Continua il resoconto sul congresso di Vienna sulle Abitazioni Popolari. Dopo gli articoli relativi al credito e agli aspetti fiscali, in questo articolo Antonio Maffi riferisce sulla sessione relativa alla tipologia edilizia più adatta. Lamenta che le relazioni ed il dibattito siano stati “sentimentali”, piuttosto che tecnici, cosa che “nel 1910 doveva ritenersi superflua”. “Chi non conosce oramai la prevalenza morale e igienica delle abitazioni a cottages?”. Bisognerebbe discutere di come “attenuarne il costo, equiparandolo al costo delle abitazioni multiple del grande fabbricato”. L’unica relazione che si è avvicinata al nocciolo del problema è quella dell’ing. Ferrini, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Milano [e autore del piano urbanistico del Milanino. NdR]. Gli elementi indicati da Ferrini sono piani regolatori che propongano numerose strade di maggior estensione, anche se non larghe, a discapito di poche strade ampie e corte, regolamenti edilizi che rendano meno onerosa la fabbricazione di casette isolate, mezzi di trasporto per uscire più facilmente dalla città, studio di nuovi metodi costruttivi. Sono solo indicazioni, commenta Maffi, quindi il tema è ancora aperto anche per i prossimi congressi. Al temine Maffi svela il suo pensiero: la tecnica inventerà nuove soluzioni, i comuni realizzeranno linee di trasporti veloci, ma “di altrettanto le iniziative convergenti alla creazione delle Città Giardino saranno paralizzate dal rialzo nel valore delle aree”. Quindi “come a tutela del pubblico interesse viene circoscritto il diritto di proprietà privata coll’istituto giuridico della espropriazione per ragioni di pubblica utilità, così non deve sembrare un assurdo per determinate zone l’interdizione della speculazione sulle aree”.