Ripreso dalla Revue Syndicaliste et Coopérative, si riproduce un capitolo sull'argomento tratto da un libro del Prof. F. Staudinger, eminente economista e convinto propagatore dell’ideale cooperativo in Germania.
Il valore di un capitale, in particolare dei titoli azionari scambiati in borsa, non è mai assoluto ma dipende dalla capacità di generare una rendita, quindi dal lavoro altrui. Da qui il dominio del capitale sul lavoro con gli uomini che diventano solo un mezzo per l’uso del capitale. L’azienda cooperativa invece, pur essendo per molti versi un’impresa come le altre, avvantaggia sia i suoi soci ma anche tutta la collettività, dato che tutti possono farne parte. Nell'impresa capitalista il maggior valore derivante dal lavoro è trattenuto dal capitale, mentre nella cooperativa esso è a vantaggio degli “uomini liberi e uguali, che si associano in una medesima e universale famiglia, provvedono da loro stessi ai propri bisogni e segnano liberamente i confini dei loro diritti e doveri, secondo i dettami della vera giustizia”. Quindi non deve essere scandaloso parlare di capitale e utili anche nelle cooperative, anche se “a certi cooperatori riesce difficilissimo lo sbarazzarsi della fantasmagoria che li possiede e rendersi esatto conto del carattere essenzialmente diverso che il capitale assume nel movimento cooperativo”.