Milanino – propaganda pei villaggi giardino e sobborghi in Italia il titolo che campeggia a tutta pagina. 4 facciate in grande formato (cm 40 x 60 circa) con un unico lungo articolo a firma Luigi Buffoli che presenta la summa di quanto è stato pubblicato al momento sul tema.
Buffoli inizia ricordando che nell’aprile 1907, per festeggiare degnamente il primo ventennio di successi dell’Unione Cooperativa, il consiglio direttivo decise di attuare una delle previsioni dello statuto finora trascurate, quella cioè di fornire a soci e non soci anche l’abitazione. Le conclusioni del congresso di Londra di quell'estate furono unanimi: l’unica soluzione “nel senso morale, igienico, economico” è quella dei villaggi fuori città dove i terreni costano meno.
Nell’occasione si visitò quanto già realizzato. A partire dalle Rowton Houses per uomini soli, sul cui esempio a Milano l’Unione Cooperativa costruì ‘Albergo Popolare e il Dormitorio Popolare, il cui successo dopo dieci anni è innegabile. Poi la Garden City di Letchworth a 56 km da Londra (dal 1903 già si costruirono 1200 casette), destinata ad attrarre abitanti fuori dalla città troppo affollata. Nel nuovo sobborgo di Sheffield, in costruzione fuori dalla città “affumicata dalle innumerevoli fabbriche di rasoi, temperini e forbici”, si visitò l’esposizione delle prime 42 casette modello, con alloggi singoli riuniti in gruppi di 2, 3 o 4.
A Port Sunlight il villaggio giardino realizzato dalla fabbrica di saponi Lever dimostra con le sue sorprendenti statistiche sulla mortalità e morbilità la superiorità in termini igienici degli spazi liberi e delle abitazioni disseminate. “Diligenti studi [mostrano che] i figli degli operai di Port Sunlight raggiungono, a eguale età, maggior altezza e maggior peso dei figli delle classi ricche abitanti nelle città”.
Le casette inglesi, invidiabili per la pulitezza e l’eleganza, oltre che molto economiche come costruzione e quindi come pigioni, da noi non vanno bene perché troppo piccole e dai muri troppo sottili: non hanno bisogno di difendersi dal caldo e per il freddo hanno il carbone che costa pochissimo. Invidiabile e senz’altro da imitare il fatto che “ognuna costituisce un solo alloggio, cioè un nido dove la famiglia vive igienicamente e moralmente meglio che nei grandi caseggiati”.
Un altro mirabile esempio di villaggio giardino si trova a Bourneville, fuori Birmingham. Costruito da George Cadbury per gli operai della sua fabbrica di cioccolato, “è in una situazione ondulata, ricca di alberi secolari ove si gode la tranquillità, la purezza dell’aria, la visione di fiori il senso di benessere e il riposo che prolungano la vita, preservandola dai pericoli che corre quando la si passa costantemente ove ferve il movimento, ove l’aria è impregnata di miasmi, ove la vista è chiusa fra i muri, ove i sensi provano affanno e ove il lavoro logora”.
Sulla base degli esempi inglesi, il consiglio e l’assemblea dei soci approvarono il progetto di massima per sobborgo giardino. La scelta dei terreni da acquistare richiese quasi un anno (fuori città ma non troppo, prezzo accessibile, disponibilità di almeno un milione di mq). Nel frattempo, in un secondo viaggio di studio in Inghilterra da parte di Ferrini e Cattaneo, si analizzò il caso dei sobborghi di Hampstead e di Ealing, villaggi giardino destinati prevalentemente alla piccola borghesia. Buffoli e Cattaneo tornarono di nuovo a Londra per un altro congresso e visitarono i villaggi di Woodlands e di Earswick presso York. In ogni occasione si ribadisce come la chiave del successo di queste iniziative sia la disponibilità di trasporti rapidi ed economici da/per la città. Buffoli riproduce una larga parte dell’intervento dell’arch. Augustin Rey di Parigi a quest’ultimo congresso, nel quale si vuole scongiurare il pericolo della “americanizzazione delle città, tendenza che le città continentali si affrettano a seguire” con la costruzione di grandi casamenti a discapito della “piccola casa, della casetta per un’unica famiglia, il nido famigliare, la cara dimora ove i bimbi nascono e crescono”. La relazione è poi un inno al ritorno alla terra, al giardino, ai fiori, alle piante, alla natura, che sola consente una vita sana e dignitosa, che sola può darci “la salute, la gioia, la felicità … nel giardino il fanciullo cresce forte, l’uomo trova il riposo, la massaia i prodotti che l’aiuteranno nella domestica economia e perciò è necessario portare quanto più è dato della vita di campagna presso la città”.
Anche in Germania si stanno diffondendo i villaggi-giardino. Per limitarsi a quelli da lui visitati, Buffoli cita Zehlendorf, Grunewald, Dahalem. Parla di Essen, il villaggio della Krupp, che donò all’Unione cooperativa tre volumi con i modelli delle case. Amburgo e Francoforte sono quotidianamente raggiunte da decine di migliaia di pendolari che vivono fuori città. Analoghe iniziative sorgono in Francia e in Belgio.
Per il Milanino alla fine si scelsero i terreni di Cusano Sul Seveso, a 10 km da Piazza del Duomo. “La località è salubre e bella … l’acqua è buona e buona è anche la terra per la coltivazione, cioè pei giardini e gli orti che saranno annessi a ciascuna abitazione e potranno dare i vantaggi economici, igienici e morali … La brava massaia, che consideri quanto possa convenire l’avere frutta, verdura, polli e uova fresche a buon mercato, certamente andrà volentieri a Milanino”. Per il collegamento con la città, oggi inadeguato, è già pronto il progetto per una ferrovia elettrica sospesa in grado di correre a 120 km l’ora, che raggiungerà il centro in 5 o 6 minuti. Nell’attesa, la società inglese che gestisce il servizio a vapore da Porta Volta a Desio e a Monza ha già messo in servizio “una macchina nuova e forte denominata Milanino”. Per render economica la costruzione, si sta valutando la proposta di Edison, da New York, che prevede la posa di forme in ferro entro le quali in 12 ore si cola l’impasto di sabbia, ghiaia e cemento. Dopo 6 giorni si tolgono le armature e dopo altri 6 giorni la casa sarà abitabile. A Milano già si realizzarono alcuni edifici con blocchetti di cemento cavi, il metodo del capomastro Bianchi, che valuta nel 20% il risparmio rispetto ai metodi di costruzione tradizionali.
Il piano regolatore del Milanino, redatto dall’Ing. Ferrini, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Milano, prevede circa 300-350 mila mq di strade, piazze, giardini e campi da gioco pubblici, lasciando quasi un milione di mq per le abitazioni, che, considerando una media di 500 mq per lotto, si stimano in 2000 casette. “La popolazione alla quale si vorrebbe che il villaggio fosse particolarmente destinato, sarebbe quella costituita dalla classe media – impiegati, professionisti ed affini – poiché alla classe operaia sono e saranno particolarmente destinati i grandi quartieri dell’Ente Autonomo, dell’Umanitaria e di altre istituzioni; però anche gli operai, come i benestanti, nel Milanino saranno accolti ben volentieri”.
Milanino si farà “è ormai certo”. Non si sono ancora fissati i prezzi di vendita dei lotti (si raccolgono prenotazioni) perché sono ancora in corso di definizione i costi dei servizi che l’Unione Cooperativa realizzerà. Due obblighi sono però già definiti: che si provveda alla costruzione entro un dato tempo dall'acquisto e che la casa non occupi più di 1/3 del lotto destinando il resto a orti e giardini. L’Unione Cooperativa cederà i terreni sia “a pronti che in ammortamento” a privati e a società cooperative ma “per impedire la speculazione nella rivendita e negli affitti delle case, la maggior parte del territorio sarà data alla Cooperativa degli Inquilini di Milanino destinata a funzionare come calmiere dei prezzi delle pigioni… la Cooperativa fonderà un quartiere le cui case saranno di comproprietà di tutti gli abitanti”.
Sottoscrivere le azioni di questa cooperativa, anche per chi non ha l’intenzione di venire ad abitare a Milanino, non sarà una speculazione redditizia ma certo un buon affare dato che “l’impiego di capitali negli stabili è sempre stato e sempre sarà il meno aleatorio, il più sicuro”.
Anche altre città italiane potrebbero trarre vantaggio dalla fondazione di sobborghi-giardino. Roma innanzitutto, dove il problema dell’abitazione è drammatico, con la gente che sfrattata dagli edifici cadenti da demolire è costretta a vivere nelle grotte delle antiche mura. La Cooperativa Case e Alloggi ha già iniziato a costruire alcuni villini, ma non basta. A Brescia si sta pensando ad un villaggio “da fondarsi lungo una delle linee tramviarie elettriche provinciali già funzionanti”.
Completano il giornale l’elegante fac-simile del titolo azionario della Cooperativa Inquilini di Milanino, un articolo sul magazzino dell’Unione Cooperativa che compete alla pari con i migliori grandi magazzini delle capitali europee, Londra, Parigi, Berlino, l’invito ad associarsi all’Unione Cooperativa, la pubblicità per l’Albergo Popolare e per il Ristorante dell’Unione Cooperativa.