Alessandro Schiavi inizia ricordando che già all’inizio e a metà dell’800 Milano soffrì una grave crisi di alloggi. Più in generale in passato le oscillazioni della popolazione in città sono state spesso molto alte. Nell’ultimo ventennio “la città piovra ha esercitato il suo fascino di attrazione” a causa dello sviluppo industriale e grazie alla facilità di trasporto che agevola l’accesso alle scuole e alle possibilità di affari e di svago. Riprendendo alcuni dati della inchiesta del 1905 del comune di Milano, pur senza citarla, conclude che “appare evidente che la popolazione di Milano, quella operaia e piccolo borghese soprattutto, é alloggiata in condizioni di assoluto disagio, incompatibili con le esigenze della più elementare igiene”. Diretta è la correlazione tra l’affollamento eccessivo e la mortalità infantile e quella generale. Il Comune e l’Umanitaria stanno costruendo case nuove “dotate di acquaio, latrina, scarico delle immondizie in locale separato, con abbondanza di luce, di aria e di acqua”. Ma il bisogno costringe ancora troppi a vivere nei “tetri covili, nell’aria mefitica e nel tanfo che vi incombe per mancanza di ventilazione, malsani e malaticci [così che] conservano nel volto un’impronta, una tinta giallognola particolare a tutti gli individui costretti a vivere nella penombra” come già descritto da un autore quasi trenta anni fa. Dall’inizio del secolo l’industria edilizia non è in grado di soddisfare il bisogno di case continuamente crescente, soprattutto nel settore di quelle più economiche da 1 a 3 locali. Ecco perché aumentano gli affitti. E allora, che fare? “Costruire e tornare ai campi”. Nel comune di Milano ci sono ben 44 milioni di mq di aree fabbricabili, di cui 750.000 di proprietà comunale. Si potrebbe rapidamente raddoppiare il numero delle case disponibili. E nei dintorni, subito fuori, vasti terreni “per la facilità di impiantare rapidi mezzi di comunicazione e trasporto, possono ospitare altrettante città a giardini in cui caro prezzo e mortalità possono essere dimezzati come nei giardini inglesi”. Ma allora perché non si costruisce? “Caro lettore, per una discussione economica e anche un po’ politica” non è questa la sede".
L’articolo, sorprendentemente moderno, è corredato da moltissime immagini per rappresentare graficamente i dati via via citati. Una mappa della collocazione di Milanino rispetto a Milano illustra la citazione della città giardino come soluzione del problema.