L'11 giugno, in un Teatro Lirico affollato all'inverosimile, al punto che moltissimi non poterono entrare, Buffoli tenne una applauditissima conferenza. Notata la presenza del Sindaco, con la gentile consorte, e di molte personalità del modo economico e politico cittadino. La prima parte della conferenza ripropone, “ma in proporzioni assai maggiori e con aumentato corredo di proiezioni fotografiche” la relazione sulle Città-Giardino in Inghilterra che Buffoli aveva presentato all'ultimo Congresso Internazionale per le case economiche (Londra, Agosto 1907). Continua poi con dati e notizie sul problema delle abitazioni in America, Francia, Danimarca e Germania. Buffoli racconta della sua visita dello scorso dicembre a Francoforte, dove rimase colpito dal gran numero di pendolari che, in treno, raggiungono ogni mattina la città dai dintorni, “da 10, 20, e perfino 30 chilometri di distanza”. E a preferire la vita in campagna, non erano solo gli operai, spinti forse da ragioni economiche, ma anche “gli uomini d’affari, i professionisti e gli impiegati d’ambo i sessi”. Milano “di aria ne gode poca, ha alcuni quartieri tutt'altro che puliti, non abbonda di piazze, giardini e viali, ed ha le sue strade generalmente assai strette”. E’ una città da cui si fugge non appena arriva la primavera, per tornarvi ad autunno inoltrato. “Se a 5, 15, 20 chilometri da Milano sorgesse un villaggio tutto nuovo, modernamente costruito, con case e casette utilizzabili tutto l’anno e costituente un ambiente di prim'ordine, pare a me che il villaggio stesso verrebbe ben presto riempito d’abitanti”. Il Milanino sorgerà a non più di 15 chilometri dal centro città, nella zona a Nord, considerando in primis la disponibilità di collegamenti rapidi con la città o il loro impianto o potenziamento nel caso non ci siano o siano inadeguati. Circa la forma legale per la realizzazione del progetto Buffoli illustra la sua idea di una “società anomina nella forma e cooperativa nella sostanza”, con un limite al 5% sul dividendo massimo per le azioni. L’impegno diretto dell’Unione Cooperativa coi suoi 15.000 cooperatori, che congiuntamente conferiscono il primo milione di capitale, e le singole adesioni di un gran numero di soci della stessa, costituiranno “l’elemento cooperativo che impedirà al nuovo sodalizio di intinger nella speculazione”. Al contrario una Cooperativa o un Ente Autonomo avrebbero sì alcuni vantaggi (facilitazioni sui tassi, agevolazioni fiscali sia erariali che provinciali e comunali) che però sarebbero annullati dai vincoli imposti, ad esempio sulla possibilità di ridistribuire ai soci il reddito conseguente all'aumento di valore dei terreni. Queste restrizioni “ostacolerebbero la libertà d’azione dell’istituto che si vuol creare e riserverebbero l’occupazione del Milanino alla classe operaia ed alla piccola borghesia; quando invece accogliendovi anche i benestanti, questi vi farebbero sorgere case e giardini ricchi, la cui esistenza abbellirebbe il villaggio, rendendolo più piacevole a tutti gli abitanti. Che anche dai benestanti, come dagli impiegati, professionisti, industriali e commercianti, il Milanino sia desiderato, risulta dal fatto che le adesioni finora pervenute sono d’uomini e signore d’ogni condizione e d’ogni fede”.