Luigi Buffoli spiega e pubblicizza la sua iniziativa tesa a coinvolgere la Banca Popolare di Milano nel settore dell’edilizia popolare. Per il problema del rincaro degli affitti non c’è che una soluzione “buttare sul mercato un numero sufficiente d’abitazioni”. Gli operatori al momento sul mercato (la Cooperativa Case ed Alloggi, la Società Edificatrice di Case per Operai, la Società Edificatrice di Abitazioni Operaie, l’Umanitaria, il comune stesso con le sue case popolari) non potranno mai mettere in campo gli enormi capitali necessari per realizzare un effettivo calmiere degli affitti. L’iniziativa privata, di solito non è interessata a questo tipo di edilizia e, quando lo fosse, le sue proposte non sono condivisibili. Si veda esempio il grande quartiere operaio in costruzione in Via Cenisio da parte della Sig.ra Celesia: si tratta di 7000 locali, con affitti per ora interessanti, ma gli alloggi saranno in gran parte disponibili solo fra anni e l’affitto sarà ancora quello? Inoltre non rispettano gli standard minimi dell’edilizia moderna: prevedono, infatti, una sola latrina comune ogni tre alloggi. La Banca Popolare può impegnare da subito almeno un milione di lire facendosi promotrice di una società anonima di natura cooperativa dedicata alla costruzione di case popolari. Non avrà certo problemi a finanziare anche in futuro questa attività se si pensa che oggi (dati 1905) realizza utili, a giudizio di Buffoli, “veramente eccessivi” (14,4% sul capitale versato con azioni che circolano sul mercato al doppio del loro valore nominale) ed incompatibili con la natura cooperativa della Banca, che dovrebbe distribuire ai suoi clienti gli utili oltre il 5%. Per sostenere la sua iniziativa, Buffoli cerca adesioni per convocare un’assemblea straordinaria dei soci della Banca in modo da deliberare le necessarie modifiche statutarie. Due anni dopo la Banca Popolare di Milano sarà tra i soci fondatori dell’Istituto per le Case Popolari ed Economiche.