito Mussolini …  che aveva combattuto valorosamente [contro l’Austria] come bersagliere; aveva sofferto gravi ferite. … si dedicò alla santa missione di ridestare nel popolo italiano quelle virtù che già ne avevano reso possibile il risorgimento… Egli volle che i sovversivi fossero affrontati e vinti; volle che il popolo italiano fosse ricondotto a gloriarsi della vittoria conquistata a prezzo di durissimi sacrifici, … a rimettersi disciplinatamente al lavoro per il benessere e la ricchezza della patria. Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano i Fasci Italiani di Combattimento raccogliendo intorno a sé uomini pronti, sotto la sua guida, a scendere in campo contro i sovversivi ed a salvare l’Italia dal disfacimento. … Sotto la sua insegna accorsero i reduci della guerra, che avevano sofferto e sanguinato nelle trincee e vedevano vilipeso il loro sacrificio; gli adolescenti, attratti dalla bellezza eroica del movimento fascista; accorsero quanti condannavano le insensate turbolenze sovversive. … vestiti della camicia nera, essi rintuzzavano validamente le violenze sovversive, conciliandosi il più ampio favore della nazione. In questo incessante succedersi di lotte sanguinose ben tremila fascisti caddero vittime dei sovversivi, ma col proprio sacrificio resero ancora più forte la volontà di vincere dei loro camerati, che ormai erano legioni, marea travolgente che solo la salda mano del capo poteva contenere. Finalmente Benito Mussolini mosse alla conquista … il 28 ottobre 1922 un esercito di camicie nere per ordine del Duce insonne e magnifico… moveva in tre colonne verso la Città Eterna. Il nostro Re con sapiente ed energica risoluzione, respingendo le proposte di quanti avrebbero voluto soffocare questo grande movimento di riscossa nazionale, invitò il Duce a costituire un nuovo governo. Ancora una volta Vittorio Emanuele III aveva ben meritato dalla Patria: ottantamila fascisti gli resero devoto atto di omaggio e di fedeltà, sfilando sotto lo storico balcone del Quirinale, il braccio alto nel saluto romano, il volto levato verso di Lui.”

 

10 dicembre 1922

Elezioni amministrative a Milano. Con quasi il 57% dei voti, vince il blocco dei fascisti, popolari, liberali e nazionalisti. I socialisti sono al 29,5% ed i massimalisti al  11,3%, solo il 2% per i comunisti. E’ designato sindaco Luigi Mangiagalli, insigne medico, ex deputato radicale, protagonista nel primo decennio del 900 del progetto che, con un accordo tra Comune, Provincia ed Ospedale Maggiore, portò alla costituzione degli Istituti Clinici di Perfezionamento per completare l’insegnamento universitario e per l’aggiornamento professionale dei medici-chirurghi. Mangiagalli guida una giunta solo formalmente di coalizione che, nella pratica, risulta attuare il programma e le decisioni dei fascisti.

 

1923

L’U.S. Milanino Football Club è forzata a sospendere la sua attività per sospette simpatie per la Lega delle Cooperative, dichiaratamente di ispirazione socialista.

 

11 febbraio 1923

Costituzione della Società Anonima Milanino cui l’Unione Cooperativa, in preda a gravi problemi finanziari, conferisce tutte le proprietà immobiliari di Milanino ed i relativi oneri di gestione e manutenzione per la parte di servizi pubblici. Il colpo di grazia alle già traballanti finanze dell’Unione è inferto da una legge che impone il versamento di consistenti oneri fiscali sui profitti di guerra. La scelta di vendere Milanino è motivata dalla passività di esercizio generata dalle alte spese di gestione (“prodigate con vera megalomania” secondo qualche studioso) unita ad uno sviluppo urbano del villaggio largamente inferiore alle previsioni. Le azioni della nuova società (capitale di 2,5 milioni di lire) sono sottoscritte quasi in toto dall’Unione Cooperativa mediante il conferimento delle proprietà immobiliari di Milanino. L’alienazione delle proprietà avviene il successivo 1 marzo 1923. Anche se nell’atto costitutivo della nuova società essa si ripromette di mantenere le caratteristiche della città giardino secondo le intenzioni dei suoi fondatori, nella pratica essa perseguirà senza remore finalità imprenditoriali e speculative, per altro esplicitamente dichiarate nello statuto. Possiamo considerare questa data come la fine ufficiale dell’esperienza del Milanino, unico esempio in Italia di città giardino, per dimensione e progettazione urbanistica paragonabile alla realizzazioni inglesi sorte sulla base delle teorizzazioni di Ebenezer Howard.

 

giugno 1923

Il consiglio d’amministrazione dell’Unione Cooperativa, eletto nell’assemblea ordinaria di aprile, ormai non più in grado di governare la crisi, rassegna le proprie dimissioni nelle mani del prefetto di Milano. L’ultimo bilancio al 31 gennaio 1923 presenta una perdita di oltre 1,2 milioni di lire che in realtà sarebbe stata di oltre 6 milioni senza lo storno del fondo di riserva straordinario e la sopravvalutazione della stabile della sede di Via Meravigli. L’Unione aveva aderito (adesione obbligatoria!) al Sindacato Italiano delle Cooperative, costituto dal governo fascista per tenere sotto controllo il movimento cooperativo. Ciò nonostante, era proseguito il taglio del credito, in attuazione della strategia (per altro dichiarata dalle istituzioni fasciste) di affossare le cooperative con l’arma finanziaria. Pietro Bottini, il Commissario straordinario nominato dal governo, trasforma l’Unione in una Società Anonima cancellando definitivamente il carattere associativo e mutualistico della Cooperativa.

 

1923

Nella Planimetria Generale di Milanino presentata dalla Società Anonima Milanino è evidenziata la prevista deviazione della tramvia Milano-Desio all’interno di Milanino, a raggiungere, lungo Via Camelie (l’attuale Via Roma), Piazza delle Magnolie, il perno a Nord del villaggio. Sono evidenziati numerosi piccoli lotti riservati ad artigiani e piccole industrie a Sud nella zona tra via dei Fiori e Via Unione ed a Nord tra la Vallassina e via Camelie-Via Azalee. L’acqua potabile e la fognatura sono indicate come responsabilità della Società Anonima stessa, la luce elettrica per le abitazione e l’illuminazione pubblica di fornitura della Società Anonima ing. Banfi ed il gas a carico della “Società Gas e Coke” di Milano, come del resto era fin dall’inizio.

 

1924

La STEL (Società Trazione Elettrica Lombarda) subentra all’inglese Lombardy Road Railways Company nella gestione di numerose tramvie lombarde extraurbane, tra cui la nostra per Seregno-Carate-Giussano. E’ subito avviato un vasto programma di ammodernamento ed elettrificazione delle linee.

 

26 luglio 1924

Assume la reggenza del comune di Cusano Milanino il commissario prefettizio Comm. Dr. Torquato Carnevali. Il sindaco Ghezzi, sottoposto ad una inchiesta prefettizia, si era dimesso dato che la vita politico-amministrativa del comune era diventata insostenibile a seguito delle interferenze  e minacce anche violente dei fascisti, dopo la loro presa del potere con la marcia su Roma del 1922. Ricordiamo, ad esempio, il caso del comune di Milano, anch’esso retto da una giunta socialista: già nell’agosto 1922 squadre fasciste avevano occupato Palazzo Marino, esautorando di fatto l’Amministrazione in carica.

 

14 novembre 1924

Approvazione del progetto per la realizzazione della Canonica di Milanino, che sorge rapidamente accanto alla chiesa.

 

1925

Le Ferrovie Nord rifanno completamente la linea nel tratto da Milano a Seveso installando il secondo binario.

 

1925

Il conte Gerli sceglie Cusano Milanino per installare il suo nuovo stabilimento per la produzione della seta artificiale (il rayon, derivato dalla cellulosa). Un grande stabilimento, che avrebbe potuto occupare fino a duemila operai, era il benvenuto in un periodo di grave crisi occupazionale e non era il caso di sollevare obiezioni per le esalazioni moleste, comunque ripetutamente dichiarate “non nocive”. Del resto il Seveso già raccoglie scarichi maleodoranti di numerosi stabilimenti sorti nelle vicinanze. Poco dopo si installa a Cusano anche la Società per le Applicazioni della Seta Artificiale, che arriva ad occupare 300 persone. L’industria, con tutto quello che essa si porta dietro, toglie definitivamente a Cusano la caratteristica di salubre borgo campestre. E pensare che solo pochi anni prima il Buffoli aveva scelto Cusano per realizzare il Milanino perché lontana dalle fabbriche e dai quartieri operai!

 

1925

Grandi e solenni festeggiamenti per il Giubileo presso il Santuario della Madonna a Cusano. Un comitato di cittadini affianca il parroco, don Antonio Seveso, nell’organizzazione. La raccolta fondi straordinaria per l’occasione dell’anno santo permette anche alcuni lavori di manutenzione. La Gerli, appena insediata ed alla ricerca di consensi, finanzia la realizzazione di un marciapiede in cemento tutto attorno al santuario. Anche il Commissario Prefettizio Carnevali, anch’egli evidentemente bisognoso di accattivarsi la simpatia dell’opinione pubblica, è ricordato come promotore di sontuosi festeggiamenti.

 

ottobre 1925

Iniziano i lavori di costruzione dell’autostrada Milano-Bergamo che chiude a sud Milanino. Sarà aperta al traffico il 24 settembre del 1927. Il tratto tra Bergamo e Brescia sarà realizzato tra il 1928 ed il 1931. L’autostrada Milano-Laghi, la prima al mondo, era già stata inaugurata nel 1924.

 

8 novembre 1925

Elettrificazione (a 600 V cc) della linea tramviaria Milano-Desio nel tratto fino a Niguarda, in sostituzione della vecchia trazione a vapore che funzionava da quasi 50 anni con materiali ed armamento ormai in sfacelo. L’elettrificazione arriverà a Desio (e quindi passa da Cusano) il 14 agosto 1926, a Seregno il 15 marzo 1929, a Giussano e Carate il 28 ottobre  1936.

 

1926

Su proposta di Ercole Masera, segretario politico della sezione locale del PNF e prossimo primo podestà di Cusano Milanino, viene rinnovato lo stemma comunale: in un quadrante  viene collocato l’immancabile fascio littorio, ma in un altro trova posto un fascio di spighe d’oro, simbolo dell’Unione Cooperativa, a testimonianza dell’importanza dell’iniziativa del Milanino.

 

1926

Il comune di Cusano Milanino, per iniziativa del sindaco Masera, si aggrega a Desio con una partecipazione finanziaria per la costruzione dell’ospedale.

 

22 gennaio 1926

La Società Anonima Milanino presenta il progetto predisposto dagli ingg. Magnani e Rondoni per l’ampliamento dell’edificio dell’acquedotto, con la costruzione di un altro piano fuori terra con l’appartamento per il custode e della torre, destinata a contenere il serbatoio di scorta in cemento armato. La torre con le sue decorazioni liberty, le ampie vetrate e la sua eleganza semplice, è diventata un simbolo non solo del Milanino ma dell’intera città.

 

28 luglio 1926

A seguito della legge di riforma che abolisce il Consiglio Comunale, la Giunta ed il Sindaco, il commissario Carnevali passa le consegne al primo Regio Podestà nominato con decreto del 8 luglio 1926, il Cav. Dott. Ercole Masera, segretario politico della sezione locale del PNF.

 

2 ottobre 1926

La chiesa di Milanino è eretta a parrocchia dal Card. Tosi. A causa però del contenzioso con lo stato circa la proprietà della Cripta, della canonica e del terreno, la parrocchia non è ufficialmente riconosciuta ed il parroco non può ancora fregiarsi del titolo, ma continua ad essere chiamato Delegato Arcivescovile.

 

1926

Il Podestà di Cusano, E. Masera, riesce a coinvolgere l’Amministrazione Provinciale in un consorzio di comuni che immettono acque di rifiuto nel Seveso: è costituito il Consorzio del Seveso. Come intervento provvisorio per limitare il puzzo delle acque, già allora insopportabile, sono periodicamente immessi trenta centimetri di acqua prelevati dal canale Villoresi: l’intervento è giudicato soddisfacente. Per il resto il consorzio degli inquinatori non riesce ad adottare nessun provvedimento efficace.

 

15 dicembre 1926

Il Comm. Ing. Giovanni Masera, padre di Ercole ed ex ingegnere capo del Comune di Milano, presenta in comune un piano regolatore d’ampliamento elaborato a proprie spese. Il piano prevede vincoli per il Milanino volti a evitare “ … eventuali tendenze eccessivamente speculative che potrebbero pregiudicare i concetti largamente decorosi che presiedettero al suo impianto in Milanino e Regina Elena”. Contrariamente alle richieste della Società Anonima Milanino, il piano non prevede lotti destinati ad artigiani o piccole industrie.

 

1927

Il progetto per il Nuovo Piano Regolatore di Milano (arch. Portaluppi e Ing. Semenza, vincitori del concorso nazionale lanciato l’anno prima) propone una cintura verde intorno alla città per limitarne l’espansione edilizia. Caldeggia anche l’idea di demolire il vecchio per ricostruire con maggiore volumetria ed espansione in altezza.

 

6 giugno 1927

L’Ufficio del Genio Civile di Monza approva il piano Masera proponendo l’allargamento della Via Vallassina a Nord di Via Cooperazione e chiedendo al Comune la predisposizione di un nuovo regolamento edilizio.

 

17 settembre 1927

Rettifica del Piano Regolatore di Ampliamento (piano Masera) per includere le richieste del Genio Civile.

 

10 Ottobre 1927

Approvazione del piano Masera da parte della Prefettura di Milano.

 

17 Novembre 1927

Il Consiglio comunale di Cusano respinge come infondata l’opposizione (l’osservazione, diremmo oggi) presentata dalla Società Anonima Milanino (l’unica presentata) circa suoi presunti diritti lesi dal nuovo piano regolatore.

dal 1928

1928

A Milanino sono in funzione i campi da tennis (club sportivo privato).

 

11 aprile 1928

Approvazione del Piano Regolatore d’Ampliamento da parte della Giunta Amministrativa Provinciale.

 

luglio 1928

A soli 43 anni, muore don Gioacchino Antonini, primo parroco di Milanino.

 

settembre 1928

Don Emilio Tacchi è nominato parroco di Milanino. Don Tacchi era nato a Lonate Pozzolo (Varese) nel 1886 ed era stato ordinato sacerdote il 7 luglio 1912. Era stato coadiutore a Besate ed a Crescenzago.

 

 

12 ottobre 1928.

Don Emilio Tacchi, nuovo parroco incaricato, arriva a Milanino. Il primo impatto è decisamente negativo sia per l’ambiente desolato che per la scarsità di fedeli. Per raggiungere la chiesa e la canonica Don Emilio dovette a fatica aprirsi il varco attraverso una rigogliosa vegetazione d’erbe selvatiche. Ricordiamo che a quel tempo gli ultimi edifici di Milanino erano all’altezza delle vie Previdenza e Benessere: dopo c’era solo la chiesa. Constatata la quasi nulla partecipazione di fedeli alle SS. Quarantore, don Emilio avrebbe voluto lasciare immediatamente Milanino, rinunciando all’incarico.

Mons. Rossi, Vicario Generale, faticò non poco per convincerlo “perché rimanesse e lavorasse ad irrobustire, a far viva, ad impiantare la vera fede … come si fa nelle terre selvagge”.

Don Emilio iniziò subito, a sue spese, l’ingrandimento della cripta “facendo lui stesso da ingegnere, architetto, muratore e magüt”.

 

1929

Grazie ad una legge che consentiva l’espropriazione del terreno e consistenti esoneri fiscali per realizzare strutture di pubblica utilità, inizia finalmente la costruzione dello Stadio Comunale, all’epoca denominato “Campo Littorio”. Attorno al campo di calcio, le cui misure (m 100 x 60) erano tali da consentire anche gare nazionali, si sviluppava la pista d’atletica larga 5 m. A causa della deviazione della tramvia elettrica per raggiungere Piazza Magnolie, il campo non era più posizionato sulla Vallassina come previsto nei primi progetti, ma su via delle Rose.  L’ingresso era all’angolo tra via delle Rose e via Ginestra.

 

1929

Liquidazione totale, ad opera di un commissario governativo, di quello che resta dell’Unione Cooperativa. Il palazzo della sede principale in Via Meravigli ed i punti vendita di vestiario sono ceduti ad una ditta privata, gli spacci alimentari sono incorporati nell’Azienda Consorziale dei Consumi del Comune di Milano, anch’essa in non floride condizioni. Viene creato un nuovo ente, l’Unione Cooperativa Milanese dei Consumi, che dopo qualche anno di equilibrismi contabili, viene posta in liquidazione coatta all’inizio del 1935.

Il 26 gennaio 1930 La Libertà, un giornale edito a Parigi nei circoli dei fuoriusciti italiani, riporta la notizia della liquidazione. I commenti sono espliciti:

“L’Unione Cooperativa, il grande istituto fondato da Luigi Buffoli, quello che con l’Alleanza Cooperativa di Torino, era conosciuto all’estero come il più possente organismo cooperativo italiano, cessa di esistere. … L’Unione Cooperativa, una gloria milanese, celebre in tutto il mondo,  fu. I fascisti l’hanno divorata viva in pochi anni”.

 

1929

Sulla linea Milano-Erba-Asso delle Ferrovie Nord entrano in servizio i primi locomotori elettrici, in sostituzione delle vecchie vaporiere. I lavori di elettrificazione della linea erano iniziati l’anno prima. Come spesso in questi casi, c’è chi saluta il progresso che avanza e c’è anche chi racconta con nostalgia di un passato che muore.

 

2 ottobre 1929

E’ la data di un rapporto redatto dal Sig. Piccioni (un abitante di Milanino) per il dott. Perini, il consigliere incaricato dal prefetto di dirimere il contenzioso in corso da tempo tra gli abitanti di Milanino, la Società Anonima Milanino ed il Comune circa la manutenzione di servizi pubblici a Milanino. Il rapporto riassume una situazione di grave degrado delle strade invase dall’erba, dei marciapiedi dai cordoli largamente sconnessi, dei tombini per la raccolta delle acque piovane ormai intasati, delle alberature e del verde nel più totale abbandono. In effetti, la manutenzione delle strade, già ritenuta insoddisfacente durante la guerra e subito dopo, dal 1923 era stata completamente abbandonata dalla Società Anonima che adduceva cavilli giuridici. Numerose cause giudiziarie erano in corso da anni da parte di alcuni cittadini contro di essa ed erano già state emesse alcune sentenze di condanna della Società Anonima. Il memoriale segnala anche l’assoluta contrarietà degli abitanti di Milanino alle proposte della Società Anonima espresse nelle planimetrie presentate: vengono dati per presenti realizzazioni e servizi solo progettati, vengono individuati lotti per la piccola industria, viene ridotta la sezione di molte strade. Queste proposte sono respinte perché speculative e troppo difformi dal piano originale del Buffoli sulla base del quale essi avevano investito.

 

1930

La Reale Soprintendenza all’arte Medievale e Moderna delle Province Lombarde boccia il Piano Masera proposto dal comune di Cusano Milanino, formulando molte osservazioni sulla rete stradale (non coordinata con i comuni confinanti), sulla mancata sistemazione del Seveso con giardini e viali alberati, sulla mancata tutela dei 4 platani del santuario sulla Vallassina. Per il Milanino raccomanda la cessione al comune dei servizi e delle strade, una migliore tracciatura delle strade in direzione est-ovest ed il coordinamento per l’espansione a Nord del Milanino ed a Sud di Regina Elena.

Nel rapporto, la Soprintendenza usa il termine Comasinella per la direttrice Via Zucchi-Via Manzoni ed il termine Comasina per la Vallassina. Il primo era diffusamente usato, mentre il secondo appare scorretto, essendo normalmente denominata Comasina la ex SS 35 dei Giovi.

 

1930

Luigi Ferni, primo capitano della squadra di calcio Milanino F.B.C. del 1913 (era in campo nella partita inaugurale del dicembre 1913; un suo fratello era il portiere) ed ora segretario politico delle locale sezione del PNF, riprende la attività della squadra (di fatto ferma dal 1923) con il nuovo nome di Unione Sportiva Cusano Milanino. I programmi del regime riservano allo sport un ruolo importante per la propaganda dei nuovi ideali.

 

9 dicembre 1930

A chiusura di un contenzioso in corso da anni tra il Comune, la Società Anonima Milanino ed i proprietari dei lotti, una convenzione, alla cui messa a punto ha lavorato a lungo il dott. Cesare Perini incaricato dal Prefetto, assegna al comune “la piena disponibilità e l’effettivo possesso” delle strade, degli impianti di fognatura e del relativo esercizio. Il comune diventa quindi unico responsabile della manutenzione delle strade e del verde, di fatto abbandonata da molti anni. Viene ceduto gratuitamente al comune anche il ramo di fognatura che percorreva gran parte di Viale Vittorio Emanuele II (ora via Matteotti) e tutta la via Alemanni. Per alcuni anni, la Società Anonima dovrà versare un contributo in denaro per concorrere alle spese. Gli abitanti di Milanino sperano così si cominci a porre rimedio allo stato di deplorevole abbandono cui la città giardino era ridotta per la mancata manutenzione delle strade, dei tombini e delle alberature, di fatto già carente negli ultimi anni della Unione Cooperativa e del tutto abbandonata dalla Società Anonima Milanino.

 

1931

Milanino “un’interessante città giardino, abitata in prevalenza da impiegati e piccoli professionisti” come recita la didascalia, si guadagna una citazione fotografica sul volume illustrato dedicato alla Lombardia della serie Attraverso l’Italia. La fotografia aerea mostra lo sviluppo del Milanino all’inizio degli anni trenta: è ancora limitato all’incirca alla sola zona della prima lottizzazione, ben separato da Regina Elena; ci sono il campo sportivo ed i campi da tennis; il tramway per Carate ha già lasciato la Vallassina e passa da piazza Magnolie; la Torre dell’Acquedotto svetta al centro di Viale Buffoli; isolate là in fondo la Cripta e la Canonica; via Ippocastani, già tracciata ed alberata fino a via Unione, nella parte a nord compie un quarto di cerchio attorno a Piazza Magnolie e si sviluppa per intero in aperta campagna (solo 4 lotti sono già edificati ad est di Via Fiordaliso-Via Concordia).

Interessante anche notare la realizzazione di quello che in qualche planimetria era denominato Foro Principe Umberto: all’incrocio tra via Unione e via Margherita una grande piazza verde (sembra anche di riconoscere la formazione di un boschetto in rilievo); tutto attorno, delimitato da una strada circolare alberata, in corrispondenza delle attuali via Orchidee e via E. Toti, un vasto giardino che, nella metà a Nord di Via Unione, è fittamente piantumato. A Nord del Foro, via Margherita è un bel viale alberato, a Sud l’attuale via Petrarca si presenta come un doppio viale con doppia alberatura e giardino interno, solo di poco più stretto di Viale Buffoli. All’altro capo del viale, dal bel tondo di Piazza Magnolie si dipartono a raggiera ben sei strade tutte alberate, anche se tre di esse sono solo abbozzate e dopo poche decine di metri si perdono nei campi. La foto ci mostra la potenza del progetto del Viale Buffoli come asse della città giardino. Peccato che in seguito non solo il progetto non sia stato completato, ma si sia cancellato anche quanto già fatto. Oggi il giardino all’interno dell’allora Foro Principe Umberto è un’area a parco ed ospita una scuola materna (un edificio basso con ampio giardino) nei tre quarti in territorio di Cinisello Balsamo, mentre è stata fittamente edificata (riempita, verrebbe da dire) con casette addossate una all’altra nell’unico quarto in territorio di Milanino. Solo su una porzione di Via Toti platani maestosi ricordano l’antico progetto. Via Petrarca non ha più nulla di monumentale.

 

4 maggio 1931

Il tram arriva nel cuore di Milanino: viene aperta al servizio la diramazione per Milanino della tramvia Milano-Desio-Carate. Percorre via Cooperazione fino al capolinea, davanti al Palazzo dell’Unione Cooperativa.  Molti anni dopo i progetti della tramvia sospesa, Milanino ha finalmente un regolare servizio di tram che la collega con Milano. Secondo l’Ansaloni (op.cit) dobbiamo tutto, ancora una volta, all’inarrestabile dinamismo del podestà E. Masera, lui solo, che seppe, convincere la società che aveva l’esercizio della linea e quella che forniva l’energia, e sistemò la strada abbattendo anche una casa che non consentiva i binari rettilinei. Di uomini così, a volte si sente quasi la mancanza!

 

15 novembre 1931

Inaugurazione ufficiale dello Stadio Littorio a Milanino, completato definitivamente con le recinzioni. La partita è tra U.S. Cusano Milanino e Brown Boveri nel campionato regionale di 1° categoria e si conclude con una vittoria degli ospiti (0-2).

 

1932

Grazie all’instancabile attivismo del Podestà E. Masera, a Cusano è installata una centralina con il nuovo macchinario per la selezione telefonica automatica a servizio di tutti i comuni della zona.

 

18 marzo 1932

Descrizione dettagliata delle strade del Milanino, redatta dall’Ing. Paolo Zanelli per la “Consegna delle strade al Comune”: testimonia il degrado della viabilità, delle piante ornamentali, dei cespugli e dei boschetti che ornavano il villaggio-giardino. La mancata cura per un così lungo tempo (circa dieci anni) della parte pubblica del villaggio è senz’altro una delle cause del mancato sviluppo del quartiere come dai progetti originari.

gennaio 2019- gma

bottom of page