L’articolo, a firma Piero Murra, il direttore della rivista, inizia citando le esperienze inglesi di Città Giardino. Curiosamente però non si riferisce al testo di Howard, bensì a un articolo di un autore francese comparso su la Revue Economique International. I principi fondamentali sono due: la fuoriuscita dell’industria dalla città, in modo che la città diventi più sana e meno costosa, ed il controllo della comunità sul suolo in modo da evitare la speculazione. Relativamente alle realizzazioni in Italia, solo a Milano si è fatto qualcosa, come ad esempio al Quartiere Regina Elena al Milanino. In pochi mesi la Garden City progettata da Nagas, Eigenmann &C è divenuta realtà. Sono già stati venduti 45 lotti. “Dove prima erano distese di ortaglie, capanni di contadini [oggi troviamo] strade viali, palazzine e ville”. La comunicazione con la città è assicurata, in 20 minuti, dalla Ferrovia Nord e dalle tramvie Milano-Carate e Milano-Monza. Il progetto di una ferrovia elettrica sopraelevata, che sarà presto realizzata, prevede un collegamento molto più rapido: un treno ogni 15 minuti porterà in centro in soli 5 minuti.
A corredo dell’articolo sono presentati un buon numero di progetti di ville o villini dei quali l’ufficio tecnico in loco potrà curare direttamente la costruzione “con notevoli vantaggi di economia”.