Dopo aver ricordato i recenti congressi di Londra e di Milano sulle case popolari, l’articolo riassume i principali interventi necessari:
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Incremento dei mezzi di trasporto per favorire l’uscita dalle città
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Applicazione rigorosa dei regolamenti di igiene
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Organizzazione del credito e agevolazioni fiscali
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Piani regolatori “con strade larghe e alberate, abbondanza di spazi aperti, giardini e parchi”.
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Risanamento dei quartieri insalubri e ricostruzione
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Acquisto di aree da parte dei comuni per costruzione diretta o cessione per case popolari
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Tasse che impediscano la speculazione sui terreni
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Creazione di sobborghi giardino che favoriscano l’uscita dalla città pur mantenendo in città lavoro ed affari.
Pur essendo necessaria l’azione diretta dei comuni o dello stato, la soluzione effettiva può venire solo favorendo l’iniziativa privata, soprattutto nella forma cooperativa. Esempi efficaci, pur “con indirizzi e metodi distinti” ci vengono dall’Inghilterra, dalla Germania e dal Belgio.
In Inghilterra prevale l’iniziativa privata favorita da leggi e provvedimenti governativi. In pochi anni, dieci società filantropiche hanno costruito alloggi per 125.000 persone solo a Londra, 413 Società Cooperative hanno realizzato 50.000 alloggi nel Regno Unito, le Società in Compartecipazione hanno costruito 4.000 case, circa 2000 cooperative con 600.000 soci finanziano la costruzione di case.
L’Impero Germanico ha speso più di cinquanta milioni di marchi per finanziare piani per le case popolari, i Municipi hanno contribuito con piani regolatori e regolamenti edilizi, le Casse di Previdenza hanno finanziato “le società edilizie costituite confini non speculativi, le quali raggiunsero risultati veramente straordinari”.
In Belgio “piccolo paese assai progredito, ove l’agiatezza è assai più diffusa che non nelle altre nazioni”, grazie ai prestiti della Cassa di Risparmio Nazionale si è favorita la costruzione della propria casetta “da pagarsi in lungo ammortamento e a condizioni assai favorevoli di interesse”.
(continua)